Ero convinto di ballare, stavo solo saltellando...

“Raga, guardate che stasera si va a ballare”. E già il termine “ballare” è un parolone (ma ci arriviamo)… Il conteggio dei numeri per decidere quante macchine servono e l’orario di ritrovo; “Mi raccomando voi maschi indossate la camicia altrimenti ci rimbalzano”. Poi si arriva lì ed ecco l’interminabile fila per entrare… SE ti fanno entrare, perché superata la fila ti potranno fare scene perché non sei in lista, perché siete solo maschi (quasi come se negassero il fine delle discoteche, ovvero quello del rimorchio), perché avete la faccia da drogati o delinquenti (e magari non è colpa vostra ma semplicemente della vostra fisionomia naturale) o perché indossate collanine, orecchini e aggeggi vari o semplicemente non siete abbastanza fighi per il target del locale. Selezioni che probabilmente non sarebbero nemmeno legali in quanto la legge stabilisce esplicitamente che il titolare di un esercizio pubblico non può impedire l’accesso ad un servizio a chi ne corrisponde correttamente il prezzo (c’è ancora un dibattito fra giuristi per stabilire se la discoteca rientra in questa fattispecie). Quante serate andate a puttane per questo motivo, magari concluse in qualche fast food. La prima domanda che sorge è: di tutto questo sbatti iniziale… ne vale la pena? Vediamo…! Già diciamo che comunque si parte male; chi cazzo sarebbero loro per permettersi di non farti entrare e impedirti di divertirti? Gente pagata per far questo, ma siamo matti? Questi vogliono riservarsi il diritto di decidere chi deve divertirsi a proprio piacimento e chi no, senza accorgersene creano una sorta di razzismo mascherato, fanno passare per figo chi ha un determinato standard e per sfigato chi non ce l’ha; chi accetta di voler comunque entrare si rende in qualche modo inconsciamente complice, abbocca a quello standard arrivando a pensare che chi vada lì e si vesta in quel modo sia davvero figo, in qualche modo alimenta il fenomeno nonché contribuisce a rafforzare i luoghi comuni; si dovrebbe invece per principio boicottare il locale e levarsi tutti quanti dalla fila appena si comincia a rimbalzare qualcuno. Ma è solo l’inizio…

Qualsiasi sia la sala che frequenti la musica è sempre di merda e sempre uguale, tunz-tunz-tunz-tunz senza capo né coda, piatta e senza un senso logico, cosa ci trovino i giovani di artistico in un basso iperpompato che spacca l’impianto stereo e dove non c’è una sola melodia o un solo arrangiamento degno di nota mi è tuttora un mistero… forse proprio il fatto che spacca le casse (la famosa quanto odiosa canzone “Pompo nelle casse” non l’hanno mica fatta per caso) trasgredendo alla regola del rispettare i limiti di tollerabilità? In pratica già la “musica” da discoteca stessa (le virgolette sono d’obbligo, la musica è ben altra cosa) è la testimonianza di quanto i giovani siano attratti dalla nullità, dalla pochezza, una pochezza che li caratterizza anche a livello generale. Per una cassa che pompa tutto il tempo e qualche loop elettronico irrilevante credono di aver trovato l’oro, rimpiangono gli anni ’90 - che magari non hanno mai vissuto se non con il Tamagotchi o addirittura col pannolino - per la musica dance quando invece negli anni ’90 abbiamo avuto scene musicali ben più qualitative quali la rinascita progressiva e il progressive metal in tutte le sue forme, il post-rock, il rock alternativo, il funk-rock, il trip-hop, ecc. Poi però il metal per loro è “rumore”, sì certo, perché la loro è musica…

