Un film che non ha ragione di esistere, prevedibile in ogni sua scena, banale, retorico e scontato all’eccesso. Non ci sono appigli per Benvenuti al Nord, il sequel dell’ottimo successo che fu Benvenuti al Sud (remake del francese Giù al Nord). L’ultimo film di Luca Minieri – regista anche del precedente capitolo – è uno di quei tanti casi dell’inutilità del sequel.


Per comprendere il fallimento di Benvenuti al Nord, bisogna fare un piccolo passo indietro e ritornare “al Sud” e analizzare i punti che hanno reso Benvenuti al Sud un successo, sia dal punto di vista cinematografico – pur trattandosi della “solita” commedia italiana – sia dal punto di vista degli incassi.
Innanzi tutto, Benvenuti al Sud presenta una sceneggiatura abbastanza originale, pur trattandosi di un remake di un film francese uscito nel 2008 (ossia due anni prima). Risulta originale perché Giù al Nord non ebbe successo in Italia, ma lo ebbe in Francia, dato che riprendeva e sbeffeggiava stereotipi tipicamente francesi. L’idea di fondo, però, risultava buona ed è stata adattata con successo anche in Italia, dove in questo caso gli stereotipi da prendere in giro e da sfatare erano quelli riguardanti il meridione. Gli spunti comici non mancano, le battute sono apprezzabili e le gag godibili e di buona fattura, anche perché nel cast vi è la presenza di buoni attori, come l’accoppiata Bisio-Finocchiaro che da sempre ottimi risultati, un Alessandro Siani in ascesa dal punto di vista recitativo, la bravissima Valentina Lodovini. E poi ci sono le riuscitissime “macchiette”, in primis il signor Scapece (Salvatore Misticone), Nunzia Schiano (anche e soprattutto attrice teatrale), che interpreta la madre di Mattia, Nando Paone e Giacomo Rizzo nei ruoli di Costabile piccolo e Costabile grande. Insomma sia per la sceneggiatura, che per la recitazione, Benvenuti al Sud risulterà essere un’ottima commedia, divertente e riflessiva, leggere, scorrevole, simpatica e impegnata.
Ossia tutto il contrario di quel che è stato Benvenuti al Nord. Non me ne vogliano gli attori, le loro interpretazioni sono sempre buone, ma se questo film fosse una scopa, il problema sarebbe nel manico, ossia nella sceneggiatura (come ebbe da dire a suo tempo Morandini per un altro sequel, Amici Miei atto III). La trama è scontata, sfilacciata e caotica.


Per chi non avesse visto il film non vi preoccupate, nella recensione non c’è rischio di spoiler, il finale potete immaginarlo benissimo da soli. Così come tutto il film è facilmente prevedibile, dalla prima all’ultima scena. Insomma, si è in presenza di un calderone dove dentro sono stati buttati tutti i luoghi comuni del cinema, per quanto riguarda la struttura del film, e tutti i luoghi comuni della vita, per quanto riguarda lo svolgimento stesso della trama: crisi coniugale e le diverse reazioni dell’uomo di fronte ad essa (Alberto “Bisio” Colombo che cerca di recuperare una seconda giovinezza, Mattia “Siani” Volpe accusato dalla moglie di essere un irresponsabile e immaturo), le difficoltà dell’uomo del sud alle prese con le abitudini del nord, colleghi di lavoro poco socievoli e quant’altro. Finché, banalmente, alla fine queste situazioni si capovolgono in un lieto fine generale.


Più che a un film, sembra di assistere alla seconda puntata mal riuscita di una puntata televisiva, anche perché gli attori sono sempre gli stessi, ci sono sempre Alberto e Mattia, Maria e Silvia, i due Costabile, la madre di Mattia e l’immancabile signor Scapece. Le uniche aggiunte sono la presenza, banale, della suocera strega, la madre di Silvia, Erminia (interpretata dalla stessa Finocchiaro) e la grande occasione mancata che è Paolo Rossi, nel ruolo del mega-direttore generale delle poste in “Marchionne style”. Eh, già, perché non manca neanche la satira politica, anche questa mal riuscita e dal finale scontato. Paolo Rossi rappresenta una grande occasione mancata perché Miniero si trova tra le mani un attore teatrale e un comico dall’intelligenza finissima e dalla bravura indiscutibile, che però viene rinchiuso in un personaggio costruito male e troppo poco al centro della trama.
Si è pensato troppo a costruire in fretta e in furia un prodotto da gettare nelle sale cinematografiche per raccogliere incassi (che di certo arriveranno, statene certi), ma che pecca clamorosamente nella qualità e che cadrà presto nel cassetto del dimenticatoio, o almeno così si spera, se non altro per non intaccare la bravura di coloro che vi hanno preso parte. Benvenuti al Nord non aggiunge nulla alla ben riuscita storia di Benvenuti al Sud e la sua presenza non fa differenza, ma che se non c’era, sarebbe stato molto meglio!

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