Embolo, l'ottavo nano.
È bambagia, forse nuvola, no, più solida, ma morbidissima, diciamo panna, panna e assenza, indifferenza... e dormo, dormo bene, senza peso... Poi grida, mi chiamano, applausi... no, non applausi, qualcuno batte le mani, e chiama... no, MI chiama... Chiama il mio nome, ad alta voce, mi ingiunge di svegliarmi, in modo deciso, ma è più un invito che un comando... Mi girano le palle, nella panna si sta bene, se apro gli occhi cosa trovo, che ne so... Niente da fare, vogliono che mi svegli e mi sveglio, allora... Vedo chi mi sta chiamando e batte le mani per svegliarmi e di botto la capisco tutta, la faccenda. Mi ero addormentato in casa, di botto, il cuore a mille, non respiravo più, moglie e figlia che piangono a dirotto e mi risveglio in un reparto ospedaliero che conosco, per lavoro, ed ora sto dall'altra parte della barricata. È la Rianimazione, perdio, e allora me ne è successa una grossa, sta' a vedere, e difatti me lo spiega un medico. Mi dice che dormo da trentasei ore, che ho avuto tre arresti cardiaci dopo un'embolia polmonare, che devo la vita al medico del 118 che mi ha ripreso tre volte per i capelli e mi ha trombolizzato in casa, sul pavimento della sala, un bel fegataccio. Così vado avanti per ventitré giorni in una girandola di siringhe, pillole, flebo, visite e consulenze, e poi padelle e pappagalli, e poi le sigle per acronimi, tac, rmn, pic, ecd, abg, fr, ica, iot, fkt... Dormo poco e mangio meno, il sonno è continuamente costellato di ricordi l'infanzia, la scuola, mio padre e mia madre, la naja, l'amore, mia moglie e mia figlia, il lavoro... Poi, dopo due settimane filate di letto totale mi fanno alzare, ma non ho più polpacci né cosce, mi sento un ottantenne , ma ogni giorno miglioro, cammino come un invasato per i corridoi del reparto, poi mi dimettono e torno a casa, mi passa finalmente il mal di testa che mi durava dal primo giorno e riesco a leggere un po', riprendo il cellulare e rispondo piano piano a chi mi aveva contattato per avere notizie e, perdio, scopro preoccupazione e dispiacere in persone che non sentivo da tempo, alcune da anni, e mi vergogno un po' al pensiero di non sapere nulla dello stato di salute di colui che si documenta con me delle mie vicissitudini .
Poi c'è il Deb, caspita se c'è.
Ma non era morto?
Beh, insomma, mentre ancora non riesco ad ascoltare musica, mentre cammino come un invasato sul lungomare o mentre rinforzo i polpacci, mi trovo a sorridere dei commenti e della vita su Debaser, di chi si sfotte, di chi s'incazza, di chi mostra con piacere, o anche evidente orgoglio, la scimmia che regge sulla spalla, facendo sfoggio di sindromi maniacali che rimpinguerebbero le sostanze di fior di specialisti psichiatri e simili. E la scimmia, si sa, è dispettosa e spesso mostra il culo agli astanti.
E passo così ai ringraziamenti, anche qui non sapevo di poter contare sulla solidarietà di tanta, davvero tanta gente che, mi siete tutti testimoni, mai ho incontrato e forse mai incontrerò, visto che ho deciso di non fare più tanti progetti, dopo che ho provato la certezza dell'inutiliità dei suddetti... il mio grazie però va alle decine di debaseriani che, nella mia incredulità, hanno messo nero su bianco la loro solidarietà, scrivendomi nell'area messaggi, per me, un tale di cui si è saputo che stava male, ed in particolare ad alcuni che periodicamente mi scrivono informandosi sui progressi che faccio e si consumano in auguri. Ora sarebbe indelicato fare nomi, ma chi l'ha fatto lo sa, e di altri so per certo che la loro naturale ritrosia ha impedito loro di disturbarmi, si son passati le notizie l'un l'altro, e l'altro me l'ha detto.
Grazie davvero, a tutti, davvero.
Debaser non sta morendo, ve lo giuro sulle vostre teste.