Jail, Legnano 28.04.2006


Josi_:

Hanno intitolato il loro ultimo album "Drum's Not Dead" e porca puttana se è viva e vegeta quella batteria.

Il palco è piccolo ma lo spettacolo del loro sabba psycho-industrial-entropico-andreottiano è ENORME, nella semplicità di una formazione a tre: un cantante sciamano, un multistrumentista multiforme e multischizzato, e un batterista indemoniato.
Un figurino nella sua tutina attillata da skater, Julian Gross pesta duro (mi verrebbe da dire "fa un ottimo lavoro dietro le pelli", ma mi vergogno) ricordandomi Kid Millions degli Oneida, meno ossessivo ma più potente. Ha un tom che quando ci picchia sopra, porca puttana, sembra da solo la drum-machine degli Skinny Puppy.
Il vero personaggio è però Angus Andrew, che domina la scena: alto e scemo come uno scimmione, non fa che sbiascicare grottesche nenie agitandosi dentro la sua divisa da cameriera (!) nelle maniere più ridicole e istintive possibili. Ecco: istintività. Suoni tribali, elementari, basici (la chitarra è un continuo, lancinante e dissonante feedback, ma mai un suono elettrico fu tanto vicino ad essere naturale) a rappresentare una primordiale energia.
Aaron Hemphill è essenziale perché da lui provengono tutte le note (e gli effetti); in più, spesso, impugna due stecche e si mette a picchiare pure lui, e ogni tanto aiuta anche Angus alla voce, facendo capire le parole. È lui che in realtà subdolamente conduce il nevrotico rito, in tante tracce come Drum And The Uncomfortable Can (dal nuovo disco), We Fenced Other Houses With The Bones Of Our Own, o l'osannata Broken Witch.

Insomma i Liars fanno cose mai viste. C'è la potenza distorta dei Wolf Eyes, c'è la furia viscerale del miglior Reznor, e c'è anche una surreale autoironia quasi pavementiana. Il tutto, apparendo veramente primitivi. Unici.



Circolo degli Artisti, Roma 30.04.2006


trellheim:

La notte di Valpurga. La notte in cui, secondo la tradizione, streghe e demoni si incontrano sui monti per celebrare i loro oscuri riti. Quale occasione migliore per vedere dal vivo tre new yorkesi che sicuramente hanno un canale di comunicazione preferenziale con tutto ciò che è oscuro?

Poche chiacchiere, solo qualche "grazie" e qualcosa che suona come "voglio mangiare i tuoi bambini". Urlano, si contorcono, distorcono i suoni e percuotono le pelli, con quel ritmo ossessivo e sciamanico, diventato quasi il loro marchio di fabbrica.
Julian ha indosso un vestito di lamé, Angus una tuta da meccanico e Aaron, vestito normalmente, sembra finito sul palco per caso.

Le canzoni si fondono l'una con l'altra, distorte, sguaiate e folli. Ne riconosco poche, quelle già citate per la data milanese. Aaron passa agevolmente dalle percussioni alla chitarra, Angus salta letteralmente fuori dalla sua tuta, rivelando un pigiamino che sembra uscito da un'opera di Mondrian, Julian si siede per terra dietro alla sua batteria, suonandone direttamente la cassa.

Un rito collettivo.

L'ultimo bis lascia esplodere, inaspettatamente, il vaso di Pandora e parte una versione al vetriolo di "Territorial Pissing" dei Nirvana. La folla impazzisce. I Liars anche.

Carico i commenti...  con calma