"Temper"... Poteva forse intitolarsi diversamente il primo (e ultimo) album solista di Camilla Henemark, meglio nota come La Camilla? Beh, ovviamente si, ma per un personaggio come lei non poteva esserci niente di più emblematico, nel bene e nel male. Ma prima un po' di contesto: chi è Camilla Henemark? Svedese di origini nigeriane da parte di madre, classe 1964, nata il 23 ottobre, il primo giorno del segno zodiacale dello Scorpione. "Born, I was born, born with the Scorpio rising", così canta lei stessa in uno dei più "stranianti" tormentoni di "Disco Extravaganza", il primo e più sperimentale album degli Army Of Lovers; notevole anche il fatto che, tralasciando l'intro "Birds Of Prey", "Scorpio Rising" è l'ottava canzone di quel mitologico album, così come lo Scorpione è l'ottavo segno zodiacale; con Alexander Bard non c'è mai nulla di casuale. Ma lasciamo Antares e tutte le altre stelle di quella costellazione a brillare nel firmamento, e torniamo a questa creatura terrena, che più terrena di così non si può: La Camilla.

La vocalist originale degli Army Of Lovers, al fianco di Alexander Bard e J.P. Barda fin dalla prima ora, ma non solo: negli anni '90 avrebbe avuto una relazione con Carlo XVI, Re di Svezia, almeno stando a certe voci di corridoio, è apparsa come guest star nel video di "Stranger Aeons" degli Entombed (dai reali ai death-metallari, nessuno è immune al suo fascino), si è anche data alla politica; insomma, ha avuto una vita decisamente interessante... e limitata dai suoi eccessi di temperamento. Capricciosa, primadonna, inguaribile piantagrane, fu cacciata per la prima volta dagli AOL nel 1991, subito dopo "Massive Luxury Overdose", precludendosi così la possibilità di partecipare a quell'opera monumentale che fu "The Gods Of Earth And Heaven", a metà anni 2000 circa dopo l'ennesima scenata prima di un concerto Alexander Bard la sostituì senza battere ciglio con una bambola gonfiabile e, nella recente reunion (2013) per promuovere l'ennesimo greatest hits, fu nuovamente sbattuta fuori dopo una serie di feroci litigi con l'altra vocalist, la meno carismatica ma assai più affidabile Dominika Peczyski. Un temperamento da vera rockstar (con ogni probabilità amplificato dalla cocaina), genio e sregolatezza; oddio, genio poco per non dire nullo, compensato però da un carisma non comune, basta un'occhiata al video di "My Army Of Lovers" per rendersi conto sia della sua straordinaria presenza scenica che del suo stile inconfondibile come vocalist. Chissà dove sarebbe riuscita ad arrivare con un minimo di cervello, ma dopotutto il suo status di outsider (e anche outcast, a più riprese) aumenta a dismisura, almeno ai miei occhi, il suo fascino.

Dopo la sua prima cacciata dagli AOL è stato lo stesso Alexander Bard a tenerla più o meno a galla, "regalandole" nel 1992 "Everytime You Lie", (il video verrà parzialmente scopiazzato una decina di anni dopo da quella mezza tacca di Kylie Minogue, aperta e chiusa parentesi) l'unica cosa pubblicata a suo nome ad aver ottenuto un riscontro commerciale vagamente dignitoso, ma dopo qualche anno (e presumibilmente altri battibecchi) si interrompe anche questo legame: è il 1996, gli Army Of Lovers sono di fatto finiti e La Camilla vuole fare da sè, dimostrare di poter brillare anche senza il suo pigmalione, e finalmente sembra arrivare il momento del tanto agognato primo album solista: contrattino con la Sonet (una succursale svedese della Universal), recording sessions che vengono completate senza apparenti problemi, è tutto pronto per la pubblicazione, non fosse che i primi due singoli estratti vengono sostanzialmente ignorati dal pubblico e l'etichetta decide di annullare l'uscita dell'album. Dev'essere stato un brutto colpo per Camilla, che si ritrova con una carriera finita ancor prima di cominciare; personaggio difficile, bollito, troppo di nicchia, meglio puntare su qualche aspirante stellina teen-pop, più giovane, più vendibile, più malleabile. Il punto di vista della casa discografica dev'essere stato più o meno questo, e così "Temper" è diventato una rarità introvabile, una specie di Santo Graal per ogni cultore degli Army Of Lovers che si rispetti.

