Rob Flynn aveva annunciato al mondo che "The Blackening", l'ultima release della metal band americana Machine Head in attività dal 1994, sarebbe passato alla storia dell'heavy metal come il "Master Of Puppets" (storico album dei Metallica, bibbia del thrash metal) del nuovo millennio.

Le aspettative per "The Blackening" erano alte, soprattutto dopo un bel disco, convincente e compatto come "Though The Ashes Of Empire" che aveva risollevato i Machine Head dalla parentesi nu metal degli album "The Burning Red" e "Supercharger", putroppo, almeno secondo il mio punto di vista, queste aspettative non sono state soddisfatte, il disco in questione nonostante la lunghezza delle canzoni, si presenta compatto, ma non abbastanza per far si che tutte le 8 song risultino dei capolavori al pari del già citato "Master Of Puppets", o almeno eccellenti canzoni. La lunghezza delle song poi è spropositata, ma non per l'effettiva durata dei brani (che non è neanche tanto eccessiva), ma per la band che sta suonando: effettivamente nessuno si sarebbe aspettato dai Machine Head due brani che superano i 9 minuti ed altrettanti che superano i 10, in fondo non è proprio una bella novità per un gruppo che aveva sempre giocato molto sulle canzoni d'impatto e quindi su quelle più corte. Al contrario tra i pregi del disco vi è il nuovo approccio e l'attitudine che hanno le chitarre e i riff in particolare, molto buoni i classicismi "heavy" vecchio stile (la componente nu metal volatilizzata), insomma Iron Maiden e, soprattutto Judas Priest la fanno da padroni sulle chitarre di queste otto tracce che vado a recensire.

01 "Clenching the fists of Dissent": la prima canzone del nuovo album dei Machine Head si apre con un arpeggio melodico molto buono che ben presto si trasforma in un gradevole riff thrash metal, molto vicino al primo disco della band (lo stupendo "Burn My Eyes"), la prima cosa che si nota subito e che Flynn è tornato finalmente ad urlare e cantare in pieno Anselmo-style eliminando tutte quelle mosse e cori pseudo-grunge che avevano caratterizzato "The Burning Red" e il suo successore "Supercharger". La song ha belle ritmiche e chitarre melodiche molto coinvolgenti, mentre verso i 6 minuti vengono introdotti cori anthemici molto epici. Nella parte finale la canzone si suddivide in parti più calme con atmosfere "fluttuanti" e riff incazzati di puro heavy-thrash. Tutto sommato si inizia molto bene, nonostante il songwriting un po' confusionario e altalenante.

Voto : 8

02 "Beautiful Morning" : chitarre spesse e "dure" per "Beatiful Morning", cantato graffiato, ritmo dei batteria sincopato e a tratti molto thrashy. La song ha un ritornello un po' debole e troppo melodico, una canzone che a tratti ricorda il passato crossover della band, mentre in altri momenti le atmosfere si avvicinano al metalcore di Killswitch Engage. Sul finale la batteria ha un certo andamento hardcore e si nota un buon lavoro di chitarre, conclusione molto più placata per una song carina, ma nulla più.

Voto : 6,5

03 "Aesthetics of Hate" : Altro riff arpeggiato per l'introduzione di "Aesthetics Of Hate", pezzo che deve molto al thrash vecchia scuola di Kerry King e dei suoi Slayer, anche se negli assoli le chitarre si spostano subito su lidi melodici immaginando dei Maiden più incazzati. Nonostante il discreto lavoro di batteria la song rimane piuttosto anonima e inconcludente, soprattutto nella parte finale, in cui torna più calma e cadenzata.

Voto : 5,5

04 "Now I Lay Thee Down" : riff portante della song molto heavy e d'effetto, il cantato è molto più melodico delle tre tracce precedenti, meno urlato, Flynn si fa più "pesante" solo nel ritornello. Le chitarre inizialmente si rendono ripetitive, ma verso metà canzone si fanno più melodiche e meno monotone, conclusione molto più "cattiva" in linea con il resto dell'album.

Voto : 7

05 "Slanderous" : l'introduzione melodica è in pieno stile Judas Priest mentre l'andamento del resto della song è molto più vicina ai Pantera di "Vulgar Display Of Power" con momenti anche molto duri e pesanti riconducibili a certo swedish death metal. Una canzone abbastanza buona anche grazie agli interventi delle chitarre "classiche", che rendono la song molto "rock-style".

Voto : 7,5

06 "Halo" : ancora apertura melodica arpeggiata per "Halo", una canzone da un forte gusto "epico" nella sua parte iniziale, grazie al ritornello anthemico e a discrete parti di basso. Gli assoli sono banali e troppo "legati" agli Judas Priest. Se la canzone sarebbe terminata raggiunti i 6 minuti, sarebbe stata molto buona, ma la parte finale e l'inaspettata sfuriata conclusiva se la potevano risparmiare.

Voto : 6,5

07 "Wolves" : canzone ormai scontata e troppo lunga a questo punto dell'album che si muove tra chitarre classiche e durezza di "panteriana" memoria. Carini i riff melodici, ma in sostanza si tratta di un pezzo con mille riff ma poca sostanza.

Voto : 6

08 "A Farewell to Arms" : chitarre "liquide" per l'introduzione della canzone che chiude "The Blackening", una introduzione dale tinte "alternative", dove si il cantato si fa molto più pulito. Un pezzo "mastodontico" che sfora i 10 minuti, rimane sempre in bilico tra la clama melodica, le atmosfere epiche e i momenti più pesanti. Come per l'opener in 10 minuti si sono volute suonare tutte le loro influenze (dal thrash all'heavy classico passando per una certa vena alternative), creando una specie di calderone, che però risulta abbastanza convincente.

Voto : 7, 5

In conclusione il disco presenta anche tracce buone e momenti elettrizzanti, ciononostante il suo precedessore "Through The Ashes of Empire" aveva convinto molto di più e c'è da dire che tra "Master of Puppets" e "The Blackening" c'è di mezzo un mare.

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