Cercherò, con poche parole, di scrivere qualcosa sul bagaglio di emozioni suscitate dal brano di Lana Del Rey, senza particolari tecnicismi.
Stile il suo, che credevo lontano, devo ammettere, dalle mie abitudini musicali.
Avete presente il momento di lucidità che vi colpisce nel bel mezzo del delirio? Finisce tutto, termina quella folle parentesi fuori dagli schemi e sei li, ritorni alla normalità apparente di una notte giunta al termine, e magari metti su qualcosa, un classico, per calmare i nervi e per accompagnare l'alba di un nuovo giorno.
Billie, Frank, Nina? Qualcosa che rilassi la luna mentre muore per l'ennesima volta. Magari un miscuglio, ed ecco spuntare fuori da qualche frequenza questa Born To Die.
Titolo abbastanza malinconico? Si. Pop/Soul d'altri tempi, ma con una spruzzata di elementi odierni? Senza dubbio.
Okay, fai per me Lana.
E in effetti, l'intro, l'orchestra, insomma. La prima cosa che può venirti in mente magari, sono davvero quei vecchi brani che non muoiono mai, del genere I Put A Spell On You o I'm A Fool To Want You.
Invece battiti elettronici campionati accompagnano la voce gelida e morente di un amore destinato all'oblio.
Ma non gelida in stile Nico, poiché a tratti senti calore nella frase: Come and take a walk on the wild side, let me kiss you hard in the pouring rain. Confusa come queste magiche ore di oscurità.
Come a voler metter in pausa la morte per un momento e godere della passione di qualcosa che domani non esisterà.
Elizabeth Grant è un personaggio molto discusso, spesso e volentieri anche dipinto come un insieme di antipatia e prepotenza. Per me è soltanto una ragazza che ha il blues nelle vene, da quello che sento.
Una torch song dal sapore vintage, ben fatta, ben interpretata e molto evocativa. Non puoi chiedere di meglio, a questo punto della notte.
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