Copertina in bianco e nero, look sobrio e aggressivo, pettinatura afro: una svolta totale rispetto alle sgargianti mise da sacerdotessa/meretrice sfoggiate con gli Army Of Lovers, eppure i vari autori e produttori che l'hanno affiancata in quest'album hanno avuto l'accortezza di non smantellare completamente il personaggio magistralmente cucitole addosso da Alexander Bard: "Temper" è un disco de La Camilla, non di una sciacquetta puttan-pop qualsiasi, e lo si capisce subito. Il suo marchio di fabbrica sempre stato un inconfondibile recitativo arrogante e sensuale, che con il suo timbro basso e leggermente roco rende magnificamente, oltre ad aggirare l'ostacolo di un'estensione vocale limitatissima; per i ritornelli ci si affida a coretti altrui, esattamente come accadeva negli AOL. A pelle, mi immaginavo il classico europop pacchiano, stile Alcazar e dintorni, ma "Temper" è lontano anni luce da questo archetipo, tanto da non suonare per nulla come un prodotto da hit-parade: i testi, immaginifici e filosofici, talvolta anche introspettivi, mantengono un'inconfondibile impronta bardiana, e musicalmente prevale un'elettronica molto più "ambient" che dance. "Temper" è particolare, non voglio dire che sia un album raffinato ma qui si respira un'atmosfera... strana, quasi stanca, quasi sofferta; non è il sottofondo ideale per uno schiuma-party, neanche un po'.

"Free Your Mind" è sicuramente uno degli episodi cardine: propone sonorità new age semiacustiche, con esiti assai gradevoli, "sex is cracking me up on the inside, drugs are taking me down to the borderline"; Camilla si confessa, cercando di porre un po' di distanza tra sè stessa e una vita tra palco e set fotografici, ma in fondo non inganna nessuno, la sua carica sensuale viene fuori comunque, è la sua benedizione e maledizione. Poi abbiamo "Silencio", di gran lunga il più riuscito tra i tre tentativi "latineggianti" dell'album: La Camilla narra magnificamente un'antica epopea di fuorilegge, sparatorie e ardenti passioni, con fascino evocativo e un po' spettrale, qui sembra un po' la sorella minore e afona di Grace Jones ma l'impatto è comunque notevole, così come "Twin Souls", un lento malinconico e straniante (anche e soprattutto nel testo) che chiude amplificando la sensazione di sorpresa e indecifrabile spaesamento trasmessa da questa perla nascosta e dimenticata chiamata "Temper". Neanche gli episodi più ballabili come "JB Baby", "Queen Bitch Day" e la pacchianata latin-pop "Caballero" si possono definire veramente allegri, aleggia sempre un'ombra straniante, vagamente bowiana, più che mai dominante nei decadenti midtempos che dominano la tracklist, su tutti "Liar", "The Witch In Me" e "Tango Life".

C'è infine lo strano caso di "I'm Not In The Mood For Lovers", dove Lovers è da intendersi come contrazione di Army Of Lovers: il primo singolo, nonchè aspirante "inno" alla nuova vita artistica della nostra giunonica sellerona, che dichiara con il suo solito fare perentorio di non voler più aver nulla a che fare con Alexander Bard e tutto il suo carrozzone; con una promozione migliore un certo impatto l'avrebbe anche avuto, belle trombette, coretti, motivetto kitsch super orecchiabile, video divertente e perfettamente in linea con il personaggio. Attenzione però, è solo apparenza: la versione rilasciata come singolo non è la stessa dell'album, e con gli arrangiamenti e i synths stile "Temper" anche un pezzo del genere cambia notevolmente, trasmette sensazioni diverse, più oblique e sofisticate. Un contrasto emblematico, che è un po' il leitmotiv di tutto questo sfortunato progetto, La Camilla personaggio vs. Camilla Henemark essere umano, oltre il trucco e le tette siliconate: qui sono presenti entrambi, e la prima non riesce mai a nascondere la seconda, con le sue fragilità e debolezze. Storia emblematica, direi istruttiva riguardo a certe dinamiche del music-biz, disco affascinante e con un nonsoché di enigmatico, "artista" molto più fragile e complicata, molto più ingenua di quanto possa sembrare, e proprio per questo si fa volere bene. Vorrei dedicarle questa canzone, idealmente parla anche di lei ed è perfetta per chiudere in grande stile questo viaggio.

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