”Si compone prima la musica o prima il testo di una canzone?” A questa banale domanda prova a rispondere l’ensemble La Stanza della Musica con un ellepì che ebbe poca risonanza quando uscì, nel 1978, e poco conosciuto tuttora, mai ristampato in CD a quanto mi risulta. Progetto durato un attimo, appena un disco appunto, che non ebbe successo e vendette davvero poco, nonostante l’etichetta Philips e la distribuzione Phonogram. Il gruppo, che peraltro scelse una denominazione piuttosto anonima, era formato da validissimi musicisti che venivano da esperienze folk, prog, e anche dalla prima psichedelia tricolore. Alla base del gruppo ci sono infatti i due ex Chetro & Co. Ettore De Carolis agli arrangiamenti, alla chitarra acustica “Chetro”, chitarra elettrica, mandolino e viola; e Franco Coletta, al basso acustico oltre che alle chitarre acustica ed elettrica.

Accanto a De Carolis e Coletta, il percussionista Adriano Giordanella, con esperienze folk e non solo (Dodi Moscati, fratelli De Angelis, Grosso Autunno, Adriano Pappalardo), Nicola Samale (compositore e direttore d’orchestra, che qui suona il flauto) e il trio Stefano Palladini, Nazareno Gargano e Giampaolo Belardinelli che si alternano alla voce e alle chitarre acustiche e classiche, e che provengono da una comune, simile esperienza. Tre anni prima si erano cimentati in un lavoro analogo a questo, dedicato ai sonetti di Gioachino Belli.

E appunto, La Stanza della Musica mette in musica undici poesie. Quasi tutte italiane. La scelta è piuttosto eterogenea: si va da Lorenzo de’ Medici (“Chi non è innamorato”) a Umberto Saba (“L’addio”), attraverso Arthur Rimbaud (“Pensiero buono del mattino”), Franco Sacchetti (“Vaghe montanine pasturelle”), Guido Gozzano (“L’assenza”), lo spagnolo Francisco de Quevedo Villegas (“Definendo l’amore”), Tommaso Grossi (“Rondinella pellegrina”), Giuseppe Parini (“Scherzi per ventagli”), Niccolò Machiavelli (“Canzone di Niccolò”). Ad aprire il disco, il sonetto di Gioachino Belli, “Er giorno der giudizzio”, che costituisce il collegamento col precedente lavoro di Belardinelli, Palladini e Gargano.

Tutto il lavoro si incentra su un approccio cantautorale, anche se i testi appunto non sono “cantautorali”: lo è tuttavia l’interpretazione degli esecutori, e quindi il risultato. Buoni gli arrangiamenti, mai ridondanti, asciutti e ben suonati. Non si tratta di un capolavoro, certo, ma qualcosa di interessante si trova fra i solchi dell’ellepì. Per esempio, la proposta del brano di Francisco Villegas, con sonorità spagnoleggianti, e che ricorda certe cose di Fabrizio De André (Forse “Bocca di rosa” con la PFM?).

Il gioiellino è tuttavia “Pianefforte ‘e notte” del poeta napoletano Salvatore Di Giacomo: la dolcezza e la velata malinconia delle parole si combinano con un tappeto sonoro minimalista, scarno, ma davvero appropriato, col pizzicato e il basso acustico in evidenza.

Elenco e tracce

01   Er Giorno Der Giudizio (03:00)

02   Pensiero Buono Del Mattino (03:43)

03   L'Addio (04:19)

04   O Vaghe Montanine Pasturelle (02:52)

05   Pianefforte 'E Notte (03:32)

06   Chi Non E' Innamorato (03:02)

07   Scherzi Per Ventagli (02:57)

08   Definendo L'Amore (02:43)

09   Rondinella Pellegrina (03:02)

10   Canzone Di Niccolo' (02:32)

11   L'Assenza (02:40)

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