Quisquilie, pinzillacchere, come diceva Totò… bagatelle appunto, cose di nessuna importanza. E allora come si spiega che il Titano dei compositori, per natura portato a pensare e a creare in grande, si sia potuto trastullare con minutaglie del genere fino a riservare loro ben tre numeri d'opera del suo non sterminato catalogo ?

Bè, intanto il termine "bagatella", rispolverato di recente dal nostro piccolo ex imperatore in occasione del pubblico scambio epistolare con la moglie, ammannito al popolo bue fino alla nausea, in campo musicale ha un'accezione lievemente diversa, che fa comunque riferimento ad una composizione di breve durata, melodica e non legata ad uno schema preciso, insomma una specie di "fantasia", ma in miniatura. Si ha notizia di Bagatelle per clavicembalo fin dai dai tempi di Couperin, più antiche di circa un secolo rispetto a quelle di Beethoven, che quindi dal punto di vista della terminologia non inventò nulla, ma in compenso con queste sue tre raccolte di piccoli pezzi per pianoforte pose, più o meno inconsciamente, le basi per un'abbondante e meravigliosa fioritura del genere, che avrebbe conosciuto il suo picco massimo nel Romanticismo, soprattutto grazie a Schumann e ai suoi numerosi album giovanili dai nomi fantasiosi (Carnaval, Papillons, Kreisleriana ecc. ), geniali sequenze di episodi pianistici di durata limitata, ma di bellezza e intensità folgoranti.

Il sospetto che queste basi, almeno in parte, siano state gettate inconsciamente nasce dall'ipotesi prevalente sull'origine di queste Bagatelle, valida in particolare per le Op. 33 e 119. Si tratterebbe di abbozzi di singoli movimenti di opere più vaste (principalmente Sonate per pianoforte) ritenuti per qualche ragione non idonei allo scopo e messi da parte, successivamente riordinati in regolari raccolte, il che sorprende non poco da parte di un compositore che ci è stato sempre raffigurato come immerso nel caos più totale, impegnato a correggere e a rielaborare continuamente le sue frenetiche intuizioni musicali, lottando furiosamente per fissare sul pentagramma queste idee in modo per lui soddisfacente, e pare proprio che non fosse un tipo capace di contentarsi di poco, della qual cosa noi egoisti ascoltatori non possiamo che gioire, a posteriori.

Di origine analoga sarebbero anche le ultime Bagatelle, Op. 126, ma in questo caso sembra che la loro sequenza corrisponda ad un progetto più organico, che va oltre la semplice raccolta. Impressione rafforzata dall'inconfondibile stile che le accomuna, quello assolutamente originale e "moderno" dell'ultimo Beethoven, lo stesso per intenderci delle ultime Sonate per pianoforte e degli ultimi Quartetti per archi. Per tutte e tre le raccolte si può fare comunque il paragone letterario di un grande romanziere alle prese con brevi racconti (Thomas Mann, per dirne uno): la sintesi della forma non va certo a scapito dell'espressività, che anzi in certi casi sembra concentrata.

E' il caso della Bagatella più nota in assoluto, "Per Elisa", dedicata in realtà ad una certa Teresa (Beethoven scriveva più o meno come molti nostri medici nelle ricette, da cui l'equivoco). Tre minuti, in pratica una canzonetta, ma nessun bisogno di parole. La musica parla da sola, con l'immensa tenerezza della dichiarazione d'amore di un timido, un dolce balbettio di due note che si alternano, poi con l'impennata centrale che ci proietta in pieno Romanticismo (i tormenti amorosi in musica di Brahms sono dietro l'angolo) e quindi con il ritorno al pensiero ossessivo dell'amata, scandito dall'ipnotico tema iniziale. La Bagatella più nota è un frammento isolato, contrassegnato con WoO 59, dove WoO è l'acronimo di tre parolacce tedesche più o meno equivalenti a "lavoro senza numero d'opera".

Tutte le 24 Bagatelle meriterebbero una citazione, ma per ragioni di spazio limitiamoci a quelle più notevoli. Tra le 7 Bagatelle dell'Op. 33, anch'esse più o meno della durata "canzonettistica" di 3-4 minuti, segnaliamo la n° 1 "Andante grazioso quasi Allegretto", la cui definizione parla da sola, specie se si sottolinea la parola "grazioso"; la n° 2 "Scherzo", davvero sincopata e imprevedibile come gli Scherzi di certe Sonate; la n° 4 "Andante", che mantiene la lieve semplicità, spiccatamente mozartiana, tipica di molte opere giovanili di Beethoven; la n° 7 "Presto", con l'inquietudine del suo frenetico attacco, che sembra anticipare quello della celebre Sonata "Waldstein", ma poi si risolve in un brillante e repentino scintillio di note.

Le più concise in assoluto sono le 11 Bagatelle Op. 119, alcune addirittura ben inferiori al minuto. Appena più elaborata solo la n° 1 "Allegretto", così teneramente malinconica da sembrare più al suo posto nella raccolta precedente, cosa che si può dire anche della più semplice n° 4 "Andante cantabile"; nei due minuti scarsi della n° 6 "Andante" è concentrata un'incredibile varietà di temi; la n° 7 "Allegro ma non troppo", con il suo trionfo di trilli, si chiude in un vorticoso crescendo; la n° 10 "Allegramente" è un fuoco d'artificio di note limpide e colorate.

Con le 6 Bagatelle Op. 126 si ritorna alle misure della raccolta giovanile (3-4 minuti) ma con la ben nota sobrietà dell'ultimo Beethoven. La n° 2 "Allegro" alterna un irrequieto tema iniziale ad uno sostenuto ma ben più melodico; la n° 3 "Andante cantabile e grazioso" ripropone in miniatura la rarefatta semplicità e i trilli della sublime "Arietta" della Sonata Op. 111; la n° 4 "Presto" ha un attacco marziale, quasi minaccioso, ma alla fine tutta questa foga svanisce in riflessi di note delicate; la n° 5 "Quasi Allegretto" sembra una reminiscenza delle idilliache e un po' ingenue melodie del giovane Beethoven, filtrata attraverso la rassegnazione pacata e il senso di "addio" di un compositore che proprio con questa Op. 126 aggiunge l'ultima pietra all'imponente edificio della sua opera pianistica, fondato sulla bellezza di 32 Sonate per pianoforte.

Tra i pianisti In attività Alfred Brendel è rinomato in particolare per le interpretazioni di Beethoven, autore a cui tra l'altro ha sempre dato enorme spazio nei suoi concerti. Probabilmente a questa predilezione non è estranea la sua tecnica solida e senza fronzoli, fatta di note decise e ben marcate. In ogni caso questa incisione delle Bagatelle è l'ennesima conferma di ciò che Brendel sa esprimere quando suona il suo autore ideale, ed è non meno impeccabile di quelle, davvero imperdibili, delle Sonate. Buon ascolto.

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