Un razzo per la Russia
21 agosto, si inizia a registrare.
C'è da arrivare al Media Sound, pieno centro città, nell'ora di punta il traffico è insostenibile e neppure spostarsi in metropolitana aiuta.
L'unica è fare una levataccia di prima mattina e mettersi in strada prima dell'alba, ma questo è l'ultimo dei problemi.
«Vanno sempre a letto presto e si svegliano di buon mattino». (Linda Stein)
Il peggio è andare tutti e quattro in macchina, la stessa macchina.
«Sono molto introversi. Stanno quasi sempre tutti zitti a guardare fuori dal finestrino, anche se di tanto in tanto c'è chi dice qualcosa». (Danny Fields)
Nello studio, in attesa, sempre loro, Ed Stasium e Tony Bongiovi.
Il Media Sound però è più grande del Soundragon.
«Gli spazi sono più ampi. Li sfruttiamo per i cori: utilizziamo maggiormente i cori, un sacco di “ooh” in più. È un'esperienza più ricercata e più sperimentale». (Ed Stasium)
Accade l'inverosimile.
«In Why Is It Always This Way Johnny suona la chitarra senza distorsione, un po' alla Steve Miller». (Ed Stasium)
Perfino gli assolo.
«Quello in Here Today, Gone Tomorrow è rivoluzionario quanto il primo assolo mai sentito, perché l'ascoltatore non se ne aspetta uno, è colto completamente di sorpresa». (Tom Carson)
Mancano solo gli upstroke, ma i fans non sono pronti a tanto.
E poi Tony Bongiovi, appena termina la sessione di registrazione, afferra i nastri e si precipita al Power Station per il missaggio.
«Usiamo la tromba delle scale a mo' di camera dell'eco». (Ed Stasium)
«Trasgrediamo tutte le regole dettate dalla scienza della registrazione, il mixer è messo a durissima prova». (Tony Bongiovi)
Va avanti così per 75 giorni, fin quando il mixer non alza bandiera bianca.
Però la missione è compiuta, il 4 novembre 1977 l'album è sugli scaffali dei negozi, è il primo disco pubblicato dalla Sire e distribuito in accordo con la Warner Bros: gli spazi sono invasi dai cartelloni che riproducono la copertina dell'album e la foto del gruppo a grandezza naturale.
La foto l'ha scattata Danny Fields e ricorda tanto quella scattata da Roberta Bayley per l'album di esordio: Roberta Bayley la rivedo sempre davanti agli occhi, colpita da una poltroncina divelta e lanciata verso il palco durante il concerto del 31 dicembre 1977 al Rainbow Theatre a Londra.
Ecco cosa succede ad accompagnarsi ai teppisti.
«Sono le persone più educate che potessi incontrare. Trovo buffo che ci siano persone a cui incutono paura: gente che mi chiede come faccia ad andare in tour con loro». (Linda Stein)
Qualcuno, quell'album, lo prende dallo scaffale, ne paga il prezzo per portarselo a casa, lo mette sul giradischi, ascolta e spara il suo giudizio, quale che sia.
«I Ramones dopo aver dimostrato fino a che punto si potesse sfrondare il rock'n'roll senza snaturarlo, ora esplorano la possibilità di reinserire in quella formula elementi che non alterino l'essenza della loro musica. Attenzione però: si tratta giusto di un po' di melodie e di linee vocali piuttosto scontate». (Robert Christgau)
«È l'album più riuscito dei Ramones e questo la dice lunga, perché mi arrischio a dire che nessuno dei nuovi gruppi pseudo rock merita di incidere più di un lp, e scommetto che, nel giro di due anni, la maggior parte sarà morta e sepolta; i Ramones invece hanno già fatto tre album validissimi e se non la smetto subito dovrò versare acqua ghiacciata sulla mia macchina da scrivere». (Billy Altman)
Per me, puramente e semplicemente, l'essenza autentica del rock'n'roll, come mai l'ho percepita.
E per chiudere la storia, ecco le parole di Johnny: «Non ci siamo giocati le nostre 14 composizioni migliori sul primo album, per poi ripresentarci con un secondo 33 giri meno riuscito: è quello che accade sempre alle band.
E non abbiamo apportato nessun cambiamento. Sembra sempre che un gruppo debba rinnovarsi, ma a parte i Beatles tutti gli altri complessi ogni volta sono peggiorati nel tentativo di provare nuove strade. Di solito le band che provano a cambiare non migliorano: anzi, succede il contrario perché perdono interesse per quello che fanno, oppure dimenticano il motivo per cui hanno iniziato. Diventano pretenziose. Noi abbiamo sempre cercato di stare attenti ai gusti dei fans, a cosa avrebbero potuto gradire o detestare. Non ascoltavamo chi ci stava intorno, perché dicevano un sacco di stronzate; affermavano che facevi cose fantastiche quando magari era tutto il contrario. Ho capito perché Elvis ha fatto tutte quelle cazzate, si è messo addosso tutti quei completi orribili e ha recitato in quei film idioti: avrebbe dovuto puntare i piedi e fregarsene della gente che gli leccava il culo».