Mai altra entità musicale ha saputo negli anni guadagnarsi l'attenzione di due mondi così distanti e, per certi versi opposti, come il dark e il metal. A dimostrazione di questo successo trasversale, basti pensare alla frequenza con cui capita di imbattersi (che ci si trovi ad un concerto dei Cure o ad un concerto dei Mayhem è del tutto indifferente, ed è questo il bello!) nelle nere magliette dei Lacrimosa, con su stampata la faccetta del celebre clown di Stelio Diamantopoulos e il logo della band, quel "Lacrimosa", appunto, disposto ad arco, che scaturisce dalle mani del clown stesso, come se si trattasse di una magia, di un gioco di prestigio o semplicemente di un trucco scenico. E proprio come un illusionista, Tilo Wolff, autore tedesco poi trapiantato in Svizzera, ha saputo dare vita ad una grande esperienza artistica, che si è rivelata in grado si conquistare ampie fasce di pubblico, ammaliando chiunque fosse sensibile al fascino delle atmosfere decadenti e sensuali di cui negli anni, ed in forme diverse, si è dimostrato alfiere come pochi altri nella storia recente.

Malinconia, teatralità, romanticismo: queste sembrano essere le colonne portanti dell'arte di Tilo Wolff, talento visionario ed anima tormentata, la cui figura androgina lo rende il più degno degli eredi del mitico Bowie dei primi anni settanta. E come per il Duca Bianco il percorso di Tilo Wolff è una continua evoluzione: nato come one-man band, il progetto Lacrimosa si affaccia sul mercato discografico con album come "Angst" e "Einsamkeit", affreschi di inusitata angoscia e desolazione, che da un punto di vista stilistico risultano fortemente ancorati alle suggestioni elettroniche di un oscuro dark/industrial. Questi lavori costituiranno la base su cui innestare elemente sempre nuovi, e con l'aiuto di svariati musicisti, e perfino di un coro e di una orchestra, le manie di grandiosità dell'artista di Francoforte vedranno l'approdo al metal sinfonico che contraddistinguerà la fase della maturità artistica della band.

"Inferno", che a mio parere costituisce il capolavoro insuperato della band, non solo sancisce l'approdo definitivo all'universo metallico, che il buon "Satura" aveva fatto intuire. "Inferno" celebra anche e soprattutto l'ingresso nella formazione di Anne Nurmi, alter ego al femminile di Wolff. E' infatti proprio durante il tour di "Satura" che Tilo Wolff assistendo ad una esibizione dal vivo della band finlandese "Two Witches" (spalla degli stessi Lacrimosa), rimane letteralmente folgorato dal carisma prorompente della loro cantante-tastierista. I suoi sforzi per coivolgere la ragazza nel suo progetto saranno premiati, e così, in virtù di una profonda affinità artistica, il sodalizio ha finalmente luogo, esce l'EP apripista "Schakal" e i Lacrimosa divengono a tutti gli effetti un duo.

Con "Inferno" la formazione si allarga ulteriormente a Jan Yrlund, Jan P. Genkel e AC (ex batterista dei power metaller teutonici Running Wild!!!), che, pur ricoprendo semplici ruoli di turnisti, e non partecipando quindi alla stesura delle musiche, avranno un peso assai rilevante nella svolta intrapresa dalla band: nel 1995, anno di uscita dell'album, i Lacrimosa non sono più un gruppo dark, ma suonano metal a tutti gli effetti, con tanto di chitarroni, basso bastardo e batteria pestona, sull'onda del successo di band come My Dying Bride e Paradise Lost. Ma l'anima decadente e visionaria di Tilo Wolff rimane unica ed inconfondibile, e il legame con il passato anche remoto è tangibile e ben evidente, a dimostrazione di una personalità forte e di una visione poetica ben definita: le atmosfere circensi, la teatralità, la spiccata sensibilità melodica, le visioni desolanti, che qui si arricchiscono della bellissima voce della Nurmi (fra Jarboe e Siouxsie) e delle trame sinfoniche ad opera della stessa, fanno di questo "Inferno" un gioiello ineguagliato di eleganza e struggente malinconia.

