Con "Film Blu", il regista polacco Kieslowski inaugura nel 1993 la trilogia dei "Tre colori" (Blu, Bianco e Rosso) dedicata alla bandiera francese e ai dettami della Rivoluzione. I tre film affrontano i principi di Liberté, Egalité e Fraternité, fondamenta della civiltà europea, in chiave intima ed affettiva più che nelle implicazioni sociopolitiche, usando le tre parole d'ordine della Rivoluzione come spunti su cui sviluppare una profonda riflessione etica ed esistenziale, iniziata da Kieslowski con l'imponente opera del Decalogo.

Il "Film Blu" illustra la tematica della libertà attraverso la vicenda di Julie (Juliette Binoche), una donna che perde la figlia ed il marito, un noto musicista impegnato a comporre un "Concerto per l'unificazione dell'Europa", in un incidente dal quale lei si salva miracolosamente. Annichilita dal dolore, senza lacrime né forza nemmeno per portare a termine il proposito del suicidio, Julie sceglie la strada della solitudine totale per compiere il suo cammino di liberazione dal trauma e dalla sofferenza, possibile solo affrancandosi dai ricordi e dall'amore. Così Julie cerca di cancellare il dolore eliminando ogni traccia del suo passato: decide di vendere la sua casa, riprende il nome da ragazza, getta le bozze della composizione a cui il marito stava lavorando. "Non voglio più né proprietà né ricordi, amici, amori o legami: sono tutte trappole" dice alla madre. La donna si vuole liberare non solo dai reperti che le testimoniano una vita che non le appartiene più e dai vincoli che la intrappolano al dolore, ma da se stessa, attraverso la negazione dei propri sentimenti.

Kieslowski affida alla forza visiva delle immagini e ad una narrazione punteggiata da allusioni e simboli il compito di rappresentare le sue riflessioni, raggiungendo apici di rara intensità poetica e metafisica. Il regista non racconta le emozioni attraverso la parola; la mediazione del linguaggio è inadeguata alla volontà di comunicare in modo potente ed immediato il dolore della perdita e la reazione che ne segue. La scelta di Kieslowski è di condurre l'attenzione dello spettatore sugli oggetti, sul colore, sulla musica; parti di un quotidiano che assurgono a simboli di una mancanza, di una lacerazione. Il tema del blu - colore della malinconia - percorre tutti gli oggetti e gli ambienti in cui si muove Julie: la carta della caramella appartenente alla figlia, la lampada a gocce, l'acqua della piscina in cui Julie si ritira cercando l'oblio e una sorta di purificazione dal dolore, uno stato di insensibilità, quasi un ritorno nel grembo materno. Il blu è anche il segno visivo che indica il riemergere dei ricordi nella mente di Julie; è il colore della vita trascorsa della donna che non si può rimuovere e che riaffiora in superficie attraverso oggetti e suoni che la riecheggiano.

Il passato riappare violentemente attraverso i lampi musicali appartenenti al Concerto per l'Europa, che assalgono Julie in piscina e nel sonno. Kieslowski usa la musica come simbolo del richiamo al passato, ma anche alla vita: infatti il tentativo di Julie di negare se stessa è destinato a fallire, e il suo cammino di isolamento si trasformerà in una lenta riappropriazione di sé e dell'esistenza. Dall'esterno le giungono alcuni richiami, ai quali dapprima Julie resiste e si oppone, come alle note della composizione del marito. Nella sua scelta di fuggire dal peso dei ricordi, Julie scorge continuamente i segni dell'insistenza del passato, poiché dimenticare è un processo involontario, impossibile da decidere.

L'avvenimento decisivo per Julie sarà la scoperta che il marito aveva un'amante in attesa di un figlio da lui. La donna dovrà accettare che l'ultimo legame del marito con la vita è affidato a questa donna e al figlio che nascerà, ai quali donerà la casa in cui Julie ha vissuto con la famiglia: un gesto di abdicazione con cui si può liberare dal passato per donarlo interamente all'altra donna e al bambino. Il gesto di Julie è, allo stesso tempo, un atto di resa alla vita, che sembra scorrere attraverso le crepe di un'esistenza per crearne una nuova. La dolorosa accettazione della vita e dell'amore, nelle loro ambiguità e contraddizioni, si realizzerà nel completamento del componimento del marito e nell'abbandono all'amore di un altro uomo.

Il testo del coro del "Concerto per l'Europa" è tratto dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, in cui è scritto che l'unica virtù che sopravviverà al tempo è l'amore, qui nell'accezione di capacità di non restare indifferenti, di spinta verso il mondo e verso gli altri.

Il finale ci svela come la libertà assoluta dal ricordo e da se stessi, come quella ricercata da Julie, non sia altro che la propria negazione e illusoria; l'umano senso di sopravvivenza rende impossibile la conquista dell'indifferenza e della solitudine, perché l'uomo non può vivere senza l'altro, e la liberazione da tutto ciò che è umano non è altro che la dissoluzione dell'uomo stesso. L'amore resta comunque in antitesi con la libertà, non rasserena, portando con sé dolore e incomprensione. Lo sguardo profondamente umano di Kieslowski non offre facili consolazioni: "Film blu" non si conclude con una risposta, ma con l'incertezza di un dubbio. Il pianto catartico di Julie, che si muta infine in un sorriso, lascia l'interrogativo se sia un trionfo riuscire ad abbandonarsi all'amore e alla vita, o la registrazione dell'inesorabile sconfitta dell'uomo che non può rinunciare al sentimento né al carico di sofferenza che inevitabilmente comporta, e di cui è schiavo.

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