Salve a tutti i DeBaseriani e non!
Dopo la bella esperienza di recensire un album di Hendrix, ritorno a scavare nei meandri più sconosciuto della musica Rock, cercando album ancora non recensiti su questo sito.

Questa volta ci spostiamo nella Svizzera e siamo nel 1974, nella città di Soletta nascono i Krokus. E' la prima volta che il Paese elvetico sforna una band capace (in futuro) di raggiungere la notorietà mondiale nella scena Hard & Heavy.
Tornando nel 1974, però, il loro sound è ancora ben lontano da quello che li consacrò ai fans. Due anni dopo la loro nascita, nel 1976, viene pubblicato il loro primo album omonimo composto da Chris Von Rohr voce e batteria, Tommy Kiefer chitarra, Remo Spadino basso, Hansi Droz chitarra.

Questo disco ha sonorità Prog, quasi a voler ripercorre la stessa strada che aveva reso famosi gli Yes, gli ELP e i Genesis; un album sperimentale, come tanti che ne escono in quegli anni. Sembra quasi impossibile per una giovane formazione svizzera farsi strada fra tanti gruppo Prog Rock già affermati ed infatti si può dire che la sfida la perdino, ma, a posteriori, questo rimane un disco di qualità.
Si comincia con le prime tre tracce, "Majale", "Angela Part 1" e "Energy", che sono le canzoni più immediate e, oserei dire, le più commerciale. Tutte le canzoni sono collegate fra loro, è un'opera continua da ascoltare tutta d'un fiato. E' un album ibrido, le canzoni presentano anche influenze da southern blues in stile Lynyrd Skynyrd o Grateful Dead, in alcune tracce, come "Jumpin' In", "Angela Part 1" e "Angela Part 2", sembra di ascoltare lo stile latino-americano di Carlos Santana. Il lavoro dei 4 strumentisti è ottimo, soprattutto da parte di Tommy Kiefer alla chitarra e Remo Spadino al basso.

Dopo l'intermezzo al pianoforte di "Everytime Clockworks" e la funkeggiante "Fever Dreams", si ascolta miglior canzone dell'intero disco: "Insalata Mysta"; 7 minuti di pura improvvisazione strumentale, che racchiude in se svariati generi dal Jazz (si noti in alcuni tratti l'accompagnamento alla batteria di Von Rohr) fino al Prog. L'album si chiude come aveva iniziato, con una rockeggiante "Just Like Everyday".

Comincia (con poco successo nelle vendite) così l'avventura dei Krokus, che hanno la sfortuna di esordire con album che mal si inserisce in un mercato già saturo di Prog, avranno la fortuna di poter cambiare in fretta il loro stile avvicinandosi all'Hard Rock e all'Heavy Metal. "Krokus", però, a mio parere resta un ottimo lavoro, lo consiglio soprattutto a chi ama la sperimentazione ed è alla ricerca di nuovi suoni.

Grazie per l'attenzione, un saluto ai DeLettori!

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