Non si chiama Sean Connery e non è miliardario. Ma è scozzese e, a differenza dell'illustrissimo connazionale, la sua notorietà al di fuori dei patrii confini è esemplificabile mediante la reazione di stupore che accomunò i telespettatori dell'Isola Dei Famosi alla vista di Antonio Zequila ("Chi cazz è?!?" in linea di massima, secondo un attendibile sondaggio di Klaus Davi). Basterebbe questa come motivazione a spingermi, quasi in preda ad un afflato filantropico, a dedicare almeno una pagina a chi forse non potrà mai raccontare di sé attraverso un'autobiografia o le sue semplici gesta artistiche.

Louis McAlexis ha cantato per anni le meraviglie della sua terra rispettando la tradizione "folkloristica" locale, ragion per la quale da qui ad immaginarselo solitario e armato di cornamusa in cima ad un monte delle Highlands, con le nude vergogne in mostra sotto un kilt in balìa del vento, il passo è breve. Nel 2003 (in pochissimi lo ricorderanno), secondo il detto che la fortuna premia gli audaci, questo moderno vate celtico tentò di inoltrarsi, mediaticamente parlando, al di là di quella regione che rischiava di essere ricordata quasi solo per le vicissitudini cinematografiche dell'ormai disperso Christopher Lambert/Connor McLeod, e lo fece con una mossa che, per quanto potenzialmente autodistruttiva, vista l'occasione, fu decisamente coraggiosa: un doppio album, dal ben auspicante titolo "Good Life" che raccoglieva alcune delle migliori composizioni del musicista, riarrangiate in chiave pop e tradotte dal gaelico all'inglese, e una manciata di inediti. Qualcuno, all'epoca, azzardò un paragone, forse eccessivo, con il "White Album"; una minoranza, invece, criticò il lavoro in maniera più aspra (meglio 100 cornamuse che quella roba melensa al pianoforte, parafrasando qualche giudizio al vetriolo). Non si trattò di certo di un capolavoro, ma il tentativo di riadattare delle musiche in un genere totalmente differente e poco familiare per l'artista è apprezzabile almeno nelle intenzioni e, se non altro, è ancor diverso dalle stra-abusate rivisitazioni in chiave acustica alle quali ci hanno abituato i musicisti rock.

Nella "conversione", era inevitabile che qualche vecchia composizione venisse riconcepita secondo i canoni della canzone pop sentimentale: cosi, in brani come "Don't Ever Tell Him", "What Remains Of My Love", "Honey" e "The Way My Heart Plays" sono ravvisabili le influenze di Billy Joel e Barry Manilow. Mentre in "Never Let Go", ritmata e melodica, McAlexis conquista l'ascoltatore con un accorato invito ad inseguire sempre i propri sogni e le proprie aspirazioni. Con "A New Kiss", una delle più romantiche della raccolta, il musicista scozzese duetta con la bella Annie Angelnurse (all'epoca sua compagna nella vita) facendo quasi il verso a Damien Rice e Lisa Hannigan.

Il riscontro di pubblico in Scozia fu discreto, e i discografici pubblicarono "Good Life" anche nel resto d'Europa. In Italia, la distribuzione fu bloccata da Gigi D'Alessio che accusò lo scozzese di ripetuto plagio musicale e di immagine. A McAlexis fu intimato di consegnare tutto il materiale discografico e pubblicitario allo staff del musicista napoletano. Di fronte al suo diniego che, secondo la proverbiale tirchieria scozzese, pare fosse motivato dalla inesaudita richiesta di indennizzo per le spese di pubblicazione e distribuzione dell'artista britannico, D'Alessio fu costretto ad agire per vie legali, coadiuvato da tre rinomati inquisitori dei quartieri alti: Totonno O' Naso 'e cane (Antonio "naso di cane"), Alfonso O' Capa 'e vacca (Alfonso "testa bovina"), e Pascal O' Cuzzecaro (Pasquale "il venditore di cozze").

Le cronache narrano che l'azione legale andò (come previsto) a buon fine: tutto il materiale incriminato venne dissolto nella calce viva, e del malcapitato compositore non si hanno tuttora notizie certe. Fonti ottimistiche lo vogliono in una baita sulle Highlands, vivo e veget... ale!

Buona vita a te, caro Louis!

N.B: Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o a persone realmente esistenti o esistite forse non è puramente casuale ma, per carità di Dio, è da interpretare in chiave esclusivamente e genuinamente giuocosa!!!

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