Il trionfo del cinismo sulla tristezza altrui
Una cosa che non ho mai sopportato nell’umanità è il cinismo con cui vengono miserabilmente trattate ed emarginate le persone insicure, abbattute, che tendono a fare le vittime. E ignorano tutto ciò che ci può essere dietro queste persone e le conseguenze del trattamento che loro riservano. Queste persone vengono derise manco fossero un cancro per la società ignorando ciò che invece potrebbero custodire ed offrire.
Innanzitutto viene ignorata una cosa: queste persone non stanno facendo le vittime o denunciando il loro disagio per niente, così tanto per mostrarlo, non si può fingere un disagio, se non a teatro, nessuno si sente davvero di inventarsi un problema solo per suscitare compassione; anzi, se non ci fosse un disagio di fondo non ci sarebbe nemmeno bisogno di attirare compassione. Queste sono solitamente persone che hanno davvero sofferto; può trattarsi di situazioni familiari complicate e magari poco amore all’interno della famiglia; può trattarsi di sogni non realizzati e magari proprio perché il mondo circostante non ha permesso loro di realizzarli; può trattarsi di personalità originali che nessuno ha saputo capire perché, diciamocelo fra i denti, la gente è stupida; può trattarsi di adolescenza difficile segnata da episodi di bullismo o di emarginazione; può trattarsi di qualsiasi cosa che rende questa vittima legittimamente insoddisfatta nonché desiderosa di un riscatto. Ed è assolutamente normale che lo cerchi nelle nuove persone che conosce nel suo percorso. Questa persona è inoltre molto fiduciosa, nonostante tutto, di ottenere qualcosa da queste persone, spesso ignara del fatto che esse si riveleranno poi come tutte le altre; e sente quindi il bisogno di sfogarsi, sperando in una reazione, reazione che arriva ma come al solito negativa. “Ma che palle ‘sto/a qua, sempre che si piange addosso, una flebo ogni volta…”, questa è la reazione tipo, molto triste da dirsi.
E in tutto ciò arriviamo a credere che questo atteggiamento così cattivo sia la soluzione migliore per liberarci delle loro lamentele, anzi, pensiamo perfino che sia perfettamente normale, magari giustificati da quello studio scientifico di turno che ci dice che “le persone negative influiscono negativamente su di noi e sul nostro stato d’animo” e noi vi crediamo ciecamente. In realtà quello che stiamo facendo è soltanto alimentare ancora di più il loro vittimismo ed il loro senso di sconforto e desolazione, ci stiamo solo aggiungendo alla lista dei numerosi carnefici che potrebbero portare fino allo spegnimento della persona; o addirittura può darsi che siamo noi stessi i principali artefici della sua tristezza, se magari siamo i primi ad avere a che fare con quella persona.
Nessuno mai però che cerca di andare in controtendenza provando ad essere la rinascita di quella persona anziché l’ennesimo macigno o peggio il tracollo definitivo. Penso che non sarebbe una cattiva idea passare con quella persona un pomeriggio al parco, la sera al bar, il sabato sera con gli amici, magari provare ad inserirla nella propria compagnia (sempre che vi siano le persone giuste con la stessa sensibilità e senza pregiudizi). Se la cosa funziona la persona potrebbe pian piano cominciare a sentirsi importante e a lasciarsi il passato alle spalle, riacquistare fiducia in se stessa, e noi potremmo orgogliosamente ed umanamente divenire responsabili di un’opera di bene, e direi che far sentire bene una persona e risollevarle lo stato d’animo lo è a tutti gli effetti. Tentar non nuoce, è che forse siamo noi stessi troppo deboli per dialogare e per dare aiuto a chi ha bisogno d’amore, dovremmo prendere in considerazione questa ipotesi.