Lunghe composizioni si susseguono, più o meno assestate su tempi medi, tutte con l'intento di dipingere un mondo fatto di solitudine, amore perduto e dolore, ma senza mai esasperare l'ascoltatore, dato che l'eccessiva pesantezza legata ai temi e agli umori dell'album è smorzata da una fantasia compositiva fuori dal comune, dalla cura e raffinatezza degli arrangiamenti, e dalla perizia dei musicisti coinvolti. Il sound dei nuovi Lacrimosa non è più quello scarno ed essenziale che aveva caratterizzato i primi lavori: il sound odierno della band è imponente ed elegante come una cattedrale gotica, opprimente a tratti, ma anche maestoso e pregno di atmosfere suggestive. Fra possenti riff di chitarra, maestose orchestrazioni e struggenti partiture di pianoforte, senza dimenticare una spennellata qua e là di violoncello che fa sempre atmosfera, a farla da padrone è ovviamente la caratteristica voce di Tilo Wolff, acida e sgraziata, a tratti grottesca, forte del suo tedesco sputacchiato, che potrà anche non piacere, ma che nel tempo è divenuta, volenti o nolenti, un tratto distintivo della band, senza la quale non potremmo immaginarci oggi la musica dei Lacrimosa. Ma anche le orchestrazioni di Anne Nurmi diverranno un punto di forza della band, mentre, a livello vocale, la carismatica cantante di limiterà a rifinire i lamenti ossianici del buon Tilo, ritagliandosi comunque un ruolo da protagonista nella bellissima "No Blind Eyes Can See".

Quanto ai singoli brani, dire che sono semplicemente belli è poco. La brillantezza del song-writing, l'architettura sempre complessa delle strutture (per lo meno rispetto ai canoni del genere), la quantità di soluzioni tecniche, l'intensità interpretativa fanno di ciascun brano un piccolo capolavoro, e pur partecipando ad un unico flusso emozionale, ogni composizione brilla a tutti gli effetti di luce propria, e non è un caso che quasi tutti i pezzi qui contenuti diverranno classici della band: "Kabinett der Sinne", "Versiegelt Glanzumstromt", "Schakal" (forse il miglior pezzo scritto dai Lacrimosa) e "Vermachtnis der Sonne" rimarrano per molto tempo nella scaletta delle esibizioni dal vivo. L'intro sinfonico che fa da preludio all'opera diverrà il celebre "Lacrimosa theme" destinato ad aprire i concerti, mentre la coinvolgente "Copycat" (fra post-punk, dark e power metal!) è il classico dei classici dei Lacrimosa, chiamata a chiudere per sempre i live e a presenziare costantemente nelle serate danzerecce di ogni gothic club che si rispetti.

L'avventura di Tilo Wolff e Anne Nurmi continuerà sulla scia di quanto combinato in questo "Inferno", che diverrà il nuovo standard per il futuro, all'insegna di lavori sempre più raffinati e meglio confezionati: "Stille", "Elodia", "Fassade", lavori formalmente perfetti, andranno via via ad esasperare la componente sinfonica, fino a che in "Echos" verranno recuperate le sonorità electro-dark degli esordi, rilette alla luce del bagaglio esperenziale nel frattempo maturato (dell'ultimo "Lichtgestalt", che non mai avuto il piacere di ascoltare, non so dirvi niente, e in tutta sincerità non ho ben chiaro se la band si sia sciolta o meno, dato che è un bel po' che non ne sento parlare).

Tilo Wolff, sempre più compositore classico, diverrà una specie di Renato Zero della Morte e la sua musica, sempre più vittima del suo egocentrismo straripante, finirà per soffrire di ridondanza, manierismo ed eccessivo auto-compiacimento. Se il livello qualitativo rimarrà comunque più che buono, è in questo "Inferno", secondo me, che, pur con le sue imperfezioni e i suoi aspetti migliorabili (che infatti verranno migliorati dai pregevoli successori), il duo sembra raggiungere la quadratura del cerchio, offrendoci i suoi frutti migliori.

P. S. tutti quelli che si chiedono dove sia finito il pagliaccetto di Stelio Diamantopoulos (la copertina è cavallerescamente dedicata all'angelo darkettone che va a rappresentare la new-entry Anne Nurmi) possono stare tranquilli: basta osservare il prolungamento della copertina nel booklet interno e lo ritroviamo sperticato sul cornicione di un grattacielo a suonare imperterrito il suo violino...

