James Grant nel ‘93 ebbe a dire: “Non ne vado molto fiero, non è un bel disco”.
Io, più onestamente, avrei detto: “Sono James Grant, Glasgow, Scozia, ottimo paroliere, chitarrista poliedrico, leader dei Love & Money, creo ottima musica ma non ho le idee molto chiare”.
Già: perché l’album di debutto, questo, è un indie rockeggiante con riflessi psichedelici che al primo ascolto indispettisce, al secondo cattura l’attenzione, al terzo rapisce.
Il secondo, “Strange Kind Of Love”, è foriero di un pop gradevole, ottimamente arrangiato, figlio di quel 1988 farcito di linee melodiche in minore laddove hanno fatto breccia in molti.
Il terzo, “Dogs In The Traffic”, è brit-pop infarcito di country: infatti, parole sue, l’etichetta ai tempi lo bocciò, del tipo, ma siete rincoglioniti? Ma i singoli radiofonici ‘ndo stanno? Tanto che Grant si inginocchiò per poter avere i pezzi più intimi e meno commerciali inclusi nell’album.
Questo “….all you need...” è una sferzata infantile e avveniristica al tempo stesso, ma va accettata e capita. Minimale il contributo di Andy Taylor dei Duran Duran che fa esplodere tutta la sua rabbia producendo il brano che apre il disco, Candybar Express, un incipt secco e distorto che potrebbe fraintendere l’ascoltatore. Così come il secondo, River Of People, forse meglio collocabile nel secondo album, il quale reca infatti i geni che saranno poi di “Halleluja Man” e “Jocelyn Square”.
Da “Twisted” in poi, per me, è magia.
Forse perché è tutto nuovo. Mi spiego: fino a pochi mesi fa, da adoratore del secondo album, appena approcciavo questo e lanciavo “Candybar Express”, bleah, brrr, staccavo subito. Recentemente, ho voluto dargli e ridargli ancora e ancora possibilità su possibilità. Qui mi si è aperto il terzo occhio.
L’ingenuità di “Dear John”, soprattutto, sia per come è concepita musicalmente (semplicemente e meravigliosamente) ma anche per il testo contorto passando per la title track che spinge ed osa su di un ritmo talmente rock da renderlo credibile e farti sobbalzare sul lato guida, un guaio per me che ho finito i punti patente.
Mi bastonerete, ma sul finire del disco, non vi cito i brani appositamente per motivarvi e mandarvi in avanscoperta, ho sentito brandelli di Radiohead. Dice: sacrilegio! Può darsi, ma era il 1986 amici miei, mettete il tutto in prospettiva. E capitemi: in questi giorni sto riscoprendo ‘Mediterraneo’ di Mango, io che ho sempre odiato Mogol, e questo disco. Vivo giorni strani in ambito musicale, strani giorni come giustamente cantava Franco Battiato.
Uh, a proposito: James Grant ha appena lanciato un nuovo singolo con un supergruppo, sono tre chitarristi, voi che siete tutti mezzi drogati degli anni 60 che arrivate da Woodstock o quelle cose lì, secondo me vi piace, cercate su youtube Butler, Blake & Grant: 'Bring An End'. Prego, eh.
Carico i commenti... con calma