La recensione potrebbe fermarsi a citare la pubblicata: "No breaks, no lyrics... only blast, blast and blast : a terrifying wall of noise...". ("Nessuna pausa, niente testi... solo blastbeat: un terrificante muro di rumore...").
I Last Days Of Humanity decidono infatti di mostrare solo il lato "violenza pura" del goregind: non è presente un solo accenno di groove, un riff di chitarra che non sia puro rumore frastornante, un giro batteristico che non sia un blastbeat. Tutte le pause servono al solo scopo di rafforzare le seguenti accelerazioni.
Per aumentare ancora più l'impatto e non spezzare il ritmo, non sono presenti nemmeno le caratteristiche intro tratte da spezzoni di film horror/porno.
Rimangono tuttavia i classici tratti del genere con: un rullante dal suono secchissimo (si, è proprio quello di una pentola d’acciaio), growl ultra-effettato a mò di scarico del lavandino, e pezzi brevissimi.
Insomma: si parte con due colpi di rullante e di finisce con un 3 minuti (!) di sfuriata continua, pezzo con cui i LDOH concludono anche la loro pluridecennale carriera.
Il lato negativo del disco è legato sicuramente all’uniformità dei pezzi: sfido chiunque a distinguerli tra loro se non per qualche variante minima.
In realtà penso che sia un disco riuscito: è un muro di suono unico, annichilente e malato.
Nonostante la scena metal estrema (non solo gore) si prefigga spesso questi stessi obbiettivi, nessuno era ed è ancora riuscito a farlo come i Last Days Of Humanity.
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Di matteo_brutal
Un randello unico.
Riff di chitarra inascoltabili, non si capisce una nota, batteria a palla per quasi trenta minuti e voce tre metri sotto la fogna.