Algol's Funeral Party

Mi sembrava bello, per stemperare l’insulsa allegria natalizia, condividere qualche funerea riflessione di non secondaria importanza.
Non ditemi che non ci avete mai pensato.
La questione è, che musica mettereste il giorno del vostro imminente (apotropaica toccata) funerale ?
Quali note accompagneranno l’estremo saluto, parlando di voi ed al contempo creando quell’ atmosfera solenne e mistica, in grado di assecondare la tristezza (ma non troppa) degli astanti.
Significativo brandello della vostra anima che si libra per un'ultima volta, perché la musica è per definizione (la mia) il vestito dell’anima.
E allora, con quale vestito vorrete salutare le persone alle quali avete voluto bene?
Beh, io oramai lo so da un pezzo.
Agevolato dalle mie inclinazioni estetico musicali nella dimensione terrena, che hanno sempre esplorato scenari ultraterreni, sapevo che tutto ciò mi sarebbe tornato utile in qualche modo prima o poi.
Ma meglio poi.

E quindi ecco la Funeral Party Compilation – by Algol

Going To Your Funeral Part 1– Eeels
Vabeh, che ve lo dico a fare, mi raccomando a tutti quanti … non fatemi fare figure dimmerda che in vita sono state già abbastanza. Contriti ma senza sceneggiate, che non ho mai apprezzato le esibizioni intime, fuori i fazzoletti e tutti a dire quanto ero bello e bravo. E anche intelligente, dimenticavo.
Ripensate alle grevi cazzate che generosamente vi ho elargito in vita o mentre danzavo garrulo e indisponente sui campi da badminton.

I Giardini Pensili Hanno Fatto Il Loro Tempo – Paolo Conte
Invito chi non lo conoscesse a cogliere il testo, scintillante metafora del trapasso di un Nero già Blu.

Advent – Dead Can Dance
I morti ballano eccome, se vi avvicinate alla mia bara a questo punto forse sentirete un ultimo sciamanico sussulto.
E che “the light of hope shines in your eyes”.

State Of Non Return – Om
Ma forse stato di eterno ritorno, chi può dirlo, sperando al prossimo giro di non tornare in vita nelle accattivanti sembianze di uno xifosuro o di solifugo.

Hope Leaves – Opeth
Questa fa una malinconia pazzesca, non può mancare. Struggente.

Third Eye – Tool
Sarò pure morto ma a questo punto potrebbe anche essersi dischiuso il mio terzo occhio, e allora sì che mi farò crasse risate da lassù (giù?), mentre voi ancora vi dimenerete in terrene valli di lacrime, senza capirci ancora un cazzo. Uahhahah

Kyuss – Phototropic
Correndo ad abbracciare il Sole.

Screamin’ Eagle – The Desert Sessions
Niente più parole, rimane un’ascesa potente e leggera.
Come un’aquila.


Ci sarebbe molto altro, ma non è che posso sequestrarvi per un intera settimana.
Otto canzoni bastano, 8 come il segno dell’infinito rovesciato.

Infine darò il non arduo compito a mio figlio di tramandare qualche mia perla e prodezza passata.
Magari raccontando di quella volta che per poco non gli cagai addosso al museo navale di Amsterdam, non potendo lasciarlo fuori dai cessi ad aspettare (era ancora troppo piccolo) non trovai di meglio che posizionarlo a lato della tazza sopra la quale mi prodigai in peristaltica sospensione, proiettando un cilindro che per qualche rettale mistero cadde a un mm dal suo innocente piedino.
Bah, a volte la posta pneumatica è inaffidabile.
O di quando sono stato sollevato dalle sbarre di un passaggio a livello, o forse ancora di quella volta che collassai in aeroporto, rischiando di fare saltare le vacanze a tutti per aver ingollato un intero pacchetto di caramelle con dolcificante annaffiandole con un litro di coca light.
Per poco l’aria che istantaneamente invase il mio ventre non mi fece raggiungere Rodi in anticipo e senza bisogno del check-in.
Si potrebbe declamare la recensione del verme solitario o l’EmorrOde, opere a me particolarmente care.
Le possibilità di accomiatarci con un sorriso dovrebbero esserci.

Perché una risata ci seppellirà.

E voi come sarete vestiti?

Buone feste ciurmaglia!

Moriremo tutti.


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