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Vorrei farvi una domanda molto semplice:
Che senso ha recensire un disco di 20, 30 o 40 anni fa, anche se ancora attualissimo, un capolavoro, seminale e bla bla bla? Mi permetto di farvi questa domanda perchè ho un dubbio. In quanti leggeranno lo scritto senza conoscere l'opera o senza conoscere minimamente il personaggio? Quindi quale valore si aggiunge?

Sul Deba ad oggi ci sono 26 recensioni di The Dark Side… Chi le ha lette tutte? David Gilmour ne è al corrente?

Certo, la 40ena cambia le percezioni rende più fluide le giornate, probabilmente mi faccio domande assurde, ma recensire Sam Cooke dopo 57 anni che senso ha? Chi legge non conosce già Sam? Cosa apprende di nuovo? Allora perché scrivere di dischi “vecchi”?

Io personalmente una risposta ce l’ho. Non è ego personale (almeno nel mio caso) è che rimpiangiamo tutti il passato, rimpiangiamo i negozi di dischi, rimpiangiamo lo scricchiolio del vinile, le copertine formato leggibile, l’apertura dell’LP sfregandolo rapidamente sui jeans, l’odore di plastica e cartone, la cura nella pulizia, le note con l’elenco dei musicisti…

Hey, hai visto, alle keyboards c’è … che ha suonato anche con …

Ed i testi? Quante volte con le cuffie, biro e foglio a risentire la frase incomprensibile per tradurla? I REM poi erano pazzeschi, Stipe farfuglia(va)… Solitamente finivo per graffiare il solco con la disastrosa caduta della puntina. Tok, tok, tok…Oggi quel mondo, quelle abitudini non esitono più e le rimpiangiamo, non perché eravamo giovani ed arzilli, semplicemente perché c’è stato un cambiamento ed esso è difficile da accettare. Ma il cambiamento maggiore c’è stato nella musica, ogni anno uscivano almeno 8/10 capolavori che rivoluzionavano il rock. Oggi? Qual è l’ultimo cd che avete comprato, ma soprattutto, di che anno è?

In ultimo, ma quanti punti interrogativi ci sono qui? (15)


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