Questa sera vedrete un opera da straccioni. Dato che quest'opera è stata concepita con lo splendore che solo i mendicanti possono sognare deve costare quel tanto che anche un barbone può abbordare. Il titolo è “opera da 3 soldi”.

Quello che avete appena letto è il prologo che il narratore recita per introdurre il pubblico alla bella opera di Bertolt Brecht (1898-1956) musicata nel 1928 da Kurt Weill (1900-1950). L'opera da tre soldi venne rappresentata per la prima volta il 31 agosto di quell'anno presso il teatro Schiffbauerdamm di Berlino. Kurt Weill usò gli insegnamenti del maestro Alfredo Busoni e gli stili di compositori coevi per comporre una manciata di canzonacce da cabaret riunite in una sorta di musical ante literam influenzato anche dal jazz.
Come avrete capito qui non si parla nè di gioie nè di amore. La luna sopra Soho non illumina le promesse di amore eterno fatte da giovani amanti. Qui gli amanti se si promettono fede eterna saranno sconfessati dai propri atti. E la cortesia e l'ordine altro non sono che paraventi delle attività che portano l'uomo ad alzarsi la mattina: la corruzione e la ruffianeria. Tutto questo per soddisfare alcune necessità primarie: la fame, il possesso di beni e il sesso.

Brecht dipinge insomma una storia in cui l'amico tradisce l'amico, il marito tradisce la moglie e l'amante tradisce il marito che ha tradito la moglie. Insomma la vecchia commedia umana... Beh tutto questo giustifica la censura nazista che bollò quest'opera “Musica degenerata” ? Certo che no! Niente e nessuno potrebbe... L'overtoure dell'opera presenta due temi. Il primo è suonato forte e con un incedere pesante, quasi fosse la marcia di un esercito di dragoni. Il secondo è più sommesso ma non meno minaccioso; ti striscia attorno e ti lusinga ma poi quando torna il primo tema si rivela per la serpe velenosa che è...
Weill qui sembra dire che il pericolo si può presentare in maniera evidente o sotto mentite spoglie. Sotto mentite spoglie come nel caso di Mac Heath, l'antieroe della storia. Preso a prestito dalla “Beggar's opera” di John Gay a cui Brecht si ispirò, Mac veste e si comporta in maniera elegante e possiede carisma e scaltrezza. Weill ce lo presenta attraverso il suo Moritat.

Il Moritat è un canto in suffragio di un caro estinto; ma Mac non è per niente morto, è anzi in splendida forma tant'è che il testo di “Moritat von Mackie Messer” conosciuto anche come “Mack the knife”, paragona il suo coltello alle fauci di uno squalo. Questa è una delle melodie più fortunate di Kurt Weill insieme ad “Alabama song” e anche una delle più orecchiabili. Mentre la si ascolta par di vedere Mackie che la fischietta con nonchalance, facendosi largo in mezzo alla folla radunatasi attorno a Jenny Towler, stesa esanime sul marciapiede con l'occhio vitreo e uno squarcio sul petto... Per altro in questa versione dell'opera, Max Raabe della Palastorchester (se viene a suonare dalle vostre parti vi consiglio caldamente di andarla a sentire) da campione del dandismo qual'è, si cala perfettamente nella parte...

Il corale mattutino dei Peachum (“Die Morgenchoral des Peachum”) ci presenta un paio di personaggi piuttosto laidi: Mr e Mrs Peachum appunto. Questi due dirigono una simpatica ditta che ha al proprio servizio tutti i mendicanti di Londra; gente che per esercitare la propria professione è costretta a versare la maggior parte dei proventi ai coniugi Peachum. Di buon ora Johnathan Geremiah e Celia Peachum, accompagnati da un organo triste e derelitto, svegliano i loschi figuri cui sono a capo dicendo: “Tradite vostro fratello, anime rozze, e voi, sorci maledetti, vendete colei che vi mise al mondo. Credete che quello del signore sia solo uno scherzo... Il suo giudizio vi punirà...
E se il buon giorno si vede dal mattino... Ancora non sanno quei due che la loro unica figlia, Polly, è stata sedotta e in quattro e quatr'otto portata all'altare dal più pericoloso brigante di Londra. Quando lo scoprono, credendola degna di ben altro partito, mandano lo sceriffo Tiger Brown a far giustizia. Mr e Mrs Peachum conoscono gli altarini del loro genero; ma anche Tiger Brown ne è a conoscenza... Che diamine, Tiger e Mac sono complici...