Elenco tracce testi e video

01   Intro (02:11)

02   Kabinett der Sinne (09:18)

03   Versiegelt glanzumströmt (07:28)

Die Stille hat mich angerührt
Es war dein Blick
War dein Erscheinen
Und der Himmel hat sich aufgetan
Nur für mich und ganz im Stillen

Hingerissen und stumm bewundert
Von deinem Antlitz angetan
Voller Ehrfurcht dir erlegen
So bin ich willenlos in deiner Hand

Trockne Tränen dir geopfert
Giesse deine Schönheit auf mein Fleisch
Entfalte deiner Flügel Reize
Entführe mich in Zärtlichkeit

Spreize Lust im Tempel brennend
Steigend deine Blösse züngelnd
Im freien Fall mich dir ergeben
Nackt umwunden in dein Reich

Dir verfallen und verloren
Schweigend sterben dich nur träumen
Du im Licht vom Glanz umworben
Ich im Dunkeln unerkannt

04   No Blind Eyes Can See (09:16)

And you didn't want to see
Empty pages of your diary
Poisoned mind kept dreaming
Sunken thoughts of eternity
In the world of dust
Frost deep in your cold, cold heart
No blind eyes can see
There is no reality
Between the laughter
And the tears
You lost your fear
Got stucked to past
Couldn't see the light
From the dust
You changed your mask
Sealed your pages with trust
You tried to be safe
But time saves no-one

Chain of tears
Handful of trust
In the world of dust
Chain of tears
Handful of dust
In the world which can't last

I can hear it reaching
I hear it whispering
Little by little it kills
No blood to bleed
No heart to beat
It came to get - you
Don't turn your back on it
You know it waits
And tries to put you in chains

Momentary pain
When the walls of your dreamcastle fell
You're hiding in a fairytale
World full of fantasies
Princes killed the dragons
and the heroes always survived
You wanna know your destiny
so you skip to the last page

Chain of dreams
Hands full of dust
in the moment of the past
Chain of tears
Heart full of scars
But the pain doesn't last
pinful tears
You'd never trust
So you hide to the past
Chain of time
No time to cry
Cause forever you can't hide

I can hear it reaching...

The day rises again
And you hear the wings of the time
Put down your swords
Listen to the whisper in the wind
Time changes everything
But you have to wait
Try to save your soul
Before it is too late

05   Schakal (10:12)

Ein junger Engel tritt vor den Tempel
Unter seinen Schwingen klebt ihr Speichel
Von seinen Wimpern tropft frisches Blut
Er offnet seine Hande und schreit nach mehr
Ich schliesse meine Augen und lecke ihre Flut
Auf den Stufen liegen faule Leiber
Erbrachte Liebesopfer von der Sonne verhermt

Vertrocknet sind auch meine Kusse
Die ich einst aus Liebe gab
Auf einem Felsen ausgebreitet
Zwischen den Klippen zerquetscht und niedergestreckt
Unter brennenden Fragmenten meines Zentrums
Streue ich meine Tranen in die Glut
Unter meinen Handen welken ihr Blumen
In meinem Mund gerinnt ihr Speichel

Ich reiss meinen Korper aus der Flut
Der Engel wirft die Schwingen in die Glut
Ich spucke meine Sunden
Er offnet seinen Schlund
Ich lecke seine Wunden mit meinem Mund
Ihr Herz hab ich gekusst
Ihr Fleisch auf dem Portal geliebt
Ihr Zunge versteinert am Fuss des Monuments
Und ihre Asche unter den Engeln verstreut

Ich will nur leben
Auf diesen Knien habe ich gelegen
Ich rief dich an mit diesem Mund
Diese Hande hielt ich dir bittend entgegen
Ich betete in dunkler Nacht
Ich flehte schreiend mit meiner letzten Kraft
Lass sie schweigen
Lass sie schlafen
Lass mich beten
Ich bitte dich
Ich will nur leben
Ich will leben

06   Vermächtnis der Sonne (04:09)

07   Copycat (04:56)

Come a little bit closer
and hear what i've got to say
burning words of anger
of hate and desperation

What if I break the silence?
What if I do forgive the past?

I know, it might sound funny
to tell you what i felt
i mean, i really loved you
it's a shame - my fault - i know
but why - but why
why are you so stupid?

Fuck you and your killing lies
i hate your pissing attitude
why did you have to go so low
truler - Copycat

What if i break the silence?
What if i do forgive the past?

Sucking like a vampire
the blood of all your friends
but sorry, my blood was poisoned
now burn in Hell

You killed the love
You kille the trust...

What if i break the silence?
What if i do forgive the past?

08   Der Kelch des Lebens (14:04)

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