E come si passa la serata? Saltellando! Sì, non sarà mica “ballare” quello, non fatemi ridere vi prego, il ballo, la danza è una cosa seria ed organizzata, una disciplina, è saltellare quello che si fa per tutta la nottata, a volte individualmente a volte in gruppo, a volte con una delle ragazze con voi e ciò vi fa sembrare la notte più caliente anche se di fondo è decisamente anonima e fredda, anche d’estate; ma mi sa che nemmeno “saltellare” è il verbo giusto, dato che lo si fa soltanto per brevi tratti, solitamente soltanto durante i pomposi ritornelli, quello che forse si fa per gran parte della serata è essenzialmente “ondeggiare”, in maniera ripetitiva, spesso neanche con tanta voglia, con uno sguardo perso nel vuoto che senz’altro non mente, meglio non credere a chi a fine serata, magari nemmeno sobrio (e tranquilli che sto arrivando anche lì…), afferma “sì, mi sono divertito” o peggio scrive su Facebook “minchia che serata zioooo, devastoooo” (anche se questo si vedeva più diversi anni fa)! Al massimo ogni tanto si tenta di essere stilosi e fighi o di far credere che ci si sta divertendo facendo strani movimenti accentuati con le braccia o espressioni facciali a dir poco fastidiose alla vista; la domanda che mi sorge spontanea è: come cazzo si fa a non annoiarsi dopo 5 minuti passati a far finta di ballare? E come si fa a farlo per una notte intera, ahahah? Sarà che i giovani non avendo mai conosciuto realtà varie e ricche di sfaccettature si sono abituati fin da subito a cose tremendamente ripetitive e le considerano normali, persino divertenti! Personalmente io ho frequentato discoteche per anni e mi chiedo come facevo a resistere tutta la notte se mi annoiavo dopo 5 minuti; il bello è che io stesso credevo di divertirmi, l’inconscio mi suggeriva questo ma io in realtà sapevo che non mi stavo divertendo, quando ne parlo ora infatti affermo sempre che “non mi sono mai divertito”.

Ma neanche puoi tentare di ballare in maniera un po’ originale o coreografica perché ti guardano male. Eh sì cazzo, la gente là dentro è tutta uguale! L’originalità non è apprezzata in discoteca, anzi la discoteca (impersonata da chiunque vi ruota attorno) sembra proprio impegnarsi nel mantenersi stereotipata, deve essere il tempio degli stereotipi, senza di essi perderebbe utili, perché è un posto fatto apposta per essere un incontro fra stereotipi, accogliere gente stereotipata che vuole incontrare gente stereotipata per sentirsi a proprio agio, per andare sul sicuro, perché sa cosa aspettarsi e cosa può ottenere, dei non-stereotipi la gente ha paura, pensa che il diverso nasconda quasi qualcosa di maligno; altrimenti non rimbalzerebbero quelli che non sono vestiti secondo gli standard.

E per la serie “la noia ti porta a fare cazzate” ecco che la noia porta dritti al bancone del bar. Un drink, poi due, tre, pure quattro, per sentirsi inconsciamente più slanciati e convinti di divertirsi sul serio, o magari anche soltanto perché fa figo fotografarsi con il drink in mano, per non sembrare sfigati (ricordiamoci che siamo nel mondo dell’apparire più sfrenato e non puoi essere più di tanto te stesso), perché fa figo farsi vedere “spaccatiammerda” oppure per tentare approcci con ragazze che poi si riveleranno totalmente infruttuosi, quasi come se si ignorasse che una tipa potrebbe anche essere spaventata da un tizio in evidente stato di alterazione… Almeno non lamentatevi se poi nulla va a buon fine, vi siete dati la zappa sui piedi. E chissà quante volte avete dovuto letteralmente raccogliere col cucchiaino il vostro amico abituato a lasciarsi andare dovendolo trascinare fino a casa perché completamente incapace addirittura di premere il pulsante dell’ascensore… Il punto è uno: la verità è che senza accorgervene vi state annoiando, altrimenti non andreste ogni due per tre al bancone… e forse nemmeno avete dei veri interessi, altrimenti non andreste nemmeno in discoteca, preferireste il bowling, la sala giochi, la pista da pattinaggio o dei go-kart, il mazzo di carte… Cose che insomma stimolano l’impegno, la mente, la creatività e il cui esito si potrà poi ampiamente commentare e raccontare successivamente. Vuoi mettere commentare un partitone a scala 40 e il suo andamento o i tempi e le medie in una pista kart dove ognuno prova a far meglio e vuoi mettere raccontare agli amici che vi siete rotti il cazzo tutta la serata?!

