Capita, a volte, di beccare qualche libro edito da piccole o piccolissime case editrici che ben figurerebbe nel catalogo di grandi case editrici. A mio modesto parere è il caso di quest'ultimo romanzo di Luca Raimondi edito dalle Edizioni Il Foglio di Piombino.

Raimondi è un 36enne siracusano che, come testimonia Wikipedia, ha già pubblicato diversi titoli non solo di narrativa ma anche di saggistica, soprattutto su Pier Paolo Pasolini. Con Pasolini non so dire quanto possa avere a che fare questo romanzo di formazione di un diciottenne che scopre le amarezze dell'Università, dell'amicizia e dell'amore in quel di Catania negli anni '90, credo poco o nulla. Di sicuro l'umorismo, che sconfina spesso nella più esilarante comicità, non apparteneva al poeta e cineasta tanto amato e studiato da Raimondi. L'ambiente di questi ragazzi, poi, è del ceto medio borghese, niente a che fare con il sottoproletariato romano... insomma, Raimondi, sembra non essersi fatto influenzare dai suoi studi, ha trovato invece un tono e una storia del tutto originali, probabilmente molto autobiografica (era anch'egli universitaria in quella stessa città e in quella stessa epoca), anche se il protagonista si chiama Carlo Piras e la sua storia è narrata in terza persona, in modo cioè oggettivo.

La storia è molto semplice e lineare, anche se spesso l'autore ci fa entrare dritti dritti nella testa del protagonista, di cui riporta alcuni ricordi e persino alcuni lunghi, elaborati, comicissimi sogni notturni in cui il protagonista rielabora e rimescola gli avvenimenti della giornata. Avvenimenti che lo vedono sballottato da una lezione inutile e noiosa a incredibili approcci con le ragazze (ci prova persino con la cuginetta) che immancabilmente portano a feroci delusioni. E poi rapporti di amicizia che sembrano sempre sulla via del tramonto e che in qualche caso finiscono nel peggiore dei modi. Un'apocalisse in miniatura, quella che sembra investire il primo anno universitario di Carlo, fino al finale che non rivelo ma che comunque lascia il lettore soddisfatto, nonostante non vi sia alcun clamoroso colpo di scena. Ma l'apparizione del padre (fino a quel momento in secondo piano) e il breve dialogo che ha con il figlio nel capitolo che precede l'epilogo sia una scena commovente nella sua semplicità e nel suo volere, per un momento, raccordare due generazioni diverse (ma forse non troppo).

Questo romanzo avrebbe tutte le carte in regola per piacere anche ai più giovani, per diventare un piccolo "cult book", ma certamente è penalizzato dal fatto che il suo editore non è Mondadori o Feltrinelli. 

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