Così lo sceriffo giunto agli sponsali di Mac e Polly rende loro omaggio e rinnova un antica amicizia cantando con Mac la “canzone del Cannone” (“Das Kannonen Lied”). Introduzione frenetica e marziale di trombe, tromboni e pifferi che sparano note come proiettili e poi giù a ricordare i camerati dell'esercito della corona di stanza in India. Mackie viene poi messo a parte da Tiger Brown del pericolo che corre e deve fuggire. I due sposi si lasciano sotto una luna che stavolta pare davvero benigna a sentire le note languide di “Melodram” e “Pollys lied”; brani che se non fossero tipicamente Weilliani potrebbero far pensare al Satie di “Gimnopedie”.
Ma il canto di Polly è triste e la luna mentitrice. Mrs Peachum da donna navigata qual'è canta la canzone dell'ossessione sessuale. (“Ballade von der sexuellen Horigkeit”). In questa versione Nina Hagen è una Celia Peachim impareggiabile; canta questa canzone in modo volutamente rauco e sgraziato. Pare davvero una vecchia peccatrice frustrata che, non potendo più attrarre qualche bel giovane, se la prende con la viziosa virilità di Mackie. Ritroveremo infatti Mac non al sicuro in qualche rifugio ma nel letto di Jenny delle spelonche.

Jenny sa che tutta la città è sulle tracce di Mac e avendolo nel letto avverte Mr Peachum. L'arresto è la logica conseguenza. Straordinario il duetto tra Mac e Jenny dal titolo “Zuhalter ballade” (ballata dell'immoralità). Su un tango sensuale e struggente, ognuno dal proprio punto di vista, i due raccontano il tempo lontano della loro collaborazione. Anni addietro Mac era il protettore di Jenny e vivevano assieme in una bettola. Mac si toglieva di torno quando arrivava un cliente e Jenny prendeva le botte se non c'erano soldi. Entrambi concludono che erano bei tempi. Straziante il tema suonato dal clarinetto che fa da intermezzo alle strofe. Allude all'immoralità praticata per sfuggire alla miseria.
I sogghigni del saxofono che si sentono in sottofondo paiono invece gli sberleffi rivolti dalla gente “per bene” alle donne di malaffare. Mac riuscirà a fuggire dal carcere ma per finire di nuovo fra le braccia di una prostituta: Suky Towdry. Nuovo tradimento e nuovo arresto. Jenny canta allora una nenia accompagnata da un tetro organetto (“Salomon's song”) che paragona Mackie a Cesare per la smania di possesso e potere, e contrappone entrambi al saggio Salomone il quale sapeva che tutto è vano. Fortunato chi sa controllare i propri istinti, dice Jenny. E sono proprio gli istinti che hanno portato Mac alla pena capitale. Che però non avverrà mai.

Quando Mac ha il cappio al collo... A proposito, non so perchè ma immaginare Max Raabe alla forca mi fa morir dal ridere... Forse chi conosce il personaggio capirà... Dicevo, quando Mackie ha il cappio al collo, Tiger Brown diventa messo regale e con un cavallo bianco irrompe sulla scena portando la grazia per il condannato. La regina in persona la concede poco prima dell'incoronazione. A Mac verranno concessi anche il titolo di baronetto e una cospicua pensione.
In un finale reso pomposo dal fragore della musica Weilliana tutti i personaggi sorridono del lieto evento ma Mr Peachum avverte il pubblico che queste cose avvengono solo in teatro. Nella vita vera se hai il cappio al collo non c'è nessuna grazia dell'ultimo momento.

Nella vita vera si muore e basta...

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