E dato che è noto che ci andate per cuccare… ne vogliamo parlare dell’atteggiamento delle ragazze in discoteca? Semplice da descrivere, viaggiano in gruppetti, si mettono in cerchio e creano una barriera che mette fuori chiunque tenti di avvicinarsi a loro, se lo fai scappano impaurite manco fossi uno stupratore seriale, mai un dialogo (anche perché sinceramente la musicaccia a tutto volume non lo consente nemmeno), mai un sorriso né un’apertura verso il maschio… ah aspe’ forse una sì, quella delle gambe, del tutto illusoria; la domanda è: che cazzo vi vestite come delle zoccole per cercare di essere attraenti se poi fate di tutto per farli scappare? Non sareste più coerenti con il vostro scopo se vi vestiste come uno zampirone, eheheh? In pratica possiamo dire che quello che dovrebbe essere un luogo di conoscenza e incontro risulta essere invece un luogo di isolamento di gruppo, tutti ci vanno per ostentare la loro pseudo-voglia di divertirsi, per farla vedere agli altri ma gli altri devono stare lontani, devono osservare da lontano senza interferire, lì dentro si è in mezzo a tanta gente ma si è comunque soli.

Non entro nel merito invece delle risse che chissà quante volte vi sarà capitato di vedere, piuttosto passo direttamente a fine serata e dico: ma ci siamo divertiti davvero? Ne è valsa davvero la pena? Abbiamo speso quindici euro (se non di più in prevendita per eventi particolari) per ottenere cosa? Cosa ci porteremo dentro di questa serata? Nulla, rimane il vuoto più assoluto! Al massimo abbiamo guardato qualche culo e qualche tetta, roba che si può vedere gratuitamente d’estate nei centri commerciali.

Poi succede una cosa magica: una sera qualcuno ti porta ad una serata latina (o caraibica se vogliamo essere precisi). E scopri un mondo nuovo. Vedi la gente che balla con sentimento organizzata in innumerevoli coppie in maniera costruttiva e appassionatamente, intrecci di braccia, giri, passi ben studiati, figure tutte molto scenografiche, casquet, sguardi decisi e che dicono qualcosa, più il brivido sulla pelle provocato dallo stretto contatto fisico; sì perché lì le distanze si annullano e chi ci va sa che lì bisogna mettersi in gioco, confrontarsi con il partner, tutti si impegnano a creare un’armonia senza aver paura di sbagliare e di essere giudicati, tutti cercano di muoversi creando sequenze creative ed armoniose, ognuno vive la serata non come un semplice cristiano che si è andato a divertire a muzzo ma come vero e proprio protagonista di una piccola grande coreografia improvvisata ma mai banale, il divertimento consiste proprio nell’impegnarsi a creare qualcosa; coreografia che si compie e diventa poi globale e collettiva nella rueda cubana, dove ci si mette in cerchio e sulle note di una salsa si segue un “cantante” che annuncia delle figure (che ovviamente bisogna imparare e non tutti le conoscono tutte) che tutte le coppie devono eseguire, cosa che comporta anche il continuo scambio di coppie. Ma noti anche tante altre cose che ti fanno capire che hai buttato un sacco dei tuoi anni e dei tuoi sabati: niente selezione all’ingresso né coda, perché lì nessuno deve difendere il target e lo standard del locale o la moda del momento, i balli di coppia non passano mai di moda, entri vestito come cazzo vuoi (anche se c’è il rovescio della medaglia, ovvero che molti ragazzi non hanno l’abbigliamento elegante che un’arte come il ballo meriterebbe) e puoi essere sicuramente più te stesso; non si fanno le 5 o le 6 del mattino, perché chi ci va sa che anche quello del far mattino è uno stupido stereotipo frutto della becera ignoranza; non c’è tempo nemmeno per alcolizzarsi perché ognuno ha moooolto di meglio da fare; e non ci sono risse, pensa un po’ che cosa strana, mentre in discoteca si fa a botte per uno sguardo appena alla persona sbagliata qua invece si balla appiccicati perfino alle mogli e compagne altrui, magari venute lì proprio con il proprio compagno, ma non si creano mai gelosie! Poi quello che era irraggiungibile in discoteca diventa qui raggiungibile: lì guardavi la più figa del locale da lontano col cannocchiale, qui se tutto va bene ci balli addirittura una bachata sensualissima! Ma pure la musica è sicuramente migliore, vuoi mettere i tunz-tunz della disco con i chitarristi e i percussionisti della bachata o le orchestre di salsa? Mi portarono qualche anno fa al Milano Latin Festival di Assago per vedere la Maxima 79 e devo dire che mi sembrava più ovvio stare lì a vedere i musicisti che mettersi a ballare, cosa che invece non avrebbe senso con un volgare dj; c’è sempre una ripetitività ma è piuttosto ovvia, trattandosi di musica da ballo.

