Facciamo finta che sia una recensione

Questo - mi dicono - è un sito di recensioni. Di gente che sa di musica. Molto più di me. E allora questa è una recensione. La recensione di un EP (qualcuno, magari, se li ricorda gli EP). Però io credo che questa qui, questa cantante, non la sapete. Si chiama Arianne Caoili. Non sentitevi inadeguati. Non la so nemmeno io. Non come cantante, almeno. Però un EP l'ha fatto. Informazioni le trovate qui. Ma mica è per questo che scrivo un editoriale. Solo che per questo faccio finta che sia una recensione.

Ora - siccome di tempo ne abbiamo - (avrete mica da andare a lavorare domani?) mettiamoci un altro personaggio. Lui si chiama Levon. Aronian. Nato 1982. In Armenia (dove cazzo è l'Armenia? Più sopra o più sotto dell'Uzbekistan? A risiko c'era? Io mi ricordo solo la Kamchatka!). Lui è davvero strano. E simpatico. E difficile da definire. Di mestiere fa il Grande Maestro. Gioca a scacchi, non l'aveste capito. E' uno forte. Molto forte. Di lui dicono che è il miglior giocatore armeno dopo Tigran Petrosian. Eh... Non mi fate aprire parentesi...

Siccome questo è un editoriale, non una recensione, non qualcosa d'altro, evito di aprire una parentesi su Petrosjan (lo scrivo ogni volta diverso così i vari puristi sono felici). Vi dico solo di Levon. Levon è uno strano. A me - ogni volta che lo vedo - mi ricorda Gustav Mahler. Che non è che fosse il mio compagno di banco alle elementari (vi ricordate le scuole? Quella roba che c'era, una volta? I banchi? No, dai, ormai, se qualcosa c'è è online. Non funziona ed è online). Però io vedo Levon e penso a Mahler. A uno che nemmeno sa dove cazzo sia la terra dove è nato. Che si veste in un modo che definire particolare è dire poco. E poi gioca. Ora, io so che molti di voi pensano che gli scacchi sia una roba da cervelloni. Come dire, una roba scientifica, gioco questa mossa vedo che tra 23 mosse ti do matto. E allora cosa cavolo vuol dire che gioca a modo suo? Scacchi non è una roba che o giochi quella giusta oppure no?

No.

Proprio no. Levon gioca a scacchi come uno che nemmeno sa dove cazzo è nato. Ma non se ne fa un problema. Gioca che mica si sa dire se è tattico o strategico (come dire, traducendo, non riesci a dire se è di destra o di sinistra, se gli piace la birra o il vino, i bitli o i rolling stones). Se glielo chiedi non sa rispondere. Gioca, coi suoi pantaloni colorati, le camicie che difficilmente metteresti domani, e gioca come cazzo gli viene.

Levon è uno dei più forti giocatori al mondo, attualmente. Uno dei primi quattro o cinque. Poi - si sa - è tutto un po' a modo suo. Un po' strano. Meno quadrato di Magnus. Meno secchione di Caruana. Meno cattivo di Nakamura. Però - sai - siediti qua davanti, e vediamo cosa ci inventiamo.

Due anni fa Levon (e vi assicuro che c'era qualcuno a fare il tifo) vince un importante torneo. Uno dei più importanti. Davanti a Magnus, a Caruana, a Nakamura, a tanti altri. Vince e lo intervistano (in streaming, si vede tutto ormai). E dice dedico la mia vittoria ad Arianne. Che tra poco ci sposiamo. E io sono felice. Chiusa parentesi.

Arianne è una ragazza australiana. Di origine filippina. Nata nel 1986. Nel 2001 viene in Italia. A Bratto. Provincia di Bergamo. Uno di quei posti che oggi c'è da chiedersi quanti ne sono morti. Lei ha quindici anni. Gioca a scacchi. Viene lì, in quello che allora era il Festival di Sanremo degli scacchi in Italia. E lei - ha quindici anni - ha una cosa. E' bella. Proprio bella. Per cui fa innamorare tutti. Quella cosa lì puoi averne novanta di anni. Ma se ce l'hai ce l'hai per sempre. E lei ce l'ha. Mi dicono abbia pure fatto un EP. Così ho deciso che ne scrivo qui. Che mi dicono sia un sito di gente che sa di musica. Che si scrivono le recensioni. L'EP, se ne avete voglia, ve lo cercate, lo ascoltate, lo recensite.

Arianna e Levon si sposano. Lui ha un vestito che è meglio dimenticarselo. Però mica gli sta male. Lei è bella. E basta. Vivono in Armenia. Ci sarà - in Armenia - il corona virus? Credo di no. Dove cazzo sta l'Armenia? Vicina alla Kamchatka?

Boh, sta di fatto che lei, Arianne, che ha fatto un EP, che WIM (è un titolo, a scacchi), che ha fatto innamorare ogni persona che l'ha conosciuta, e più di tutti uno strano che si chiama Levon e che l'ha sposata, lei ieri decide di prendere una macchina. E si schianta. Su quella macchina. Da sola. In Armenia. Senza pensare al coronavirus.

Fate finta che sia una recensione, questa. Sarà per quel suo EP, il link lo trovate in alto. Ma io, per questi due - anche in questi giorni - faccio il tifo.


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