“Che cosa? 4 stelle ad un gruppo con quelle maschere orrende? A quel cantante con la voce gracchiante? A una ridicola parodia? Sarà sicuramente un orrore!”

Calma. Sicuramente questo sarà stato il pensiero di molti, ma lasciatemi spiegare. I Lordi non sono sicuramente una di quelle band i cui album sono difficili da assimilare, una di quelle band fan dei virtuosismi e di canzoni lunghe e complicate, o che fa dei cambi di voce il suo marchio di fabbrica, anzi. Il loro sound è caratterizzato da canzoni facilmente assimilabili, ritornelli accattivanti e molto semplici, in pieno stile anni 80’, e con i Kiss come principale ispirazione. Prendete un calderone, buttateci dentro i primi W.A.S.P.,l'attitudine ed il menefreghismo dei Twisted Sister, un po di Mötley Crüe e Ratt, un pizzico di nostalgia dei tempi passati, e il risultato saranno i Lordi.
Emersi nei primi anni del 2000 con album che rispecchiavano totalmente le caratteristiche elencate sopra, fra i quali vanno ricordati “The Arockalypse” e “To Beast Or Not To Beast”, il gruppo di mostri finlandesi ci aveva lasciato nel 2014 con “Scare Force One” , solito album con le caratteristiche del gruppo, ma che aveva mostrato i primi segni di monotonia, soprattutto in un genere nel quale, arrivato ad un certo punto, non si ha più molto da dare se non cascare nel proporre sempre la stessa minestra riscaldata. Consci di questo "ostacolo", i Lordi decidono di proporre un album nel quale sarà inserita una sorta di storia, quindi una sorta di concept a metà. Metà del disco presenterà infatti sei canzoni in pieno stile della band, mentre le altre sei presenteranno la storia che, seppur cartoonesca in un certo senso, é riuscita appieno nel suo esperimento.

Due elementi fondamentali che fanno sí che questo album riesca a spiccare come uno dei meglio riusciti nella discografia del combo finlandese, é sia l'apporto decisivo delle tastiere, suonate dalla tastierista Hella, che riesce a creare la giusta atmosfera in ogni canzone, sena mai eccedere, e sia l'ottima prova dietro le pelli del batterista Mana, che già in " Scare Force Zone" aveva già dato la testimonianza della sua bravura.

Dei pezzi in pieno stile dell band impossibile non citare la trascinante "Let's Go Slaughter He-Man" e "Sick Flick", con la prima che gioca quasi tutto sulle tastiere e sul ritornello, sicuramente devastante in sede live, e la seconda che é basata sulla voce, roca e graffiante, di Mr. Lordi, che personalmente a me ricorda a tratti quella di Chris Boltendahl dei Grave Digger. Curiosa anche " Mary Is Dead", un lento che a molti potrà sembrare noioso e monotono, ma che richiama a sua volta in una sorta di tributo il maestro dello shock rock, Alice Cooper. Passando alle canzoni successive, che racconteranno la storia, si ha invece un approccio diverso. Partiamo dal fatto che questa "storia" é incentrata su un controllo del territorio fra diversi mostri, un lupo mannaro, uno zombie, una strega, ed un vampiro, e che come già detto prima, per quanto poco strutturata e con un forte richiamo cartoonesco, alla fine riesce a strappare una promozione. Per la prima volta, ogni singola canzone é strutturata in più parti, nelle quali ci si alterna fra parti lenti e sofisticate, e in altre in cui le chitarre graffiano come se possedute e la voce di Mr. Lordi é più roca che mai. É il caso di "And The Zombie Says" o di "Heaven Sente Hell On Earth". Caratteristica é invece la canzone finale " The Night The Monsters Died", in cui nella prima parte si ha un andamento molto lento, che si ripercuote anche nel ritornello, mentre nella seconda parte si ha un'accelerazione improvvisa, dettata anche dal testo che vede la risurrezione dei corpi dei mostri, e che perciò vi si adattata benissimo. Menzione particolare va ai testi, piuttosto divertenti per quanto riguarda le prime 6 canzoni, ma per quanto riguarda le restanti 6, risultano dannatamente efficaci nel raccontare con precisione la storia, ma senza annoiare l'ascoltatore, con anche qualche momento di sarcasmo.

Il voto perfetto sarebbe 3 stelle e mezzo, ma se c'è una cosa che ho sempre ammirato nei gruppi, qualunque genere essi propongano, é il coraggio e la determinazione a voler cambiare la loro attitudine, per non rischiare di cadere nella banalità e nella noia più assurda (qualcuno ha detto Krokus, AC/DC, Steel Panther? No? Nessuno? Vabbe..). Per questa ragione, giudico questo album veramente ottimo, e spero che questo passo in più fatto verso una sorta di cambiamento, possa continuare con risultati via via sempre migliori.

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