Uscito poco prima della catastrofe pandemica, Supervision è stato spesso considerato un flop. È di fatto un album da solista di Elly Jackson, dopo l'abbandono del progetto La Roux del vecchio partner Ben Langmaid e, forse perché non avevo mai sentito la sua musica prima e non avevo riferimenti né aspettative, io me lo sono goduto.
Una critica frequente è che, dopo sei anni di attesa per un nuovo album, il materiale proposto sia troppo poco: vero, sono solo otto canzoni, ma oltre alla quantità bisogna valutare la qualità. E altri appunto dicono che il precedente Trouble in Paradise fosse nettamente superiore; personalmente, l'unico momento degno di nota di quell'album è la prima parte di Silent Partner, che ha un tiro pazzesco. Altri ancora sostengono che il materiale sia troppo piatto e monotono; secondo me, invece, in Supervision (quasi) ogni brano ha una propria anima, qualcosa che si distingue, che resta impresso.
Il terzo album dei La Roux, forse noti all'ascoltatore casual per hit come Bulletproof e In for the Kill, propone un synth pop fresco, sbarazzino e gioioso, certamente non privo di difetti (alcuni brani, per dirne una, sono troppo lunghi e ripetitivi), compensati però da una sensazione corroborante di spensieratezza. E per un lavoro sufficiente basterebbe solo l'ultimo brano, Gullible Fool; parte sommesso, venato di una malinconia affine alla nostalgia, per esplodere in un tripudio che ricorda le passeggiate lungo i viali nelle sere d'estate.
Mi tengo stretto questo flop.
Alla prossima.
Carico i commenti... con calma