Sei appena stato folgorato sulla via di Damasco, sta di fatto che arriva settembre e decidi che vale la pena di spendere qualche centello per un corso di salsa e bachata. Una volta a settimana sei lì ad imparare passi, figure e combinazioni nuove, ti impegni sempre a diventare più bravo e creativo senza mai però metterti davvero in competizione con gli altri, niente rivalità, perché la gente che ci va è gente senz’altro superiore ai truzzetti di Corso Como e sa che si tratta di un qualcosa che serve a creare un’armonia, a legare, infatti nascono pure amicizie e soprattutto compagnie per serate, non vedi l’ora che arrivi il weekend per vivere quando sopra descritto, poi di parlarne con i tuoi stessi corsisti, magari speri pure che il fotografo ti abbia immortalato in una posa passionale ed artistica da dare in pasto ai social. Una passione, e la passione è un divertimento che non si esaurisce in un sabato sera, la porti dentro anche durante la settimana e la sviluppi, che cazzo vuoi invece sviluppare con la disco-mania? Ti sei così reso conto che la discoteca è semplicemente la danza degli ignoranti e per gli ignoranti, consiste essenzialmente nello scegliere la via più facile, è una scelta comoda, dà la possibilità anche al più impedito di sentirsi un ballerino, di sentirsi quello che non si è, perfino di potersi giustificare dicendo che non tutti hanno voglia di imparare a ballare, io sono tuttavia dell’idea che se si vuole fare una cosa bisogna farla seriamente o meglio lasciar stare, il rischio di risultare ridicoli è sempre dietro l’angolo e modestamente la gente della disco lo è, ridicola, proprio perché tenta di fare una cosa che non è capace di fare credendo di saperla fare. È come se io andassi su un triciclo e poi andassi in giro a dire di essere un motociclista.

Ora se qualche tuo vecchio amico non ancora interessato dalla conversione di San Paolo dice “andiamo a ballare” la tua espressione sarà all’incirca quella dell’Urlo di Munch e la tua risposta sarà senz’altro un bel dito medio. Questo è quello che ho vissuto io, ma credo chissà quanti altri, di sicuro è qualcosa che ti cambia la vita. L’unica supplica che faccio (potrebbe aggiungersi quella di iscrivervi tutti ad un corso di ballo di coppia), se proprio volete continuare con le disco, è quella di smetterla di dire che vi piace “ballare”, al massimo dite che vi piace “andare in disco”; è una questione di essere onesti e obiettivi, la gente che veramente è appassionata del mondo del ballo è stata fin da piccola su un parquet di una scuola, ha partecipato a corsi e stage, la vedi spesso nelle sale da ballo spesso in qualità di animatore e ha tenuto saggi, esibizioni e spesso perfino gare, magari girando l’Italia e talvolta pure l’estero, magari anche lavorando sodo per migliorarsi e probabilmente non ha mai visto di buon occhio la discoteca. Definirsi “amanti del ballo” potrebbe essere quasi una presa per il culo nei loro confronti, pensateci discotecari!


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