Bastava poco per incrinare un equilibrio miracoloso e precario come quello di “John Wick”, ma nel caso di “Ballerina” non possiamo parlare certo di dettagli e sfumature nel decretare il suo fallimento. Ambientato tra il terzo e il quarto capitolo della saga principale, il film tenta di ampliare l’universo narrativo introducendo una protagonista femminile.

Diretto da Len Wiseman, punta forte sulla star Ana de Armas, dimenticandosi tutti quei dettagli che rendevano i lavori di Chad Stahelski e Keanu Reeves così godibili e persistenti. Perché sarebbe davvero ingenuo pensare che “John Wick” funzioni bene solamente per le sparatorie e le botte. Una lettura superficiale che tuttavia sembra proprio quella del regista che, diciamolo, non è una delle grandi firme di Hollywood.

Bastano i primi venti minuti per iniziare a dubitare. Quello di Eve Macarro è un romanzo di formazione che odora di cliché a ogni piè sospinto. Dalla morte cruenta del padre alla ferrea disciplina della Ruska Roma (banalissima accademia di danza e fabbrica di killer), vediamo scorrere a schermo immagini che non spostano di un centimetro il nostro immaginario e si rivelano quindi inutili. Non c’è un tratto originale nella messa in scena, manca la visione. Una scelta più ellittica in questo senso sarebbe stata ben più saggia, invece Wiseman spreca così una buona mezz’ora.

Ma se parliamo di regia e stile, la critica può essere estesa a gran parte del film. La visione estetica e cinematografica di Wiseman non ha nulla da spartire con i funambolismi di Stahelski. Se a “John Wick” togli le inquadrature fatte come si deve, non è più “John Wick”. Ma c’è dell’altro: tutto il corollario di scenari estetizzanti (ambienti labirintici, luci al neon, scalinate, biblioteche e infiniti altri luoghi dove prendersi a mazzate) resiste solo debolmente, come per uno sforzo di imitazione iniziale.

Abbiamo la villa dell’incipit, cupa e austera, le discoteche (ma niente di particolarmente bello da vedere) e il paesino innevato della parte finale. Manca tuttavia la voglia di curare ogni singolo fotogramma e di trasformare in coreografia ultra pop ogni singola sequenza di botte e sparatorie. Non riesce proprio a tenere il passo, Wiseman, e alla fine si lascia andare a diverse scene standard che indeboliscono ulteriormente una trama già fragile.

Ma il vero errore di “Ballerina” è un altro. I film della saga principale erano imperniati su toni fondamentalmente ironici e paradossali, questo li rendeva gustosi e provocatori. Ora invece la killer non uccide più per vendicare il suo cane, ma suo padre: fine del divertimento. Là un pretesto assurdo apriva a un racconto fuori scala e brillante. Qui si punta alla commozione facile, spegnendo ogni provocazione.

Se poi si aggiunge la recitazione da “occhioni con i lucciconi” di Ana de Armas e una storia scritta in modo raffazzonato si può ben capire come l’effetto “aura” del franchise svanisca rapidamente.

La vicenda è talmente generica e insipida che a confronto le sequenze d’azione sembrano l’aspetto vincente del film. Si parla di tribù e sette, di tradimenti e vendette in termini assolutamente grossolani. Ma gli errori di grammatica cinematografica sono ovunque, a partire dalle scelte di cast: non c’è carisma nei nuovi volti e anche la de Armas non sembra essere stata valorizzata appieno.

Si parla tanto del fatto che abbia recitato in tutte le scene d’azione senza l’ausilio di stuntmen: posso dire che avrei preferito gli stunt così da avere sequenze più spettacolari, lasciando alla de Armas maggiori energie per la recitazione? Non mi interessa come lo fai, il cinema è quello che mi compare sul grande schermo. E io vedo solo sequenze poco ispirate, oltre a una protagonista che si massacra tutto il tempo ma in faccia ha solo qualche piccolo taglietto.

I personaggi comprimari sono spesi davvero male. Il cattivo di turno non ha grip e anche le piccole buone trovate (non anticipo nulla) vengono gestite con poca intelligenza. Il finale con un trionfo di lanciafiamme rende bene l’idea della statura del film e delle idee estetiche del regista.

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