Che cos’è la vita?

Il mistero dei misteri per noi uomini, che viviamo qui ed ora. Certo, se avessimo con noi, qui, un cannocchiale, un cannocchiale che non mostrasse come sono i pianeti e le stelle da noi lontani, ma un cannocchiale che… come rovesciato, ci mostrasse la terra così piccina, da lontano, vista da uno di quei pianeti: non ci occuperemo di questa filosofia.

Ma non l’abbiamo.

Perciò, com’è e come non è, dobbiamo occuparcene, di questa vita.

Una trappola, sostiene qualcuno, una condanna. Tutti noi nasciamo condannati a morte. Così, come avere il coraggio di essere genitore, di dare a qualcun altro codesta sentenza di condanna? Che siamo noi, dei giudici supremi?

Un uomo compiva simili riflessioni nelle sue confessioni contenute in una lettera aperta. Ormai nel mezzo del cammin della sua vita, viveva col padre che occupava la stanza opposta. Il suo giudice crudele viveva, ormai da sette anni, immobilizzato nel suo letto. Mangiava e piangeva, piangeva e mangiava. Mangiava, si fa per dire, veniva imboccato da due donne di servizio, mentre l’uomo, il figlio, in salotto, baloccava coi i pensieri nella sua mente.

Pensava, “che stupide, miserabili e incoscienti creature sono tutte le femmine! Si parano, s’infronzolano, volgono gli occhi ridenti di qua e di là, mostrano quanto più possono le loro forme provocanti; e non pensano che sono nella trappola anch’esse, fissate anch’esse per la morte, e che pur l’hanno in sé la trappola, per quelli che verranno”.

Misogino. E farneticava, probabilmente. Tuttavia, conosceva la mitologia, quest’uomo, e le terribili, perverse penitenze senza scampo con cui le divinità erano solite punire chi osava affrontarle. E quanto nichilismo, nella sua filosofia di vita.

Pavido era, invece, secondo il senso comune, poiché aveva scelto di non mettere nessuno nella trappola, di non condannare nessuno.

Senonché qualche mese prima...la vita non gli avesse fatto un brutto scherzo. Farneticava, quindi.

Era bella e timida quella donna sposata, ma senza figli. Nel buio della notte, che l’uomo soleva contemplare, lei usciva dalla camera del padre di lui, che lei accudiva. La luce non riusciva a scalfire il buio, così un urlo in salotto accompagnava lo scontro dei due corpi. La donna metteva l’uomo e l’uomo metteva la donna in uno stato di incandescenza.

Ora, dopo alcuni mesi, un nuovo condannato alla vita, un condannato per causa sua, sta per nascere in Sardegna, dove la donna e il marito di lei si son trasferiti. Tuttavia, Il nostro uomo confessa e spergiura che non pensava andassero così i fatti, pensava che fosse lei a non poter avere figli. Era il marito, invece, ed è sicuro che la donna lo sospettasse. La accusa di essere giudice, a suo dire, di quella nuova condanna che porta in grembo e pensa di partire per l’isola per salvare il condannato, uccidendo la madre, o di uccidersi insieme all’uomo settantaseienne che molti anni prima aveva decretato la sua di condanna.

E così finisce la storia e noi, lasciato l'uomo ai suoi pensieri, ci apprestiamo a leggere tanti altri casi straordinari che avvengono nel nostro piccolo pianeta.

Promemoria:

Leggere le novelle per un anno, laboratorio di scrittura di un premio nobel e nutrimento per la nostra anima di lettori.

Effetti:

Ampliamento dello spettro di personaggi conosciuti: esseri vivi più di quelli che respirano, mangiano e dormono; forse meno reali, ma più veri di quelli.

Posologia:

Minimo due novelle alla settimana.

Avvertenze-effetti collaterali:

Un sovradosaggio potrebbe causare effetti collaterali al vostro equilibrio mentale.





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