Ascoltate i tristi pianisti coreani. 
Ascoltate gli smunti contrabbassisti bianchi.
Ascoltateli dove il jazz è musica per le élite, nelle sale da pranzo dove gli unici rumori sono il tintinnare i bicchieri e delle posate, dove la musica che un tempo era la più popolare – nel senso stretto della parola – di sempre si mischia ai maldestri arpeggi di Allegri.

Ascoltatelo. Apprezzatelo, perché merita.

Però, una volta fatto ciò, prendete questa raccolta.
Quattordici album che coprono il periodo più creativo per colui che è l’artista migliore del Ventesimo Secolo: Louis Armstrong. Quattordici album che vanno dal 1925 al 1945, una colossale raccolta indispensabile per chi ama il jazz, o la musica in generale.
ll jazz di questo disco è un jazz da taverna, rovente, nero, affollato, che sgorga, come lava, quasi impossibile da contenere, che invade la stanza, occupa tutto lo spazio disponibile e ne richiede ancora. E tu, folgorato da una tale potenza, glielo lasci volentieri. Non accetta compromessi. Rozzo e duro come uno dei suoi tanti padri, il blues.

Con ciò non si pensi che manchi l’abilità, anzi: i musicisti, senza alcuna eccezione – e se ne alternano tanti, considerando che ventun anni di musica sono coperti – sono coesi fra di loro e danno eccellenti prove. Certo, non saranno dei virtuosisti, ma a chi importa? In fondo, il pubblico impazzito di New Orleans degli anni venti non considerava molto questo aspetto. E non vedo perché dovrei farlo io.
All’inizio con timidezza, più avanti con potenza e decisione, spicca su tutti il suono lucido e roboante della tromba di Louis Armstrong, il ragazzo nato, secondo la leggenda, il 4 Luglio del 1900, che rivoluzionò per sempre il jazz e la musica in generale, spingendo l’attenzione del pubblico sulla performance del singolo. Lui, sì, un vero virtuoso dello strumento, la tromba, che Satchmo portò a limiti estremi che nessuno avrebbe più potuto valicare. Certo, altri li avrebbero raggiunti, ma finora nessuno li ha superati.

Armstrong capì che il jazz doveva essere un connubio fra il sangue e la mente, l’entusiasmo e l’abilità, e affinò questa sua scoperta attraverso tutta la sua carriera.
Fa quasi impressione poter ripercorrere venti anni di questa leggenda, che ha rimescolato tutte le carte della musica e non si è curato di rimetterle a posto. Praticamente ogni artista serio venuto dopo di lui è stato influenzato, in un modo o nell’altro, dal suo approccio.

Tutta la sua musica è stata l’inno definitivo alla vita

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