1968. Lanciata la sfida a tentare il giro del mondo in solitaria, senza mai fare scalo, per battere il primato mondiale. Donald Crowhurst, inglese padre di famiglia e skipper inesperto, decide di gettarsi in tale impresa, tanto grandiosa quanto rischiosa.
Dal momento in cui prende la decisione la sua vita subisce un'incredibile accelerata, deve pensare a ogni minimo dettaglio per preparare al meglio la sua traversata, e cercare di prevedere qualsiasi ostacolo che gli si potrà presentare lungo la rotta, sapendo che una volta partito sarà da solo ad affrontarlo. Forse la foga dei preparativi, forse il fatto che ad ogni passo che fa Donald si ritrova circondato sempre da qualcuno che lo incita e lo supporta, ma sembra che non si prenda il tempo necessario ad ascoltare se stesso, per affrontare i dubbi che nei pochi attimi in cui si ritrova solo lo attanagliano; è quasi una sicurezza la sua, che ci sia qualcosa in questa faccenda che non torna, eppure l'entusiasmo delle persone che gli sono vicine lo condiziona a tal punto che riesce a mettere da parte i propri pensieri, fino al momento della partenza.
Donald porta con sè una 16 mm e un diario per documentare qualsiasi dettaglio a testimonianza della traversata. Sarà il secondo diario che Donald compila in segreto a fare da reale testimonianza, giorno dopo giorno, a quella tragica impresa, le parole che svelano la verità e la follia degli ultimi mesi trascorsi sul trimarano, immerso nell'Oceano, in totale solitudine; un tracciato parallelo dell'effettivo viaggio che Donald affronta, quello dentro se stesso, nei profondi cunicoli che percorrono l'anima di ogni uomo, schiacciato tra paure e realtà. E' il legame con se stesso che cede e lo fa crollare, lo fa perdere nei labirintici pensieri che il cervello, in incessante attività, non smette di creare. Donald prima della partenza non ha avuto il coraggio di considerare la convinzione latente che le cose non fossero del tutto a posto, ha avuto paura di non partire, ha avuto paura una volta salpato, di affrontare realmente il giro del mondo, e ha avuto paura di ritornare indietro, alla propria quotidianità, senza aver concluso quell'incredibile traversata.
E' da questa paura, fedele compagna di quei mesi solitari, che scaturisce la follia, e questo film-documentario ce la descrive a fondo anche con l'ausilio dei materiali che sono stati ritrovati sull'imbarcazione, ed è sufficiente lo scorrere della pellicola a far entrare lo spettatore progressivamente nell'animo del marinaio.
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