“Scarti insignificanti e materiale scartato. Ps: In nessun caso pubblicare dopo la mia morte. Firmato Cobain K”.

Così scrisse Kurt su una delle 108 cassette registrate da lui tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi dei ’90 e che sono state messe a disposizione di Brett Morgen, insieme a tanto altro materiale personale (diari, disegni, video), per la realizzazione del controverso documentario “Kurt Cobain: Montage of Heck” prodotto da Frances Bean Cobain.

E invece ecco qui “Montage Of Heck: The Home Recordings” Deluxe Edition. Non aspettatevi niente di simile al cofanetto “With the Lights Out”. Scodatevelo proprio.

Si tratta per lo più di collage sonori e canzoni abbozzate in momenti di vero cazzeggio che fanno anche da colonna sonora al documentario. Troviamo infatti vocine parodistiche in “Montage Of Kurt” e “Beans”, Kurt che accorda la chitarra in “Yodel Song”, una pagina triste di diario in cui Kurt racconta a voce le sue prime esperienze col sesso, la marjuana e il suicidio in “Aberdeen”, la parodia di una pubblicità in “1988 Capitol Lake Jam Commercial” e addirittura la registrazione dell’acqua che scorre e cinguettii di uccelli in “Kurt Audio Collage”. Poi, qua e là, ci hanno infilato qualche versione embrionale di canzoni celebri quali “Something in the Way",” Bean a Son” e “Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle”, o canzoni inedite come “What more I can say” e “Poison’s Gone”, così come a voler far passare questo album come testimonianza delle dinamiche del processo creativo e compositivo di Kurt. L’unica vera perla è la dolcissima cover di “And I love Her” dei Beatles dal sapore grunge che stride in mezzo alle altre tracce. Infine, l’album si chiude con “Do Re Mi (Medley)”, già pubblicata in “With the Lights Out”.

Non è esattamente un album che si presta ad un ascolto normale, non è certo da metter su in macchina mentre si va da qualche parte, o come sottofondo mentre si lavora, o da ascoltare durante una notte insonne. “Montage Of Heck: The Home Recordings” è un album per feticisti e voyeur, non per veri fans o amanti della musica in generale.

Kurt era ben consapevole della morbosità che la gente nutriva nei suoi confronti ancora prima che morisse, e un giorno si sfogò così su una pagina dei suoi diari (pubblicati anch’essi):

“Nei mesi fra l’ottobre 1991 e il dicembre ’92 ho riempito 4 quaderni con 2 anni di poesie, scritti personali e canzoni che poi sono stati rubati in momenti diversi. In più 2 nuove cassette di musica da 90 minuti ciascuna, piene di nuovi pezzi per chitarra e strofe di canzoni sono andate rovinate a causa di un incidente idraulico, e con loro 2 delle mie chitarre più care. Non sono mai stato una persona molto prolifica, perciò quando la creatività passa, passa sul serio. Mi trovo a scarabocchiare su taccuini per appunti e fogli sparsi, ma finisce che solo una minima parte dei miei scritti raggiunge una vera forma. E’ colpa mia, ma il sopruso peggiore che ho patito quest'anno non sono state né le esagerazioni dei media né i pettegolezzi da pollaio, ma la violenza ai miei pensieri personali, strappatimi durante i miei soggiorni in ospedale o nei viaggi in aereo o in albergo. Mi sento costretto a dire vaffanculo a quelli tra voi che non hanno nessun riguardo per me come persona. Mi avete violentato più di quanto potrete mai immaginare. Quindi vi dico di nuovo andate affanculo, anche se quest'espressione ormai ha perso completamente il suo significato.

Vaffanculo!

Vaffanculo.”

La cosa più triste è che stavolta dietro all’ennesima mercificazione del privato di un uomo e di un padre, prima ancora che di una rockstar, ci sia sua figlia Frances Bean.

Perdonala Kurt, non deve essere stato facile crescere con una madre come Courtney Love.

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