È il primo romanzo dello scrittore siciliano Luigi Pirandello, composto nel 1893 con il titolo "Marta Ajala".

La storia è ambientata in paese della Sicilia, Monte Cavo. La protagonista, Marta Ajala appunto, si sente "esclusa" dalla società in cui vive per aver clamorosamente perso il posto che le era assegnato. Un posto di moglie sottomessa ed annoiata, nel quale viva a disagio, ma che la rendeva rispettabile di fronte alla gente. Un posto che non rimpiange, ma la cui perdita improvvisa e violenta l'ha getta in una situazione drammatica: è stata scacciata di casa dal marito, Rocco Pentàgora, che l'ha sorpresa a leggere la lettera di un corteggiatore, Gregorio Alvignani, le cui profferte amorose aveva sempre respinto.
La precipitosa decissione del marito travolto dall'ira; l'atteggiamento del padre che, pur conoscendo la sua innocenza, giustifica in pieno la decisione del marito, per un malinteso spirito di solidarietà maschile e si lascia morire per la vergogna; la pena sommessa della madre e della sorella, sempre pronte a consigliarle di arrendersi e sottomettersi; la corale malevolenza dei paesani, pronti addirittura ad approfittare di una processione che passa sotto le sue finestre per inveire pubblicamente contro di lei, sono gli elementi di un quadro minuziosamente descritto, alla maniera dei veristi, che pone in grande evidenza la chiusa mentalità paesana.

Ma la reazione di Marta solo in parte è simile a quella dei personaggi naturalisti; rivela una condizione interiore che li travalica, una assai più complessa psicologia che parte dal compiacimento piccolo-borghese per le lettere dell'Alvignani, "... un avvocato di grido, lodato, ammirato e rispettato da tutta la città..." e gruadualmente si sviluppa in una lotta ostinata contro tutti per un riscatto economico e morale, che alla fine riuscirà ad ottenere, ma senza gioia. Non basta vincere le battaglie intraprese nell'ambito della società per non essere più dei vinti.
Il gioco beffardo del caso prevale sull'oggettività del racconto, secondo una logica inattesa, espressa in una serie di coincidenze che rivelano un loro oscuro significato, come quando il padre muore contemporaneamente alla nascita del figlio di Marta, portato in grembo con repulsione, quasi a significare un netto distacco dal passato. La singolarità delle circostanze sfocerà nel finale colpo di scena: il marito riprenderà Marta quando ormai è colpevole, dopo averla scacciata innocente.
Nel cedere all'Alvignani, ormai deputato, che l'ha aiutata a far fronte alle ingiustizie delle autorità scolastiche (ostacolono la sua nomina a maestra, nonostante abbia vinto con merito il concorso) sembra adattarsi al ruolo d'amante di lui che la stessa società le ha imposto. Ma il suo stato d'animo non è mai quello di chi passivamente s'arrende, anche se la sua lotta irrequieta contro le circostanze dominate da una forza insodabile risulterà vana. Alla fine a sconfiggerla non sarà la società da cui è riabilitata, ma la vita che reca con sé una pena che nessun successo può cancellare.

È significativo che l'autore usi la parola chiave "esclusa" proprio nella seconda parte del romanzo, dove, sembra celarsi la resurrezione di Marta. La sua lotta tenace contro tutti le aveva fatto guadagnare quell'agognato posto da maestra, che le ha consentito di togliere dalla miseria la madre e la sorella. Ma proprio la felicità delle due donne, le fa avvertire l'isolamento spirituale, la sua incapacità di sentirsi inclusa nella società.
Ma, in realtà, ha mai avuto un posto? Marta non ha mai aderito in pieno alla condizione di moglie e di madre. La stessa esperienza amorosa con l'Alvignani non corona un lungo sogno. La amareggiano scrupoli, rimorsi, pregiudizi mai cancellati dalla sua emancipazione soltanto aparente. Del resto l'Alvignani gli sembrerà poco sincero, incapace d'esaudire il suo desiderio d'autenticità. Egli finirà per dimostrarsi stanco di questo rapporto, pur fingendo il contrario, e la spingerà ad accettare il perdono del marito. Quando ritorna da lui incinta del figlio di un altro, compirà involontariamente una specie di amara vendetta, ma ormai non ha nemmeno più la volontà di compiacersene.

Personaggio complesso Marta Ajala, apparentemente decisa e combattiva, capace di conseguire importanti risultati, mai però di risolvere i suoi problemi interiori e sempre dominata dalle circostanze; alla fine si rassegna ad essere di nuvo succube del marito, come, tutto sommato, lo era stata dell'Alvignani, per quella legge occulta ed inesorabile che decide i destini degli esseri umani senza tener conto della loro volontà.

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