[Quello che segue è un resoconto di prime impressioni scritto a quattro mani. È curato tanto quanto ci è parsa curata la giornata di festival che descrive.]

È il nostro primo festival. È annesso alla Festa de l'Unità, che oggi pare chiamarsi Festa Unità e basta, in un ambiente molto bello: sole, caldo. Famigliole si mescolano a punkettari increstati. Due stand catturano subito l'attenzione di G: l'89, ristorante Porcino Malefico, e il 98, Pesca Gigante.

Appena entriamo nell'area dedicata all'evento, già abbastanza cotti da un sole feroce sotto il quale siamo rimasti in coda per ritirare i famosi accrediti (mentre le casse normali erano desolantemente vuote), ci rendiamo conto di cosa sia un festival: un posto dove la gente sta sotto un palco, al sole, a guardare il palco... vuoto.
Contestualmente ci interroghiamo sul significato del termine "indipendente". Ma ci troviamo impreparati. Interrompe i nostri pensieri un signorina che sale sul palco vestita Versace o forse come direbbe un anglosassone "vessaci".
Inizia a suonare e noi ci avviciniamo per sent... oops per vedere meglio.

(MELISSA) AUF DER MAUR

Notiamo con fastidio che mentre la signorina suona noi riusciamo a parlare (e — incredibilmente — a capirci) normalmente: il volume è molto basso. Ma il fastidio è presto stemperato: capiamo che i decibel sono volutamente ridotti per non disturbare l'adiacente festival comunista, quindi ci inchiniamo di buon grado alle esigenze della Rivoluzione.

Ci chiediamo a cosa serva la chitarrista vestita di rosso: un chitarrista già c'è e il tastierista abbandona spesso il suo strumento a favore di una Gibson. Forse lei serve solo come backing vocalist, ma dal momento che non si sente nemmeno la voce principale... boh. Tra l'altro ci rimane il dubbio: Melissa non si sente solo per un difetto di mixing oppure non ha proprio voce? Propendiamo per la seconda ipotesi, però lei è davvero caruccia, quindi le si perdona tutto.
Anche il fatto che ha delle movenze piuttosto legnosette, anche il fatto che continua a lamentarsi del caldo - come a voler giustificare una prestazione non proprio esaltante.

LARS FREDERIKSEN AND THE BASTARDS

I primi due pezzi sono sufficienti a convincerci pienamente della bravura di questo gruppo, che inoltre stimola davvero molto la nostra curiosità intellettuale: decidiamo quindi, prima che cominci il terzo pezzo, di andare al tendone-libreria della Festa Unità a spendere centinaia di euro in libri.

Al ritorno capiamo che forse dovremmo procurarci della droga ma la cosa sembra impossibile (soprattutto perché pensiamo di farlo stando seduti sulla collinetta, in attesa). G si affrange nel rendersi conto di sembrare sempre uno della digos.

dkt MC5

Nel frattempo hanno conquistato il palco questi strani figuri dei quali non sappiamo asolutamente nulla. Il loro è un mix di blues e rock'n'roll (o rythm'n'blues? boh.) che lascia un po' il tempo che trova. Fanno anche fare i coretti al pubblico...

VELVET REVOLVER

Rock & fuckin' roll: due ragazze sedute su revolver con il loro "grilletto" in corrispondenza di quello dell'arma fanno da sfondo a questi professionisti palestrati.
Il frontman è vestito da gay anni '80 (pelle e berretto militare).

Dovrebbero essere il pezzo forte di questa serata, ma a noi sembrano tanto i Guns and Roses di oggi. Andiamo a mangiare.

THE DARKNESS

L'altro pezzo forte della serata: per poter esprimere un giudizio il piú accurato possibile ci facciamo largo tra il pubblico e raggiungiamo quasi le transenne. Arrivano. Risate.

Il frontman è sfigato a livelli rari, il bassista è una macchietta: sembra uscito da "Hair". Si presentano con un'intro strumentale imbarazzante. Poi parte il primo pezzo, cantato in falsetto da questo ridicolo essere umano che indossa una tutina nera aperta fino all'inguine.
G gli grida: "IMMATURO!": risate degli astanti, uno dei quali gli stringe pure la mano.

Non reggiamo oltre, ci scaviamo la strada verso l'uscita e andiamo alla Festa Unità. La Rivoluzione. Altro che rock'n'roll.

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