La grandiosa discografia dei Led Zeppelin comprendeva album di ogni sorta, semi-acustici ("Led Zeppelin III"), visionari ("Presence" e "Houses Of The Holy") oppure più classicamente hard rock ("Physical Graffiti") ed il solo live ,non di certo eccelso, "The Song Remains The Same". Tutto questo sino a quando un bel giorno del 2003 il caro Jimmy riscopre i nastri di due concerti tenuti a Los Angeles nel 1972, il 25 giugno al LA Forum ed il 27giugno alla Long Beach Arena, e decide di pubblicarli...nasce così "How The West Was Won", il live che spiega definitivamente perché gli Zep sono la più grande rock band di sempre. A differenza di "The Song Remains The Same" che venne registrato nel 1975 e quindi nel periodo calante del gruppo, questo ci mostra il quartetto inglese all'apice della sua parabola creativa, collocandosi esattamente a metà tra la pubblicazione del capolavoro "Led Zeppelin IV" e del best-seller "Houses Of The Holy".
L'album, diviso in tre dischi, si apre con una breve intro che ci fa sentire il pubblico in attesa dei propri beniamini che subito attaccano con il loro inno di battaglia "Immigrant Song" che ci consegna un Jimmy Page al massimo della forma e della creatività, un Robert Plant capace di fare letteralmente l'amore con il pubblico, un defilato, ma assolutamente indispensabile John Paul Johns e un indemoniato "Bonzo" Bonham. Segue subito dopo una splendida "Heartbreaker" nella quale sembra addirittura di vedere Page attaccare il riff con la sua chitarra penzoloni e l'onnipresente sigaretta in bocca. Prolungata per oltre sette minuti contiene vari cambi di ritmo e addirittura una parte con chitarra quasi Southern. Senza nemmeno lasciare un attimo di tregua ai fan ecco iniziare subito "Black Dog" con un Plant miagolante e rovente, mentre la chitarra insegue il basso in complicati e velocissimi cambi di tonalità. A sorpresa il pezzo successivo è una canzone che compare in "Houses Of The Holy", la stupenda "Over The Hills And Far Away". D'altronde l'album sarebbe uscito di lì ad un anno e questo era il momento adatto per testare il gradimento dei nuovi pezzi da parte del pubblico. Mai spot fu più azzeccato, anche perché nei cinque minuti del pezzo gli Zeppelin fanno fuoco e fiamme. Il sesto brano è una sensuale e commovente "Since I'Ve Been Loving You", celeberrimo monumento del blues bianco. Saliamo sulla cima dell'Olimpo per la prossima traccia, rullo di tamburi...un'impeccabile e miracolosa "Stairway To Heaven", introdotta così da Plant: "Ladies and gentlemen this song is called Stairway To Heaven" ed accolta da un boato che, a distanza di 35 anni fa ancora accapponare la pelle. Inizia ora il classico set acustico del gruppo che, come da tradizione, inanella "Going To California", tributo al new folk californiano, una bella "That's The Way" e "Bron-Yr-Aur Stomp", dedicata al buen retiro gallese.
Il secondo disco inizia con la canzone che rese celebre l'uso dell'archetto sulle corde di chitarra (i fan di Ron Wood, mi odieranno, ma tant'è), una visionaria, psichedelica e straniante "Dazed And Confused" contenente in medley "Walter's Walk" e "The Crunge", impreziosita da una chitarra rumorosa e velocissima accompagnata da una sezione ritmica travolgente. Non poteva mancare una concessione al sentimento amoroso con la celebre "What Is And What Should Never Be", contenente un martellamento di chitarra che si alterna alla voce tagliente di Plant. Altro spot per il nuovo album è la successiva "Dancing Days", fresco pezzo hard rock'n'roll. A questo punto Bonzo è libero di divertirsi nella sua bellissima interpretazione del pezzo acustico "Moby Dick", nella quale pesta i tamburi come un forsennato, ma conservando una delicatezza impareggiabile chiudendo il disco.
Terzo disco e l'apertura è mozzafiato con una delle "Whole Lotta Love" mai eseguite, con Page che druideggia attorno al suo theremin e Plant che geme di piacere in questa messa orgiastica. Poi giù a rotta di collo verso il medley contenente "Bolgie Chillun" di John Lee Hooker, "Let's Have A Party" di Jerry Leiber, "Hello Marylou" di Gene Pitney e "Going Down Slow" di James Oden. Segue una "Rock And Roll" che fa impazzire i fan, eseguita impeccabilmente e arricchita da svolazzi della chitarra di Page. Penultimo pezzo è "The Ocean", una delle tracce più significative e interessanti di "Houses Of The Holy". Il tutto si chiude con una dilatatissima "Bring It On Home" contenente l'armonica di Plant. Saluti e tutti a casa, dopo oltre due ore di spettacolo mozzafiato.
Il più bel live mai pubblicato nella storia della musica è servito ed è impreziosito da una splendida confezione, il che non guasta. Consigliato a tutti i fan degli Zeppelin e a chi vuole provare a capire cosa volesse dire assistere ai uno dei migliori concerti di sempre.
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