Stati Uniti, 1970. Jack è un ingegnere psicopatico con tendenze ossessivo-compulsive. Dopo aver ammazzato una donna che gli aveva chiesto soccorso per strada, si convince di dover continuare a uccidere per raggiungere la perfezione. Ogni suo omicidio deve essere un'opera d'arte, sempre più complessa e ingegnosa. Inizia così una partita a scacchi con la polizia, lunga dodici anni, condotta dal più astuto e spietato omicida seriale.

QUALCHE PICCOLO SPOILER PRESENTE

Titolo alternativo (della prima parte almeno): "Storia di un serial killer imbranato". A prima vista, potrebbe sembrare un mero esercizio di stile, in realtà l'ultimo lavoro di Lars Von Trier è un raggelante ritratto dell'animo umano più oscuro. Il regista danese si introduce nel profondo inconscio di Jack, persona all'apparenza normale, intelligente e allo stesso tempo tormentata, pieno di contraddizioni e debolezze, in perenne ricerca dell'omicidio perfetto, dai primi riusciti più per pura fortuna fino ad acquisire sempre più esperienza nell'ammazzare, per ricreare immagini di morte/arte e un modo per stare meglio con se stesso.

Humor nero presentissimo, alcune sequenze sono davvero divertenti, pensando che il tutto fa parte delle azioni di un serial killer, non viene da chiedersi se non siamo un po' sadici, in particolare noi che abbiamo apprezzato un modo di fare cinema che divide, perchè "The House Of Jack Built" non ha mezze misure. Basti pensare anche all'accoglienza a Cannes, in cui alcuni hanno abbandonato la sala. Ma cosa vai a fare, se sai che la proiezione è "storia di un serial killer con regia di Lars Von Trier?". Visibilità per caso? Non tutti, ma alcuni sicuramente.
I luoghi comuni non sono di casa nel film di Von Trier. Astenersi chi cerca qualcosa per passare il tempo, "The House of Jack Built" fa qualcosa di diverso, di intimo, basti pensare la camera, sempre vicino al protagonista, Jack, che con il passare del tempo vuole quasi farsi prendere, fino a far capire che il mondo/società non è in grado o semplicemente non ha voglia di fermarlo. Lui è un serial killer, ma noi cosa siamo? Rimaniamo nel nostro orticello, quello ci basta. Ci può essere la guerra mondiale davanti a noi, ma non è detto che riusciremo a notarla.
Matt Dillon poi nei panni del protagonista, sfodera una delle sue migliori prestazioni degli ultimi anni, se non in assoluto (lui che da il meglio in produzioni non hollywoodiane). Nel cast, in un particina ma importante anche Uma Thurman e Bruno Ganz in una sorta di Virgilio (non a caso so chiama Verge)che guida Jack all'inferno.

Un ritratto a 360°, come raramente si vede nel panorama odierno. Non per tutti (difficilmente in Italia vedrà la luce della sala), per stomaci forti sicuramente. Ma l'obiettivo è centrato Mr. Von Trier, almeno per me.

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