Incazzatissimi, giovani e promettenti: se non siete amanti del metal, e in questo caso del metalcore più sgraziato, potete anche saltare a piè pari questa recensione: è roba tosta. I Little Papers sono una band italianissima, composta da 4 ragazzi di un piccolo paesino del vicentino, metallari appassionati e in carriera che con questo "Inside The World" sfogano tutta la loro passione musicale.

Dopo un primo demo di prova, i LP hanno debuttato qualche tempo fa con questo disco bello pesante, composto da 9 canzoni cattive e accattivanti. Canzoni che possono sembrar simili tra loro all'ascoltatore inesperto o troppo dedito a ricercare sound complessi e puliti, ma che se hai voglia di gasarti con un bel casino metallico fanno al caso tuo. Persino le famigerate "parti melodiche", classiche del metalcore, vengono interpretate con aggressiva meschinità, dando al disco un tocco maggiore di maturità e crudezza. I riff chitarristici, per lo più essenziali, sono sporchi a sufficienza e toccano alcuni interessanti picchi musicali; anche il basso ha la sua parte, mentre la batteria pesta incessantemente con foga e dinamismo.

L'album si apre con "PICTURE", un growl spietato incalzato da fucilate batteristiche e da un bel ritmo aggressivo che caratterizza anche la parte di cantato "normale". Altrettanto cattivissima è "BREAK", dove spicca qualche bel riff di chitarra. Forse la parte melodica frena lievemente l'incedere della furia musicale. La terza song è un'incalzante "INSIDE THE WORLD", la title track: ritmo coinvolgente, potente growl e riff trascinanti, per una bella musicalità alla quale si aggiunge una parte melodica discreta. Curiosa è "LIERS", che parte con un ottimo cantato "normale" che solo successivamente si trasforma in ruggito. "PREJUDICE" è un calcio in faccia, velocissima, violenta e travolgente; nel finale, bellissima l'alternanza voce melodica/growl. Simile alle precedenti tracce, arriva "FRIEND", altrettanto coinvolgente e impreziosita da belle scariche chitarristiche. La migliore traccia del disco, a mio giudizio, è "THE LAST DAY OF YOUR LIFE": l'inizio è grandioso, pesantissimo: la batteria violenta l'etere con battiti possenti, la chitarra si invola in riff robusti e fighissimi, mentre il singer trasuda cattiveria con un'incalzante cantato, che resta trascinante anche nella parte più melodica. Segue "GRANDFATHER", dura ed estrema nel cantato; la parte melodica è molto triste e toccante, e cresce d'improvviso verso una rabbia devastante in maniera spettacolare. La conclusiva "WALK ALONE" trasmette la solita incazzatura, poi però parte un bell'assolo sull'onda del quale il sound ti prende letteralmente.

Vista e considerata la giovane età della band, direi che è un disco consigliatissimo agli amanti del genere. Non è il metal classico e funambolico, non è il metalcore melodico e commerciale simil emo che va tantissimo oggi: è solo un'incazzatura spontanea, travolgente, è una vibrazione metallica che esce dall'anima della band: è il loro stile, è quello che sentono, senza troppi contorni o fronzoli da copertina. Un consigliato pugno nei denti per chi ha voglia di esplosività incontrollata, prendere o lasciare!


  • Defender85
    1 feb 08
    Recensione: Opera:
    bravo, bella rece! bella anche la conclusione! purtroppo, anche se sono veneto, non li ho mai sentiti nominare..
  • rg88metal
    1 feb 08
    Recensione: Opera:
    grazie defender... come sempre ci capiamo! beh x conoscere un gruppo ancora agli inizi bisogna aver il culo non scontato di beccarli nel locale/concerto giusto... al momento giusto...

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