Premetto subito, oggi i Limp Bizkit sono uno dei gruppi più merdosi di tutto il movimento nu-metal (quanto odio sto termine, ma non se ne può fare a meno), se così li vogliamo ancora definire, ma ai tempi di quest'album erano incazzati come pochi e Fred Durst ci metteva ancora la rabbia e la grinta di uno che ha voglia di fare musica e non solo soldi.
A vedere la copertina si direbbe un album rap o hip-hop, ed effettivamente lo stile è quello, dalla grafica con le canzoni scritte a mò di tag, all'aspetto dei vari componenti, Durst su tutti con quel suo cappellino da baseball storto che è poi diventato l'immagine del gruppo nelle svariate operazioni di merchandising intraprese dai Limp, In effetti è così, è (o almeno era) un discreto Mc, con una buona dialettica, veloce e grintoso e con una voce sguaiata da ragazzino che ben si adatta a sonorità più pesanti e rockeggianti, ma a parte le classiche screcciatine rap ed alcuni episodi tranquilli il resto dell'album è duro, parecchio, decisamente diverso dai suoi successori troppo filtrati e sintetizzati, molto meno "veri" e convicenti e molto più commerciali.
Borland spacca davvero e non si ripeterà mai più in seguito offrendo dei riff pesanti, grezzi, sporchi che insieme ad un basso prettamente nu-metal formano la componente violenta del suono prodotto dai nostri. La produzione è del guru del nu-metal Ross Robinson, che ha prodotto dischi di gruppi del calibro di Korn, Slipknot, Amen e...Cure! Quasi una certezza.

Dopo l'intro classico dei Bizkit, con Fred che dice due parole, si parte a mille, con una fantastica e potente "Pollution", sicuramente la migliore dell'album per poi continuare tra songs più dirette come "Counterfeit", "Nobody loves me", "Faith2", incazzatissima cover molto punk della famosa hit del nostro ghei preferito Giorgio Michele e "Leech" su tutte, ad altre più altalenanti tra rock e rap come "Sour" ed il lunghissimo outro "Everything": sedici minuti di atmosfera alla "The End versione Apocalipse Now" (va bè, dai, è un esempio... non fatemi troppo male!) con il basso che la fa da padrone ed il grande Dj Lethal che si sbizzarisce con effettucci e screcciatine varie, molto relax!

In sostanza: questo album spaccava, questo era il vero sound degli ormai perduti Limp Bizkit che in tanti rimpiangono, finiti tra le charts MTViane, tra tette, culi, successo, fama, flirt con la fighetta di turno, festoni in piscina a Beverly Hills, champagne, belle auto, dischi al limite del ridicolo, colonne sonore, spaccature e riappacificazioni varie e soldi, tanti tanti soldi. Peccato perchè promettevano bene 'sti cinque biscottari e Durst era pure simpatico con quel suo faccione cicciotto ed il famosissimo berrettino girato sulla crapa semi pelata.
Insomma, un altro gruppo che ha lasciato la strada della musica vera per qualcosa di più materiale e sicuramente più facile, ma sinceramente chiamarli stupidi mi sembrerebbe quantomeno ipocrita, ben per loro, sicuramente meno per noi.

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