Pochi album mi colpiscono al cuore dal primo all'ultimo minuto. Ecco questo lo fa con un delicatezza inaspettata. E' una medicina ecco tutto. Una "pastiglia" che farà dimenticare frenesie quotidiane, isterismi, scazzi, litigi e vi cullerà con dolcezza e velata malinconia.
Basta premere il tasto play e saper attendere pochi secondi: all'improvviso si è catapultati in atmosfere ammalianti e ipnotiche, chitarre quasi folk ma soprattutto in un alternarsi di voci (quelle di Joe Costa e Lindsay Anderson) che non può non colpire nel più profondo dell'anima e lasciare estasiato l'ascoltatore. Senza dimenticare il pianoforte, limpido e fluido, che crea melodie semplici ma allo stesso tempo di una bellezza quasi irreale ed i fiati che arricchiscono il suono senza renderlo pacchiano.

Quasi riduttivo chiamare questo ben di dio post-rock e riduttivo anche paragonare questa band a molti nomi a cui sono stati associati tipo Tinderstick, Spain o Low; mi ricordano piuttosto gli Slowdive un gruppo che mi ha sempre intrigato per non dire stregato (quando ho detto questa cosa ad un amico mi ha dato del pazzo).
E' indubbio che Chicago, da dove provengono, sia diventata negli ultimi anni la scena musicalmente più viva dell'America alternative. All'interno della città l'etichetta Aesthetics, di proprietà del bassista e fondatore della band Ken Dyber, ha sempre rappresentato un punto d'incontro di queste tendenze sotterranee. Più che un gruppo "L'altra" si sono rivelati un'ensemble aperta a diversi tipi di collaborazioni ed evoluzioni e proprio con questo secondo album del 2000 hanno intrapreso una nuova strada nel modo di trattare gli strumenti e produrre suono.

L'uso dell'archetto sul basso a sei corde, il wurlitzer ed il rhodes, il ritorno alla chitarra acustica e l'alternanza di una voce maschile e femminile in ogni canzone fanno di "In The Afternoon" un album incredibilmente elegante e melodico.
Un album quindi che fa storia a sé nella loro discografia anche perché Ken Dyber spezzerà se così si può dire il fermento chicagoano di quel periodo uscendo dal gruppo proprio appena dopo la pubblicazione trascinandosi la sua etichetta a Portland dove ora fa dj-sets! E questa dipartita nel successivo "Different Days" si sente eccome sia negli arrangiamenti sia nello stesso sound della band meno emozionale e più elettronico (quasi dub a tratti).

Non mi rimane che citare forse i due gioielli del disco: "Ways Out" una delicata carezza musicale arricchita in modo stupendo dal violoncello e "Moth In Rain" dove la voce suadente di Lindsay ci lascia sopesi a mezz'aria nonostante l'incedere quasi psichedelico degli strumenti.
Insomma un lavoro semplice ed immediato solo in apparenza e se lo si ascolta superficialmente. Dopo che il cd è da un po' nel lettore scioglie letteralmente anche le scorze più dure rallentandogli il battito cardiaco in una sorta di trance autogena.
Una "pastiglia" miracolosa, l'esatto opposto dell'ecstasy come sensazioni ma con molto più potere di assuefazione.

Elenco tracce e video

01   Soft Connection (03:21)

02   Certainty (05:24)

03   Black Arrow (06:13)

04   A Delicate Flower (03:57)

05   Traffic (06:52)

06   Ways Out (06:19)

07   Moth in Rain (05:16)

08   Broken Mouths (04:59)

09   Afternoon Sun (03:01)

10   Goodbye Music (03:17)

Carico i commenti...  con calma