Diamanti.
E’ tardi.
Il manto stradale in questo punto non deve essere stato rifatto di recente, perché sulla pelle del viso riesco a sentire i sassolini con cui preparano l’amalgama bituminoso; li distinguo uno dall’altro. Un manto nuovo sarebbe più uniforme. Anche ad Ale piacciono gli oggetti lisci, regolari. E’ sempre stato un po’ maniacale, in queste cose. Come suo padre, del resto.
Cristo! E’ tardissimo!
La pioggia battente non mi dà fastidio, ma dovrò ricordarmi di portare in lavanderia i vestiti. Tutte le macchie che ci troverò sopra non sarebbero di sicuro alla mia portata. Ho fatto danni col bucato in situazioni molto meno estreme. L’odore di gasolio, invece, è insopportabile. Ti resta appiccicato alle mani quando fai il pieno e non ti si leva dal naso per ore. Almeno, a me succede così. E’ per questo che non sopporto i distributori fai-da-te. Se posso, piuttosto aspetto di trovarne uno con il servizio vecchia maniera, col gestore che, magari dà pure una ripulita al parabrezza – mi avrebbe dato, visto che è ridotto in centinaia di minuscoli frammenti. Qualcuno lo intravedo anche da qui. Piccolissimi diamanti investiti da gocce di pioggia. Diamanti liquidi su diamanti solidi.
E’ tardi.
Anche i diamanti mi sono sempre piaciuti. Non tanto per il loro valore commerciale, ma per la loro natura: limpidi, duri e puri. Preziosi come gli istanti. Spesso, il simbolo di qualcosa che alla natura umana forse non apparterrà mai. Di sicuro, non alla mia; anche se, da sempre mi piace pensare di sì.
Tossisco.
Ecco, così imparo a pensare alle cazzate. Ti vanno di traverso anche quando le rimugini soltanto. Sapore di ferro in bocca. Devo fumare meno o diventerò uno di quei vecchi tisici, con i denti gialli e la pelle rugosa. Altro che fascino di un volto vissuto. Incartapecorito piuttosto.
Cazzo, è veramente tardi!
Eppure, ce la metto sempre tutta per farmi bastare le stramaledette ventiquattro ore. Mendicanti di Spagna, così si chiamava. Da quando l’ho letto, mi torna in mente almeno una volta al giorno, o forse, ce l’ho costantemente nella testa. Chissà se un giorno davvero esisteranno gli insonni, e se davvero, con tutto quel tempo in più a disposizione, la loro esistenza sarà migliore? A me eliminerebbe più di un problema. Non che dedichi al sonno molte ore, cinque, quando va bene sei; ma, vuoi mettere?
Tardi, tardi, tardi….
Ha smesso di piovere. Mi sembra. Non sento più i diamantini liquidi abbattersi sulla guancia per frantumarsi in altre piccolissime gemme. Come in alcune foto che ho scattato ai bambini mentre si divertivano a saltare nelle pozzanghere con i loro stivaletti di gomma gialli. Non sono mai stato un gran fotografo, come la loro mamma; ma con quelle meraviglie di macchine digitali, anche uno negato come me, riesce, certe volte, a intrappolare qualche istante unico.
È tardi.
Comincio anche a sentire un po’ il freddo. Il caldo lo sopporto, il freddo non lo reggo; per questo preferisco il mare alla montagna. Come se al mare non facesse mai freddo. Comunque, le ferie estive al mare e poche balle! Mi accontento di vederla in inverno la montagna, per andare a ciaspolare. Il mare è meglio, anche d’inverno. Mi piacerebbe andare a viverci. Non in un posto troppo turistico.
È tardissimo.
Ora fa davvero freddo. Quest’anno il caldo torrido non è ancora arrivato. Quando ero bambino nevicava ogni anno, in inverno. Dell’arrivo della Primavera te ne accorgevi. Dalle giornate sempre più miti, dai profumi. Dalle gonne corte delle ragazze sui motorini. L’estate durava i mesi che si supponeva dovesse durare. Adesso nevica a luglio, anche se solo in montagna. Io la Primavera non la sento più da un pezzo. Sarà che non posso più usare la moto. Dover usare soltanto l’auto ti costringe a dimenticare queste sensazioni. Chiuso nell’abitacolo tecnologico, clima, navigatore e sistema dolby-surround. Addio vento in faccia e sentore di erba tagliata.
E’ sempre più tardi.
Ero sicuro di sentirla, fino a un attimo fa. Il cd era la colonna sonora di Vanilla Sky. O forse era Fino alla fine del mondo? Ho sempre associato Musica e Cinema a un qualche evento, a qualche periodo preciso della mia vita. Forse lo fanno tutti. Ascolti un brano e ti si materializza nella mente un volto, un profumo, una situazione, un luogo. Meglio ancora quando è solo una sensazione. Talmente vivida e reale che ti si accappona la pelle. Peccato duri un attimo, svanisca e non vale mettersi d’impegno per farla tornare. Non funziona. Speri solo che ti ricapiti.
Cazzo se è tardi!
Non è servito partire prestissimo. Il traffico era già intenso alla sette e mezza della mattina. C'è poco da correre se in corsia di sorpasso ti si piazza davanti uno a centotrenta e non si schioda nemmeno se ti avvicini tanto da baciargli il paraurti posteriore. Abbaglianti, clacson e freccia sinistra in funzione. Niente. Sono già al limite della velocità, quindi, fottiti, sembra dirti. Non gliene frega un cazzo che tu stia correndo un po’ troppo per raggiungere i tuoi bambini, insieme ai quali trascorri troppo poco tempo. Non pensa minimamente di rientrare nella corsia centrale il tempo necessario per lasciarti passare. Gli interessa unicamente far valere il proprio fottuto diritto di viaggiare al limite della velocità consentita e farti perdere altro preziosissimo tempo. Si vede che lui ne ha da buttare. Perché se lo avesse impiegato meglio, probabilmente guiderebbe un’auto in migliori condizioni. Invece, all’improvviso gli pneumatici hanno cominciato a emettere fumo. Non ha frenato. Almeno, le luci degli stop non si sono accese. L’auto si è inchiodata in corsia di sorpasso, semplicemente.
E’ tardi, tardi, tardi.
Una volta a uno dei ragazzi della compagnia è successa la stessa cosa in moto. Aveva grippato. La ruota posteriore si è bloccata e lui è volato nella risaia. Grande spavento, pochi danni. Gli avevo detto un mucchio di volte che troppi spinelli avrebbero finito per rincoglionirlo. Non che fosse completamente rincoglionito, solo quel tanto che basta per dimenticarsi di rabboccare l’olio motore. Olio bruciato. Ecco che odore è. Insieme a quello di gasolio e gomma bruciata. Mi verrà il mal di testa. Ennesimo Aulin. Ormai ne ingerisco una scatola al mese. Quante bustine sono? Troppe. Di sicuro troppe. Mi sfasceranno lo stomaco e il fegato.
Quanto è tardi?
Non fa più freddo. Che cazzo di tempo! Poco fa si gelava. Non sento più neanche quello schifoso mix di olio-gasolio-gomma bruciata. Ad essere sinceri, non sento più niente. So solo che è tardi. Davvero troppo tardi.
Ormai.