Soft Machine – Third (1970)

“Canterbury College of Art”, Pedale (settimo mese del calendario patafisico) del 1966, Robert Wyatt, Daevid Allen, Kevin Ayers, Mike Ratledge, i fratelli Hopper, fondano la “macchina morbida” (Soft Machine).

Il 45 giri “Feelin Reelin Soveelin/Love Makes Sweet Music” è il manifesto della patafisica in musica, una gemma dalle forme bucoliche tardo-psichedeliche.

Nel migliore spirito patafisico il successivo “Box 25/4 lid” che portano i nostri ad aggiudicarsi una nomina al merito dal “Collegio della Patafisica” parigino: 48 secondi minimali senza fronzoli lessicali, un haiku musicale con l’orecchio rivolto a John Cage ed a Terry Riley.

E’ ormai evidente una tendenza all’opera transdisciplinare (in seguito maggiormente palesata nell’album “Third”) con un vero e proprio superamento dei confini tra generi artistici.

Le esibizioni sono caratterizzate dalla collaborazione di Mark Boyle, considerato il capostipite dei “light shows”, ed è con Boyle che nel 1967 i Soft Machine intrapresero una tournee in Francia con l’opera multimediale “Le desi attrapè par la queque” di Pablo Picasso sotto la direzione artistica del dadaista-surrealista Jean-Jacques Label.

Nel 1968 Kevin Ayers a tal proposito ebbe a dire: “sta nascendo o emergendo un nuovo genere di artista che proporrà un tipo di interpretazione radicalmente diversa. Anziché provare piacere di fronte ad uno spettacolo, le persone proveranno piacere con se stessi sotto la direzione del Nuovo Interprete. Il piacere non sarà più una fantasia rappresentata ma prenderà forma di una scoperta ed esperienza di sé, che – speriamo – determinerà la distruzione delle inibizioni che impediscono l’esperienza totale”.

Third, si diceva! Senza Daevid Allen e Kevin Ayers già per altri lidi, esce il 6 giugno del 1970 la Terza fatica.

Facelit (H. Hopper) è un tema fortemente influenzato dal minimalismo di T. Riley e dal Davis elettrico (In a silent day). Il basso di Hopper guida le improvvisazioni collettive in un atanor crimsoniano (In the Court…esce l’anno prima).

Slightly all the time (M. Ratledge) è un “viaggio inusuale” nel jazz modale con cortei di sax e tastiere.

Moon in June ( R. Wyatt) un mantra prichedelico e patafisico con la voce di Wyatt che fa pensare al mito di Er dove le Sirene emettono, ciascuna, una sola nota che unendosi alle altre formano l’Armonia. Il finale è concitato, tastiere agonizzanti, linee di basso fortemente ritmate e deliqui sonori.

Out-bloody-Rageous ( M. Ratledge) cellule melodiche si ripetono con variazioni a tema ( A Rainbow il Curved Air- T. Riley) per sfociare in un raga jazzistico di fiati e tastiere su un tappeto di basso che delinea la “strada” in un percorso circolare di continuo ritorno.

Musica e immagine formano, nei vari “happenings” di Third un flusso con interruzioni e esplosioni inattese suggerendo continuamente nuovi significati e relazioni. La dimensione visiva è parte integrante del messaggio musicale.

Alfred Jarry in “Gesta e opinioni del dott. Faustroll Patafisico” diceva che la patafisica “studierà le leggi che veggono le eccezioni e esplicherà l’universo supplementare a questo; o meno ambiziosamente descriverà un universo che si può vedere e che forse si deve vedere al posto tradizionale…”

  1. Facelift – 18:45 (Hugh Hopper)
  2. Slightly All the Time – 18:12 (Mike Ratledge)
  3. Moon in June – 19:08 (Robert Wyatt)
  4. Out-Bloody-Rageous – 19:10 (Mike Ratledge)

Mike Ratledge: Keyboards, Organ, Piano
Robert Wyatt: Drums, Vocals
Hugh Hopper: Bass
Elton Dean: Alto Saxophone, Saxello, Saxophone
Lyn Dobson: Flute, Horn, Soprano Saxophone
Nick Evans: Trombone
Jimmy Hastings: Bass Clarinet, Flute, Wind
Rab Spall: Violin


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