La frantumazione dell’uomo del XXI secolo nella giungla algoritmica. Considerazioni a partire dal fake debaseriota

Debaser ha sicuramente degli aspetti positivi, e questo vale per la maggior parte dei social network. Per le persone con bassa autostima e difficoltà a socializzare, scarsa soddisfazione di vita e scarso senso di auto-efficacia, Debaser rappresenta ad esempio un’opportunità per entrare facilmente in contatto con persone che diversamente non avrebbero mai approcciato. Ciò sicuramente può favorire il benessere psicologico dell’individuo, dal momento che il supporto sociale rappresenta un potente antidoto contro vari problemi di tipo psicologico.
c’è però un ulteriore aspetto legato all’uso di Debaser. Le persone con scarsa autostima possono infatti sfruttare il social network per fornire un’immagine falsa di se stessi.
Non si tratta di un fenomeno nuovo. Il concetto di falso sé è stato studiato in psicologia a partire dalla fine degli anni ’50 da autori come Rogers e Winnicott. In realtà tutti noi abbiamo un falso sé, ovvero una maschera sociale che ci permette di entrare in relazione col mondo in maniera adattiva, flessibile e funzionale. Normalmente questo falso sé rappresenta però una parte minima della propria personalità, la quale è dominata dal vero sé, cioè dai bisogni genuini e reali.
Quando però il divario tra la propria vera identità e il proprio sé ideale è avvertito come eccessivo, la persona può iniziare a strutturare un falso sé ipertrofico, ovvero una struttura psicologica non genuina la cui funzione è quella di proteggere e nascondere il proprio vero sé e ridurre i profondi vissuti di vergogna esperiti dal soggetto.
Per Winnicott, in questi casi sarà il falso sé a crescere ed estendersi sempre di più, mentre il vero sé resterà immaturo e poco sviluppato. Questo enorme divario tra il vero e il falso sé è un fenomeno molto comune nella società contemporanea e può portare a problematiche psicologiche e vulnerabilità che talvolta possono sfociare in veri e propri disturbi.

I disturbi della personalità sono modelli disadattivi di pensiero, e comportamento a lungo termine che differiscono significativamente da ciò che ci si aspetta, cioè si discostano dalle norme e dalle aspettative sociali del proprio ambiene di riferimento.

Se non diagnosticati e adeguatamente trattati causano problemi interpersonali, inadeguate capacità di cpoinge sofferenza per tutto l’arco di vita, dal momento che la struttura della personalità si sviluppa precocemente tende a rimanere stabile nel tempo. Spesso il comportamento è egosintonico, cioè è coerente e funzionale rispetto all’immagine di sé, e quindi è percepito come appropriato, questo contribuisce alla rigidità e pervasività in più aree di vita.

In generale, i disturbi di personalità sono diagnosticati nel 40-60% dei pazienti psichiatrici, rendendoli i più frequenti nelle diagnosi psichiatriche. I disturbi di personalità sono generalmente riconoscibili nell’adolescenza, l’inizio dell’età adulta o talvolta anche dell’infanzia.

I disturbi della personalità influenzano almeno due di queste aree:

  • il modo di pensare a se stessi e agli altri
  • il modo di rispondere emotivamente
  • il modo di relazionarsi con altre persone
  • il modo di controllare il proprio comportamento


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