Cronache di un concerto: Giovanna, omaggio a Milva

É una sera di agosto; una sera non oppressa da aria greve, ma l'atmosfera è pronta a riscaldarsi. Giovanna canta Milva. Lo fa senza divismo e senza ieraticità; lo fa con umiltà e con affetto.

"Gli artisti non si appartengo; appartengono al sorriso di un amico, all'Amore del loro pubblico",

riflette, nel corso dell'omaggio alla sua amica Pantera. Eppure, da questo intimo senso di non appartenenza, Giovanna riesce a far vibrare una atmosfera di serena convivialità; ad abbracciare il suo pubblico con intenzioni familiari.

Dalla sua voce scaturisce un incalcolabile slancio di gioia che, dalla pienezza del suo canto, si irradia e si deposita nel fondo delle anime dei suoi ascoltatori. Dai motivi anni '60, ai canti delle libertà, passando per Brecht e sino ad Alexanderplatz, ogni canzone, elevata dal sincero omaggio di Giovanna, trova un fuoco tutto suo, ed arde e riscalda.

Microfono alla mano, e sorrisi alle labbra, Giovanna sa regredire con il pensiero alla stato primigeneo delle melodie dalla lunga vita e sa fasciarle, con la sua voce, di nuove, ma rispettose, vesti. La sua scienza lancia fiati materni capaci di risollevare lo spirito. Sa schiudere mondi, Giovanna; dal suo petto rigonfio di passione, scaturisce l'Amore e, con gentilezza, ci accompagna, per mano, a traversare con giubilo le ore di una gradevole serata.

"Giovanna, omaggio a Milva", non é solo il tributo di una artista ad un'altra artista, é una lezione di "pragmatica della memoria" che insegna come l'omaggio non debba dare piacere dal mero soddisfacimento del fare ciò che si fa, ma, debba, invece, essere un saggio confrontarsi di un sapiente con un altro sapiente, gettando messaggi di universale comunione.

Allora voglio dire Grazie:

Grazie Giovanna, per la tua bravura per la tua grazia, per la tua eleganza e, soprattutto, per i tuoi sorrisi colmi di sincero affetto...

Perché Giovanna é una di quelle persone a cui viene naturale chiedere un abbraccio.


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