Una domenica intorno al 1920, Sam Hopkins si avvicinò ad un uomo cieco e molto grasso che suonava per alcune centinaia di persone, era Blind Lemon Jefferson che quello stesso giorno gli insegnò qualche giro armonico. A otto anni Sam sapeva già suonare la chitarra.
Con un balzo temporale ora ci troviamo nel 1959 e Hopkins era scomparso già da qualche anno, nessuno sapeva più nulla di lui; ma un bel giorno, a seguito di estenuanti ricerche, Samuel Barclay Charters, produttore discografico, trovò Lightnin' a Houston, dove viveva in una piccola stanza in affitto.
A questo punto il produttore propose al bluesman di registrare un disco, non fu facile, Hopkins non ne voleva sapere, ma alla fine, grazie anche ad una bottiglia di gin cedette (per fortuna aggiungo io).
Così, dentro a quella stanza in affitto e con un solo microfono Charters registrò le dieci tracce che Hopkins, con chitarra in mano e il gin al suo fianco, si prestò ad eseguire.
Nasce così "Lightnin' Hopkins" (conosciuto anche come "The Roots Of Lightnin' Hopkins") l'album è scarno fino al midollo, raccolto sino all'esasperazione, traspare in tutta la sua forza una disperata solitudine, interrotta solo a tratti da un leggero soffio di ironia (come, ad esempio si palesa nella risatina del gioiellino finale "She's Mine").
Questo non è solo un disco fondamentale per la seconda vita artistica di Lightnin', ma uno degli apici di quello che è stato definito il blues revival.

Elenco e tracce

01   Candy Kitchen (05:57)

02   Get Out Your Pencil (rap) (00:19)

03   It’s a Sin to Be Rich, It’s a Low-Down Shame to Be Poor (04:45)

04   Katie Mae (06:23)

05   I Forgot To Pull My Shoes Off (05:29)

06   Y'all Escuse Me (06:15)

07   The Rehearsal (for It’s a Sin to Be Rich) (04:57)

08   Turn Me On (07:28)

09   Roberta (04:33)

10   Just Out of Louisiana (03:35)

11   Howlin' Wolf (rap) (00:30)

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