“Si nu bastard’. Si nu pezz’ e mmerd’. Va cogghja aliv’, bastard’!”
Illuminazione. “Vai a raccogliere olive, bastardo”.
Provo a immaginare la mia redenzione nel frattempo che la scopata di turno mette in fila i suoi improperi ed in croce me. Cazzo ci vuoi fare, cogliona. L’hai voluto e mo te lo tieni, di amore mai parlato. E se pensi che l’abbia fatto, eri ubriaca. Ok ti ho ubriacata io, ma intanto ti ho fottuta in ogni senso. E che ci vuoi fare dai.
Quindi, ah ecco. “Vai a raccogliere olive”. Potrebbe essere una soluzione di self-business interessante, perché qui l’agricoltura ancora c’è ma mancano le braccia. Solo che io sono una mente e quindi penso. E mentre mi becco una graffiata e un “I chi ti vo spennere tutti i sordi ca tìeni a mmericine!” incappo nel pensiero che in fondo io sono un allegro giardiniere per davvero. Ho proprio la passione, penso evitando nu scaff a votaman’ mentre subisco senza colpo ferire un “Ah chi t'avviss affucatu allu pisciatur mammata quannu si natu!!!”. Insomma, s’è capito che la tipa aveva le ragnatele ed è proprio scossa all’interno del suo ignorante spirito conservato sotto conservatorismo passivo. Ed ignorante.
Mentre iniziano a volare gli schiaffi, penso a come non prendere sul serio questo momento e a far passare questa pallosissima (ma spero gratificante per lei, onde evitare una seconda puntata) umiliazione. Ho la faccia come il culo. Per questo ci cascano ;) Ah, se ci cascano!
Immerso nei panni di pollo in mezzo ad un gallinaio anarchico e pieno di stronze, penso che dalle bestie dovrei passare alle piante. Sarei fico. Sotto il sole con il forcone, sudato, a bere la cocacola light che mi cola sul petto sporco di terra. Poi sguardo fisso in camera e semplicemente un rutto spaventoso. Un perfetto contadino che giustifica il perché braccia tipo le mie siano rubate all’agricoltura.
A proposito di braccia giustamente sottratte ai mezzi agricoli, potrei, quindi, gemellarmi con Los Campesions! che, vista la vicinanza fisica (più che culturale e musicale) con i Broken Social Scene, sicuramente non sono marrani come me, ma non hanno neanche tutte le rotelle a posto. Un party nei campi con la loro musica sarebbe bello davvero. Certo, sotto esalazioni e spruzzi di pesticidi sballanti (mai detto di volermi dare al biologico) perché di serietà, in questi casi, si dovrebbe parlare solo riferendosi a una guerra di caccole di moccolo scatenata da me contro tutti loro.
Si capisce no? Che questi sono dei gran caciaroni, scanzonati picari di Galles che il principe (di Galles) lo odiano. E io da terrone di primo pelo, credo che legherei bene con un gallese. Anche come lingua. “Cumpà,sitidugnunuparecastagnnzerttuchimidà?”. E lui “aberythhwyyxx, whyttreddiethth”. Non capendoci un cazzo, ci intenderemmo lo stesso. Per fortuna, comunque, i nostri cantano in un inglese comprensibilissimo e dalla pronuncia rotonda e fighetta di chi vuol farti sentire che è 100% brit. Diversi, quindi, dai mentori canadesi anche se dei punti di contatto effettivamente ci sono: nu burdellu di cristiani che compongono il gruppo e struttura e arrangiamenti di alcuni brani molto simili (l’album è anche prodotto da David Newfeld dei BSS). Ma questi sono quei cacacazzi dei fratelli minori, mocciosi e fastidiosi come zanzarine, che assaltano gli zebedei attaccandosi alle funi che da lì pendono, una ad una. E quindi, o ti fai prendere o li mandi a cagare. Non ci sono vie di mezzo, perché la via di mezzo è strettissima e ci sono già io dentro. Tre ad un’anticipazione del primo full lenght (che qualcosa in più vale, due o tre sesterzi) perché questo è un pugno di canzoni con idee interessanti me prese poco seriamente. Hanno un difetto questi contadinelli (a proposito, le contadinelle a qualcuno potrebbero piacere) il loro prendersi poco sul serio è una specie di marchio di fabbrica che, purtroppo, si ripercuote su tutti i loro lavori, sottraendo attenzione all’ascolto. Dicevo tre anche perché, pur essendo teenager allo stato brufolo, ti fanno capire che ci sanno fare con indomita perizia ed un entusiasmo davvero meraviglioso. Ma proprio per questo devi menarli sui denti e non fargli sentire che sono arrivati. Forse questo è anche un altro difetto del’EP in questione e del successivo. A vederli, tra video e apparizioni live, pur avendo messo sul mercato pochissima roba, questi sembrano già essere arrivati. Ma ndo vanno. Ma chissecredeno. Piano, ragazzi, piano.
Debitori di qualcosa nel suono e nella verve ai Manic Street Preachers (conterronei, se non sbaglio) – come io sono debitore di onore nei confronti di questa puttana maledetta che mo ha rotto – i contadinelli arrivano a destinazione, ma poi non ritornano. Nel senso che il feedback un po’ si smarrisce. Forse li hanno pompati un po’ troppo e proprio loro dovrebbero saperlo che, ad esempio, i pomodori pompati sono belli fuori e pelati dentro. Nel senso che non hanno i peli, l’esperienza.
In fondo, trattasi di musica molto, molto divertente e ben suonata che però non è affatto adatta agli spazi chiusi: ci vuole la situazione giusta, il casino, il volume alto, lo sballo. Oppure all’aria aperta, in un campo, che dopo qualche ora sarebbe pieno di stranissimi segni che, se visti dall’alto, farebbero lo smiley ad occhiolino.
La stronza ha finito osservando me che intanto ero proprio partito nel penziero dei contadinos di Galles, simulando un riffone scemo scemo e scalpitante per evitarla. “Sona sò, e ccca ti vo sonara a campana era chiesaaaaaa!”. Eccerto, mo per briciolo d’onore dovrei anche morire. Ridatemi la camera. Ah, eccola. Uno sguardo fisso al centro e, semplicemente, un rutto spaventoso.
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