"Undead, un'immortalità tutta da ridere..."

Se è vero, come dicono, che nella nostra esistenza terrena viviamo momenti chiari ed altri più scuri, quelli dei Dè Noot sinora erano stati decisamente i più bui, comunque e sempre, di quei poveracci che abitavano quel gruppo di case, oscillando dalla penombra dei casi migliori alle tenebre di quelli più tristi.

Qualcosa però forse stava cambiando in meglio per la Famiglia di Angelo, da quando, insperatamente, erano diventati con poco i nuovi proprietari di quella villa d’epoca arroccata sopra la città di Gevona, che a breve avrebbe permesso loro di allontanarsi da quei ruderi dove aveva vissuto in passato il Conte Vlad, che da tempo li costringeva a convivere con la sua ingombrante presenza.

A poche ore dall’imbrunire, con l'aiuto della consorte Eveline, detta anche Smile per il perenne sorriso, lo stesso aveva accatastato lo stretto necessario in quella grande stanza del primo piano, rimandando al giorno dopo, con l’arrivo del mobilio, a sistemare il resto dei loro averi, ancora stipati negli scatoloni rimasti nell’ingresso.

“L’acquisto di questa casa, Cari miei, nel tempo sarà il nostro riscatto”

sostenne convinto Angelo, conosciuto come Tumòrro nàit (tomorrow night) da quelli del bar vicino per i suoi eccessi notturni dovuti all'acool.

“eh già, un po’ d'affare 'sta villa del 'zzo, con tutti ‘sti ambienti uno dentro l'altro, chiusi tra loro come in una matrioska da porte interne, con su scritto: chiudere bene a chiave la notte, che terminano contro le stanze da letto del primo piano”.

questa fu la risposta del solito prendingiro di Andrea, loro ultimo genito rinominato dagli stessi come Bimbo Stress.

In attesa di migliorie a quello strano assetto interno, i nostri ligi a quei cartelli serrarono tutte le porte interne, pronti a dormire in fondo a quella lunga serie di stanze chiuse, adattandosi all'occorrenza anche, femmine incluse, a fare i propri bisogni notturni, qualunque fossero, giù dalle finestre verso il sottostante giardino, con l’incredulità della bella Catterina, la prima genita, detta anche la Bronzsa Cuerta (brace coperta), perennemente alla ricerca del moroso perfetto...

Un attimo prima di prender sonno ci fu la buonanotte di Angelo, che, rassicurante, chiosò:

" ’notte, domani finalmente arrivano mobili ed utenze…, le torce elettriche sono ormai scariche, per stanotte usate il grosso cero trovato sopra quella vecchia cassa che è sotto…”.

Contro ogni regola della fisica, erano ormai le tre quando quel cero, anziché continuar a far luce, si spense di colpo.

Rimasti al buio i presenti, si divisero tra quelli che continuarono a dormire, e chi, ancora sveglio, si rigirava nel letto, facendo strane ipotesi su quel posto così isolato e disabitato da anni, come Catterina, che nel mentre guardava fuori silente.

BOOM! Un tuono li svegliò. Si guardarono per un attimo intorno, cercando di capire se era realtà o frutto della loro immaginazione, mentre Andrea guardò l’ora del cellulare, purtroppo senza campo, ma erano solo le quattro, e grazie alla sua luce si apprestarono preoccupati verso la porta interna, mentre continuavano i boati.

In un primo momento, pensarono che qualcuno fosse entrato in casa a loro insaputa, poi rimasero in silenzio sino a che dal sottostante salone partirono fortissimi stridii e riverberi che evocavano atmosfere inquiete e rumori da vecchio film horror, portando dentro la stanza tanta inquietudine, paura e malvagità.

Poi quei rumori si mischiarono gradualmente ad una Musica, sempre più forte ed angosciante, a cui Andrea diede subito un senso: tutto viene dallo stereo di sotto, ieri sera ho sentito "Bela Lugosi's Dead", primo singolo dei Bauhaus del 1979, si vede che quel CD ora inspiegabilmente ha ripreso a suonare..."

Mentre tutto proseguiva ancora, fuori nel sottostante giardino ecco una sagoma. È quella di uno indefinitamente pericoloso, che indossa strani abiti neri, in piedi di fronte alla luce della luna, con la schiena rivolta verso di loro.

Anche se tutto sembra reale, il loro sguardo va oltre la sua inconsistente figura. Immobilizzati dalla paura, respirano a fatica, quando lo stesso, lentamente, guarda poco a poco verso di loro.

I loro occhi strabuzzano quando si accorgono delle sue sembianze così poco umane, mentre quella visione si offusca e si dilegua, ritornando a giacere in quella vecchia cassa di legno, da cui Angelo la sera prima aveva recuperato quel cero.

Un suono li sveglia, è il cellulare di Andrea che vibra contro il pavimento. È mattina. La luce filtra attraverso la finestra, ed i tecnici per attivare le utenze sono rassicurantemente sotto casa ad aspettarli, mentre i Dè Noot finalmente scendono, per riappropriarsi delle loro cose, anche se ancora spaventati per quella notte.

Intanto Angelo si attarda per cercare Catterina, e quando non la trova pensa tranquillo "sarà sicuramente scesa a Gevona", mentre il Conte Vlad ritorna polvere per sempre, anche se non più solo come prima, libero finalmente da quel maleficio, scomparendo dalla sua vista...


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