"Dead Man di Neil Young, un noir musicale quasi perfetto"
Appena rientrato, dopo l'ennesima trasferta di lavoro, tolta la giacca, Christoffer Anberg si buttò sfinito sul divano del suo rifugio.
Troppo stanco per prepararsi da solo la cena, pensò di ordinare qualcosa di pronto dal bar lì nei pressi, con l'idea, nel mentre che aspettava, di ascoltare un po' di buona musica tanto per raddrizzare il verso di quella giornata.
Era di nuovo a Hjertvika, suo paese natale, dove aveva portato il suo punto d’appoggio tra un viaggio e l’altro, poco distante da Molde, famosa per il festival jazz che si tiene ogni luglio.
Dopo un’interminabile viaggio, riguardante anche l’Atlantic Ocean Road, che per i turisti è la strada più bella del mondo, e che per lui era invece solo un menoso dejavù ripercorso all'infinito, Christoffer si trovò nuovamente nel suo spartano Rorbu in legno.
Finalmente era di nuovo a casa, nei luoghi dei suoi primi anni di vita, indifferente invece dei rinomati punti panoramici a strapiombo sul mare tipici di quella strada, che, saltando da un’isola all’altra grazie a ben 7 ponti, passavano sopra l'arcipelago, collegando Molde a Kristiansund, dov’era allocato il suo lavoro ed anche la sua dimora, famiglia inclusa.
Costruito a mò di palafitta con vista sulla terraferma e sulla soprastante vegetazione, quel rifugio era in realtà un modesto capanno, già ricovero di un pescatore sino a qualche anno prima, epicentro sia del miglior paesaggio che delle turbolenze meteoriche che spesso impattano su quel tratto di costa.
Lo stesso, ancora riscaldato a legna, era incentrato su di un ampio monovano, con funzione di soggiorno e camera da letto, dotato sui tre lati di gabinetto, deposito per la legna e piccola cucina, mentre sul quarto lo stesso, attraverso la bella vetrata d'ingresso, prospettava sull'ampia balconata coperta con vista sul Mare di Norvegia.
Fatta una breve doccia, ed estratte dal trolley le sue cose d'ordinanza, lo stesso aveva ordinato per telefono al bar la sua cena; in attesa del suo arrivo, scelse di ascoltare Dead Man di Neil Young, acquistato qualche settimana prima su vinile nello storico Muzak Store, posto nel centro di Molde, con l’auspicio che quell’ascolto riuscisse a rinverdire quell'Amore ormai passato.
Estratto quell’ellepi dal cartone, si avviò verso la sua postazione musicale, lo centrò sul piatto del giradischi, e fece scendere lentamente la puntina, che iniziò a solcare i solchi concentrici di Dead Man, mentre partivano le sue note, emozionanti e potenti, grazie al vecchio e prezioso ampli valvolare, ed ai due preziosi speakers compagni di tanti bei ascolti.
Attempato studioso della Groningen Research Institute, noto per la sua simpatia, Christoffer, impostata la sua cena, così come anche il suo ascolto, si accomodò piacevolmente sul divano, esattamente al vertice del triangolo musicale con i due speakers, in modo da poterne cogliere ogni loro piccola sfumatura.
Appena avviato quell'ellepi, Christoffer apprese dalle note della sua copertina il senso di Dead Man, avvertendo così tutto il suo fascino, grazie ai riff chitarritici di Neil Young, intrinsecamente legati all'omonimo film di Jim Jarmusch del 1995, dedicato alle drammatiche vicende umane di William Blake, giovane poeta e pittore inglese di fine '800, interpretato nello stesso da Johnny Depp.
Apparve subito chiara la bellezza, non solo del film, ma anche della sua colonna sonora, capace di riconquistare quel suo amore musicale apparentemente perduto.
Quella musica, seppur scevra delle necessarie immagini, grazie alle note strazianti dell’Old Black di Neil Young, evocava invece perfettamente le sventure del suo protagonista, che, in un lontano ed ancora selvaggio West, attirato da un'allettante offerta di lavoro, intraprendeva un avventuroso viaggio, che, prima di vederlo scendere verso la terra degli spiriti, travolto infine dalla morte, lo portava ad una profonda rivisitazione mistica di sè stesso.
Ancor prima del previsto, arrivò il ragazzo del bar, che posò sul tavolo la sua cena, ma Christoffer, anzichè cenare, preferì concludere Dead Man, poichè affascinato dalle sue note, malgrado il suo stomaco fosse vuoto ormai da ore.
La sua attenzione fu distratta da una certa presenza che avvertì nei suoi pressi, che si concretizzò meglio con la sua impronta sul divano, su cui anche lo stesso era seduto, mentre gli evocativi riff chitarristici di Neil Young via via erano sostituiti da dei suoni ugualmente laceranti, che giungevano questa volta da dietro la porta d'ingresso, che non potevano dipendere certo dalle forti raffiche di vento che nel mentre battevano la costa.
Decise di non silenziare la musica, anzi di ripeterla più volte, anche se avvertiva lì vicino qualcosa di preoccupante, e rimase in attesa del giorno, secondo l'idea che la miglior guerra si vince senza combattere nessuna battaglia, anche se poi si convinse a chiamare la polizia.
Pochi attimi dopo giunse il Tenente Olsen, che, non riscontrando alcun pericolo, dopo aver ascoltato il racconto di quella notte insonne, ritornò verso la balconata indicando una preziosa Gibson Les Paul Gold Top del '53 lì appoggiata, per poi rientrare di nuovo verso il divano dov’era rimasta la copertina di Dead Man.
Olsen, un po’ scocciato completò il suo mero lavoro, e mentre si avviava verso il suo fottutissimo ufficio indirizzò a Christoffer un mezzo sorriso, aggiungendo infine:
“Ciao Amico, là fuori c’è la mitica Old Black di Neil Young, e ci sono anche segni che lì la stessa ha suonato ininterrottamente per tutta la notte, anche se Neil Young pare ormai andato via, quindi fammi un piacere, quando avrai modo di rivederlo mandagli un saluto anche da parte mia".