La recensione di un'opera di Beethoven rappresenta una difficile sfida, specialmente quando avviene dal punto di vista dell'audiofilo e non del musicista, però mi garba affrontarla e parto quindi dall'inizio ovvero dalla prima sinfonia scritta da Ludwig a partire dalla metà degli anni '90 del '700 e completata verso la fine del '99 a quasi trentanni d'età, che per l'epoca e musicalmente parlando era un'età gia abbastanza matura. Infatti Beethoven si cimenta con questo tipo di composizione, rappresentata la prima volta Vienna nel 1800, piuttosto tardi nello sviluppo della sua eccellente carriera, per che motivo? Difficile a dirsi, il mio modestissimo parere l'attribuisce all'ambizione ed al desiderio di competizione, eh si perché anche in quell'epoca c'era eccome: in materia i campioni della scena erano due Musicisti del calibro di Mozart ed Haydn, il primo scomparso molto giovane da qualche anno, aveva prodotto ben 36 sinfonie, il secondo assai più longevo e considerato il padre di questa composizione una ventina. Stretto da questa tenaglia di colossi, fra l'altro amici fra loro ed in contatto epistolare, capite bene come lo stimolo a produrre un'opera di questo tipo fosse irresistibile ed al contempo assai rischioso.

Ma Beethoven doveva dimostrare d'essere il più grande, o almeno provarci, ed ecco che comincia ad abbozzare i primi movimenti ed affrontare il primo problema: quello di contenere le sue idee nella struttura sinfonica, composta di 4 movimenti in genere non prolissi, la soluzione risulta geniale anche se concettualmente semplice e fu quella di sviluppare la composizione su due diversi piani: quello più profondo rigorosamente ancorato alla struttura classica, dettata dagli illustri predecessori visti sopra, ed uno più superficiale in cui far convergere la sua originalità. Questa tesi, già avvertibile nella prima breve sinfonia, caratterizzerà in maniera più decisiva tutto lo sviluppo delle sue composizioni più celebri.

Brevemente l'analisi uditiva dei movimenti: il primo è caratterizzato da una lenta introduzione tant'è che il tempo è indicato come "Adagio molto" lascia ben presto poisto all' "Allegro con brio" composto classicamente dall'esposizione, lo sviluppo e la ripresa con coda finale caratterizzato da una robusta sezione d'archi ad incalzare durante tutto il percorso come tipicamente accade in questo genere di composizione beethoveniana e fiati (legni, corni, flauti ed oboe) sparsi in secondo piano. Il secondo movimento parte senza introduzione, pacatamente, con la sonorità degli archi cui in un secondo tempo s'aggiungono i fiati: è una melodia lenta e pigra, decisamente settecentesca in contrapposizione al primo movimento già proiettato verso quella che sarà la sua musica nel nuovo secolo.

In decisa ripresa il terzo movimento,"Allegro molto Vivace" in sostanza un Minuetto molto ritornellato sempre con una netta prevalenza degli archi al gran completo e un intervento dei fiati successivo e sempre in secondo piano; quarto movimento introdotto "alla beethoven" seguito da un Adagio che permette la valorizzazione del successivo "Allegro molto Vivace" che riprende i temi del primo movimento, in cui ad una prima fase d'incontrastata presenza degli archi segue un tema di spiccato "contrasto" coi fiati che rappresenta, al mio ascolto, la parte migliore dell'intera composizione, conclusa da un riepilogo ed una veloce coda finale.

A questo punto viene il difficile: come "giudicare" l'opera; per fare ciò mi avvalgo del "metro" che normalmente uso per la Musica moderna ovvero: la "Prima Sinfonia" di Beethoven non è certamente uno dei suoi (numerosi) capolavori, non sconvolse il mondo musicale di allora, risultando senz'altro inferiore alla precedente produzione sinfonica mozartiana ed haydiniana, non rappresenta neppure un'opera di secondo livello per l'autore, ma un lavoro ancora un po' acerbo. Personalmente non mi emoziona più di tanto, non vi trovo spunti "indimenticabili" anche se formalmente, per carità, tutto è al posto giusto, quindi ritengo che 3 sia il voto corretto.

Concludo precisando che l'edizione ascoltata (preferita) è quella dei Berliner Philarmoniker diretti da Herbert von Karajan nella versione (storica) del 1963, più "vigorosa" delle tre successive versioni, quella della copertina è del 1981. Ho anche un'edizione dei Wiener Philarmoniker diretti da Claudio Abbado nell'89, buona ma un po' più "piatta" e scusate l'espressione.

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