"Soffio al cuore" (Louis Malle, 1971)

Sfumature di un datato cinema d'autore che riesce ancora a sconvolgerci.

Coinvolgente lungometraggio diretto dal cineasta, scrittore e produttore francese Louis Malle che segue da vicino, inizialmente con passo felpato e silente poi sempre con più insistente vicinanza e immedesimazione, la scoperta dell'amore fisico appresa da un adolescente di quasi 15 anni in una Digione di metà anni '50 bigotta e proprio per questo sfrontata e noncurante.

Pellicola intrisa di una profonda critica all'alta borghesia francese (dalla quale, peraltro, proveniva lo stesso Malle): scuola cattolica, pedofilia strisciante e individuale crescita culturale. Riprende le caratteristiche che più profondamente segnano il lavoro di questo grande regista che, a soli 24 anni, mette in scena due capolavori della cinematografia francese: "Les Amantes" e "Ascenseur pour l'èchafaud". Continua commistione di generi in cui lo sguardo documentaristico s'intreccia costantemente col suo raffinato gusto narrativo.

Laurent legge Camus, Pierraine e l'Histoire d'O, libro scabroso e inadatto ad un adolescente e per questo motivo tenuto nascosto dalla madre (Lea Massari), una scapestrata evergreen italiana, cresciuta a Firenze, denominata dalla famiglia del marito "l'avventuriera", che tradisce col consenso del figlio minore. Laurent chiede costantemente alla madre se Monsieur Chevallier sia il suo vero padre ("Perché io non riesco a volergli bene.."). Continuo e trascinante sottofondo jazz, garsoniere e villeggiatura alle terme parigine in cui il rapporto madre-figlio acquisterà una nuova e profonda "sintonia". Essenziali nel fornirci un assaggio della nascitura generazione francese degli anni 60 i due fratelli maggiori di Laurent, tra visite alla casa di appuntamenti , falsificazioni di Carnet d'autore e improvvisati festini danzanti nel salotto di casa. Fra gli altri interpreti un'ottima Ave Ninchi che veste i panni della tata italiana, col suo francese segnato da continui intercalari. Il tutto immerso in un turbinio di risa coinvolgente e ammaliante che caratterizza anche l'ultima sequenza prima del buio in sala.

Malle è come un esploratore: mette in scena situazioni forti, a volte anche scabrose, presentandole con estrema gentilezza e grazia, al fine di sconvolgere lo spettatore o forse soltanto per realizzare un nuovo e originale modo di fare cinema.

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