Minuetto e tre canzoni-sorelle

Talvolta non si può resistere al piacere di costruirsi penitenze pur di percepire scorrere nelle proprie vene quella dolorosa esaltazione che può provocare, in chi celasse dentro sé certe corde, il godere dell'essere usati. C'è una galvanizzante perversione nel rendersi schiavi di colui che eleggiamo ad idolo; c'è una eccitazione inebriante nell'implorazione lanciata da decriptati gemiti che sottolineano l'esultazione della carne e la prostrazione della mente.

La canzone è uno dei mezzi di lenizione dei propri moti interiori.

Per la situazione sopra descritta, uno dei brani in cui potersi immedesimare è Minuetto:

"È un'incognita ogni sera mia, Un'attesa pari a un'agonia,molte volte vorrei dirti no, ma poi ti vedo e tanta forza non c'è l'ho"...

Il malandrino-idolo, descritto in Minuetto è probabilmente il più famoso, ma ci sono almeno altri tre brani degni di nota, aventi il medesimo argomento; canzoni-sorelle da riscoprire.

Raffaella Carrà: Io la colpa non ce l'ho

"Ti credi più che fantastico,
E con una marcia in più,
La tua libertà è grande più di te,
Non so come farò a ribellarmi a te.

Per giunta ti senti un'aquila,
Che vola sempre più in là,
E io sempre qui, nellincredulità,
Sapendo che con te non cè continuità.

Io la colpa non ce lho,
Se mi sono innamorata così,
La mia mente dice no,
Ma il mio corpo grida un sì!

No, no, no, no,
Io la colpa non ce lho,
No, no, no, no,
Io la colpa non ce lho."

Il testo sembra una lunga circonlocuzione dei primi quattro versi di Minuetto, mentre, per una certa stucchevolezza nella voce di Raffaella e per l'arrangiamento, molto dolce, si respira un'aria più romantica.

Milva: Domenica, domenica

"Stai con me il tempo che ci vuolea af un po' l'amore e poi subito via,cravatta ancora in mano,le scarpe da allacciare,col tuo sorriso idiota,un bacio tra le dita, mi dici:

"Ci vediamo domenica"Domenica...questa è la mia domenicaè il pomeriggio in cui tu disfi il letto e vai lasciando indietro me

che guardo quel soffitto che non è un cielo azzurro, ma una parete in testa che incombe su di me"

Tra i brani in oggetto è quello dall'aria maggiormente plumbea.

Una chitarra, molti violini e la voce, profonda e drammatica in primo piano. Solo in coda si aggiungono le note di un pianoforte, ma mantenendosi sommesso, al pari degli altri strumenti musicali.

L'apice è raggiunto quando Milva canta:

"Ma...che bisogno c'è, di scappare via così,

come se questa casa non fosse roba tua

Ma il posto di lavoro,

Cartello da timbrare,

Catena di montaggio

O che accidenti è!?"

Loretta Goggi: Solito amore

"Giorno d'Amore,

Solito lunedì,

Appuntamento lì da te, solito Amore..."

L'incipit dimostra una arresa consapevolezza dell'effimera natura del rapporto. Quest'ultimo viene consumato con quella regolarità da ordinaria mansione che Milva denunciava nel brano sopra analizzato.

Il resto del testo, invece, è una vera dichiarazione d'Amore.

"Non m'importerebbe niente

se non fosse che avrei voglia

di lasciarmi andare e andare,
non riuscire a ragionare
con la voglia che ho di te.

Giuro, non lo toccherò
quel disordine che c'è,
sai che non mi arrenderò
fino in fondo insieme a te.

Solo lasciami sfogare,
poi me la vedrò con me.

Giuro, non mi perderò
nelle colpe che ti dai,
ma con te dividerò
un rimorso se ce l'hai.

Per chi bussa nel tuo cuore
senza il minimo rumore,
per l'anonimo dolore
di chi non si arrende mai."

In quest'ultimo brano, non ci ritroviamo innanzi a semplici languori frustrati.

Troviamo, qui, una donna pronta a sostenere il peso dei disordini emotivi del proprio amante. Ce la farà a parlare o continuerà il gioco in silenzio?

E voi conoscete altri brani affini?


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