Ciò che ami fa più male di ciò che detesti, e sembra banale, lo so.

Ma quando senti il mondo ed il suo peso configuri dinnanzi a te ogni sorta di immagine legata a repulsione, rigetto e frustrazione. Cosa è peggio di tutta questa roba? La bellezza, essa fa più male.

Fa male anche Lou Rhodes, la metà femminile del progetto Lamb. Il suo timbro particolare –a volte romanticamente grottesco (Fear Of Fours), altre volte ansioso ed emozionale- affiancato alla totale e completa dedizione all’anima ne fanno portavoce di uno stile unico, evocativo, spaventoso.

Da quando la conobbi e scoprii i suoi maggiori successi come la perfezione di Górecki o la fragilità di Gabriel, ella continua ad assumere prepotentemente il ruolo di femme fatale non solo del trip hop, ma di un intero mondo cantautorale.

Uno dei motivi che spinsero i Lamb a prendersi una lunga pausa come duo è legato anche alla loro più grande virtù: l’unione della sfacciataggine elettronica di Andy Barlow e dell’intimità di Lou Rhodes.

L’avventura della dama solista è caratterizzata dalla predominanza (ovviamente) di uno stile naturalistico e spoglio, scarno ed unplugged. E proprio come i precedenti album, theyesandeye presenta fin dalla opener To The Birds la natura come fonte d’ispirazione.

Lou è alla continua ricerca di umanità ed emozione. La chitarra di Ian Kellet la accompagna per tutto il viaggio anche tra i sentieri più granitici (Sea Organ). Respiri i raggi del sole che adesso hanno un profumo con All I Need e quando Them, in maniera leggermente marziale e ricercata mostra l’oscurità da lontano, hai la facoltà di chiudere la porta: sei al sicuro.

Colpendo le giuste note, il canto di Lou assume la stessa intensità dell’odore di pioggia tra foglie bruciate.

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