“Ever Expanding” non è un disco. È una fenditura. Una soglia sonora che si apre come una ferita nella linearità della percezione. Lia Bosch non compone: disgrega, scollega, disattiva i riflessi consueti dell’ascolto. Il suo lavoro è una mappa di disorientamento per eremiti contemporanei: chi si avventura in questo paesaggio non cerca coordinate, ma smarrimenti. In un’epoca in cui tutto tende alla connessione immediata, al feedback istantaneo, Bosch sceglie l’isolamento come metodo estetico. Ogni traccia è un’isola sonora che pulsa in un arcipelago che rifiuta il ponte. Le forme non si completano, non si ricompongono: si accennano, si sfaldano, si dissolvono nel silenzio da cui provengono. Il risultato non è frammentazione, ma una coabitazione aliena — un’esistenza simultanea di cose che non vogliono fondersi, ma solo sfiorarsi come ombre che si ignorano nel crepuscolo. L’ascolto di "Ever Expanding" non richiede attenzione, la esige. Non c’è ritmo cui aggrapparsi, né melodia da riconoscere: c’è solo l’esperienza della soglia, del non-ancora, dell’imminenza che non arriva. Bosch costruisce ambienti mobili, topografie acustiche dove l’identità si disperde e ciò che sembra vicino è, in realtà, irrimediabilmente altrove. È una musica per chi ha rinunciato all’orientamento e ha scelto l’eco come unica guida. In questo spazio acustico, il suono non rappresenta: si presenta. Ogni gesto sonoro è un evento arcaico che non appartiene al tempo, ma lo attraversa come un animale estinto che si lascia intuire solo attraverso orme nella polvere. Nulla si afferma, tutto insiste — timidamente, inesorabilmente. La delicatezza è il vettore della forza. "Ever Expanding" è, infine, un esercizio di isolamento radicale: non per fuggire dal mondo, ma per ascoltarne i margini non detti, i territori dimenticati che continuano a vibrare sotto la superficie. È un disco che non si espande nel senso della conquista, ma nel senso della fessura: si apre e ci apre. O, meglio, ci dischiude a una vulnerabilità originaria, dove ascoltare non è più riconoscere, ma lasciarsi trasfigurare. Un’opera per chi non cerca casa, ma soglie. Per chi non desidera risposte, ma lo spazio in cui il linguaggio fallisce e qualcosa — infine — accade. Disponibile su Bandcamp: https://silentes.bandcamp.com/album/ever-expanding.

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