Quadro sconfortante di quattro personaggi in cerca di se stessi, ma talmente pigri ed inetti da non riuscire a mettere un piede davanti all'altro. Pieraccioni fa la parte del tardo-giovine romantico che anche quando potrebbe realizzare qualcosa di buono per se stesso si ritrova a rinunciarvi per inettitudine. Il resto dei trentenni è uno peggio dell'altro. Tognazzi sostiene un matrimonio farsa per inseguire una carriera nella fabbrica del suocero e non combina nulla sotto il profilo universitario. Ceccherini è un volgarissimo finto dinamico cabarettista che non sa controllare nessuna emissione e finisce per distruggere le sue opportunità con le sue stesse mani. Papaleo è un altro depresso che non sa decidere della sua vita ed approfitta della situazione di passività riservandosi una vita misera in una comune di incapaci senza aspettative.

Nel desolante martirio del fallimento e di una vita senza prospettive (sentimentali, sociali e lavorative) i quattro si trascinano tra goliardie idiote e comportamenti insensati che sanno tanto di persone che non ne voglion sapere di crescere. Gli innesti interpretativi della speranzosa Cucinotta sono di bassezza drammatica. Si salva solo il professore amico del pallido insignificante proto-timido Pieraccioni, Alessandro Haber, a cui risulta sempre facile far la parte del disperato.

Commediola del 1995 pseudo giovanilistica che racconta in modo sgangherato della miseria del trentenne italiano, e lo fa in chiave comica alla toscana, ma risulta filmetto di quarta categoria dall'inspiegabile successo cinematografico. Tutto finisce in un nulla di fatto, con la promessa di crescere dopo essere sbattuti per l'ennesima volta contro il muro del fallimento (prendere nuove strade e cercare di costruire finalmente qualcosa) e la goliardata finale sa tanto di manipolo di cazzoni che non meritano una nuova opportunità.

Pieraccioni tra l'altro dimostrerà nei film successivi di non aver nulla da dire.

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